Era partita con i migliori propositi la nuova spedizione invernale di Daniele Nardi al Nanga Parbat. Il team guidato dall’italiano ha tentato l’impresa alpinistica dal versante Diamir seguendo la via Kinshofer, la “normale” del Nanga Parbat, già salita da Nardi nel 2008 quando conquistò l’ottomila senza ossigeno. Lo scorso inverno l’alpinista laziale aveva invece tentato dallo Sperone Mummery, provando senza fortuna ad aprire una via nuova e  fermandosi a 6400 metri di quota. Anche questo tentativo si è rivelato irto di difficoltà, ecco la cronistoria della spedizione con una conclusione amara che ha costretto il team a dover rinunciare.

Daniele Nardi

Conoscere la via dà dei vantaggi che fanno la differenza d’inverno –ha spiegato Nardi, nella foto – significa sapere già dove allestire i campi alti, conoscere dislivelli, difficoltà, tempistiche, e quindi potersi concentrare su un buon piano di salita. Quest’anno è Alex il leader della spedizione per una decisione condivisa e insieme abbiamo deciso di tornare sulla Kinshofer, su cui abbiamo avuto un buon risultato l’anno scorso”.

Il Team

Compagni di Nardi sono Alex Txikon e Ali Sadpara, mentre hanno rinunciato Janusz Golab e Ferran Latorre. La loro sarà una spedizione classica e farà uso di corde fisse. Questo vorrà dire che nella fase iniziale gli alpinisti saliranno più volte sulla montagna per allestire i campi alti, portare i materiali e attrezzare la via. Una fatica in più rispetto a uno stile leggero e alpino, ma che garantirà al team migliori condizioni in termini di sicurezza, soprattutto in caso di difficoltà.

Le corde fisse sono come un Filo d’Arianna che permette agli alpinisti un rientro al campo base veloce il che è fondamentale in caso di situazioni critiche, come può essere un malore o l’arrivo di una bufera improvvisa. La Kinshofer segue una linea molto esposta e nel tratto tra i 6000 e i 7000 metri di fatto è tutta una lastra di ghiaccio, perché i forti venti raramente permettono alla neve di depositarsi al suolo. Il superamento di questo tratto in stile alpino non è affatto semplice e richiederebbe almeno il posizionamento delle soste per poter scendere in corda doppia. Da qui la decisione del gruppo di seguire uno stile di salita classico”.

“Quest’inverno non saremo i soli a tentare la prima scalata invernale – ha ricordato Nardi – È importante ai fini della sicurezza dichiarare i nostri programmi per evitare situazioni improvvisate. L’inverno su un ottomila è duro ed è bello poterlo condividere”.

Gli Aggiornamenti attraverso il diario della spedizione

Chilas, Pakistan, 13 gennaio 2016 – Daniele Nardi, Alex Txikon, Ali Sadpara, Adam Bielecki e Jacek Tcech hanno deciso di collaborare per attrezzare con le corde fisse la viaKinshofer. L’accordo tra i due team è stato preso visto che entrambi vogliono salire dalla stessa via, e visto che i due polacchi hanno abbandonato l’idea di tentare la salita in stile alpino. Ieri Nardi e Bielecki si trovavano a 5800 metri sotto le Rocce Kinshofer quando Bielecki è caduto in parete, facendo un volo di 80 metri. Per via dell’incidente i due sono ridiscesi al campo base.

Nei giorni scorsi Nardi, Txikon e Sadpara avevano portato il materiale necessario sulla montagna. Lunedì mattina Nardi, Bielecki e Tcech sono saliti a campo 1, con l’idea di recuperare quanto lasciato da Txikon e Sadpara al campo deposito di 5700 metri e continuare ad attrezzare la via fino al campo 2. Dovevano quindi fissare le corde fino alle Rocce Kinshofer, che si trovano tra 5950 metri e 6150 metri.Sotto le Rocce Kinshofer

Lunedì stesso Tcech è tornato indietro da 5400 metri, dopo aver lasciato l’attrezzatura che aveva portato con sé, mentre Nardi e Bielecki hanno continuato.

 

