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Quando si parla di S. Agata è come se il tempo si fosse fermato, tanto è vivo il ricordo di questa giovinetta, non ancora quindicenne, che seppe, con grandissimo coraggio, contrastare e ribattere l’allora governatore di Catania, Quinziano.
Anche quest’anno il 5 febbraio si celebra la tanto attesa festa con il tradizionale programma che vede il fercolo con la “Santuzza”, preceduto dai tradizionali cerei, attraversare le vie principali della città, salutato dal calore, dalla devozione, dall’attaccamento dei catanesi che seguono “Sant’Aituzza”, giorno e notte.

Il legame che Catania ha con la sua Patrona è un legame indescrivibile. Fatto non solo di impegno civile e religioso ma anche e soprattutto di devozione. La devozione, il rispetto, l’amore per Agata sono tali che è come se essa fosse sempre viva e presente tra i catanesi. E la città sta già assaporando la festa vedendo sfilare per le vie le candelore con la classica “annacata”, una specie di danza effettuata dai devoti che, a spalla, trasportano il cereo, accompagnata da canti e suoni di allegre marce.

Il culto di S. Agata è antichissimo per i catanesi che la adottarono come patrona e non hanno mai voluto cedere a nessun’altra città il vanto di averle dato i natali.
In contemporanea all’aspetto folcloristico per i devoti della Santa si tratta di giorni di riflessione, di preghiera. Molti devoti, i cosiddetti “cittadini”, intendono il loro rapporto con la Santa in un modo particolare, attendono soddisfazioni immediate e magiche alle loro richieste, altri si limitano solo a guardare la Santa: entrano in chiesa o si avvicinano al “fercolo”, la salutano e se ne vanno.

Sant'Agata tra la folla (Foto Alberto Correnti)

Sant’Agata tra la folla (Foto Alberto Correnti)

La religiosità popolare ha indubbiamente dei limiti, infatti se in molti è vera, cosciente adesione alla verità rivelata, un sincero ossequio alla Santa, in altri purtroppo è sentimento e tradizione, orientata verso la ricerca di sicurezze materiali.
Quel che è certo, comunque, che la presenza dei catanesi alla festa, alla celebrazione, lascia un qualcosa, un richiamo, una esigenza di affiancarsi a Dio che viene a galla proprio in tali momenti della vita. La festa di S. Agata, con il colore e le sue tradizioni, è l’immagine della città, della fierezza e della forza del cittadino catanese. Molto attesa, per la sua forza, per la devozione e l’impegno dei devoti, è la caratteristica ed emozionante corsa in salita della via di S. Giuliano che si svolge proprio prima della conclusione della festa. Da ricordare la tradizione dei “cittadini”, devoti della Santa che, vestiti con un saio bianco stretto in vita da un cordone nero, cappellino nero in testa (i caratteristici saccu e scuzzitta), allietano la festa sventolando un fazzoletto al grido di “Cittadini, devoti tutti, viva S. Agata”.

Agata martire, è stata e continua a rimanere esempio da seguire per i catanesi per sconfiggere tutti i mali, le sofferenze che affliggono il popolo catanese a lei devoto. E chi viene a Catania in questi giorni rimane folgorato, impressionato, dalla festa della Patrona, da quel cordone di 4 – 5 mila persone che tirano il fercolo senza nessuna chiamata o da chi per due giorni e due notti sopporta il peso delle candelore sulle spalle.

Una devozione indissolubile, in quanto Agata corrisponde a Catania e Catania ad Agata, un binomio inscindibile. Il catanese, infatti, si sente forte perché devoto di Sant’Agata.

Sant'Agata tra i devoti in via Umberto il 4 Febbraio

Sant’Agata tra i devoti in via Umberto il 4 Febbraio

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