“Mancavano 200 metri per arrivare sotto le rocce Kinshofer e altri 200 metri per arrivare sotto il campo 2 – spiega Nardi –. Siamo stati molto veloci a salire anche con il carico pesante sulle spalle. Abbiamo depositato il materiale in eccesso a 5700 metri ed abbiamo iniziato a scalare: Adam saliva da primo, avevamo con noi 400 metri di corde, ha attraversato un canale di ghiaccio facendo sosta a circa 5800 metri. Ho sentito che fissava un chiodo da roccia e l’ho visto fare la manovra di ancoraggio, poi è successo qualcosa ed è caduto. È volato per circa 80 metri. Durante il volo improvviso non ho potuto far altro che ancorare al meglio la sua corda al mio imbrago e poi attendere la botta. Ho fatto un rapido calcolo, ero sicuro che le due viti da ghiaccio infilate nel ghiaccio duro avrebbero retto lo strattone. Fortunatamente la caduta è avvenuta sul pendio libero da rocce affioranti. Ho approntato una sicurezza fino alla sosta precedente. Se si fosse rotto qualcosa per me non sarebbe stato per niente facile portarlo giù, fortunatamente la caduta gli ha procurato solo delle escoriazioni e perdita di materiale da scalata. Eravamo quasi arrivati al tratto più facile e per un attimo Adam ha anche pensato di continuare, io non ho avuto dubbi invece e siamo ridiscesi prima al campo 1 e poi al campo base, dove l’ho medicato. Durante la discesa Adam sorridendo mi ha ringraziato. E’ stato un momento duro che abbiamo superato insieme. Oggi ci aspettano i festeggiamenti.”

Nardi e Bielecki hanno inconAdam Bielecki subito dopo la cadutatrato Txikon e Sadpara a campo 1, da dove questi ultimi avrebbero dato il cambio sulla montagna verso campo 2. La via Kinshofer quest’anno presenta molto ghiaccio e poca neve ed è in condizioni più difficili rispetto all’anno scorso. Nei prossimi giorni decideranno come proseguire.

 

 

 

Chillas, Pakistan 21 gennaio 2016, Superato l’incidente in parete, Daniele Nardi è pronto a ritornare sulla montagna con i suoi compagni di spedizione Alex Txikon e Ali Sadpara. Le previsioni meteo annunciano infatti tempo buono per i prossimi giorni, pertanto gli alpinisti cercheranno di proseguire sulla via Kinshofer e raggiungere campo 3 per completare l’acclimatamento.

Fortunatamente la caduta occorsa la settimana scorsa a circa 6000 metri di quota, non ha procurato a Nardi ferite gravi: alcuni giorni di riposo al campo base gli sono stati essenziali per recuperare le forze e la concentrazione necessaria alla salita.

“Dopo la caduta sono tornato a campo base da solo – spiega Nardi -. Non ho voluto che i miei compagni scendessero con me per non perdere il lavoro fatto, ma scendere da solo è stato difficilissimo perché non avevamo fissato le corde sulle rocce, era tardi e quindi in discesa ho dovuto attrezzare tutto di notte. Il lavoro però è stato utile per le prossime salite. La cosa più dura è stata superare lo shock della caduta e anche per quello ho deciso di tornare sulla montagna, ho sempre affrontato i miei mostri. Non so perché, ma mentre scendevo mi è venuto in mente Bear Grill…chissà se se la sarebbe cavata sulla Kinshofer!”.

Nanga Parbat

Nanga Parbat

Ora il team è pronto a tornare sulla montagna e a sfruttare la finestra di bel tempo prevista per questi giorni. I tre lasceranno il campo base nelle prossime ore: il piano è di risalire le corde fisse installate sulla via Kinshofer fino a 6500 metri, e poi proseguiranno nel tratto successivo che li porterà ai 6700 metri di quota di campo 3, per poi ridiscendere al campo base.

 

 Daniele Nardi conclude la sua spedizione

CHILAS, Pakistan,  “Sono venute a mancare sempre più le condizioni concordate inizialmente con il team, per cui ho deciso di chiudere la spedizione al Nanga Parbat”. Daniele Nardi ha lasciato sabato 6 febbraio il campo base ed è ora sulla strada per Islamabad.

“Speravo in una finestra di bel tempo tra il 5 ed il 7 febbraio – spiega Nardi – ed avevo pensato di salire su in alto per finire la fase di acclimatazione dormendo a Campo 3 e andando poco più su. Purtroppo la finestra che si prospettava invece di aprirsi si è chiusa. E’ stato un lavoro duro per me vincere due incidenti e fissare le corde fino ai 6700 metri di Campo 3. Mi ero ripromesso di non arrivare a fine spedizione devastato come l’anno scorso dopo 3 mesi di tentativi. So che è un peccato andare via, ma penso che in questo momento ed in questa situazione per me sia la cosa migliore”.

Il bel tempo inoltre è ancora lontano, almeno secondo le previsioni dei meteorologi che ad oggi non prevedono una finestra di meteo favorevole per giorni sufficienti a tentare la cima.

“La cosa che più mi dispiace – conclude Nardi – non è tanto la prima invernale, ma quella di non poter dare lustro all’alta bandiera dei Diritti Umani facendola sventolare da lassù. In molti ci hanno creduto e mi dispiace averli delusi. Per tre anni ho tentato di fare qualcosa di nuovo, per questo ero disposto a molto, la vetta viene dopo, è il viaggio e l’esperienza che ne deriva che sono importanti. Auguro ad ognuno di raggiungerDaniele Nardie le proprie mete”.

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