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Secondo il rapporto 2014 Waste Watcher ogni anno vengono letteralmente trasformati in rifiuti circa 8 miliardi di euro di cibo. Nel nostro paese si buttano nella spazzatura circa 5 milioni di tonnellate di preziosi alimenti ancora mangiabili, quando a causa della crisi degli ultimi anni sono aumentati del 10% i singoli e i nuclei familiari che chiedono cibo.

L’associazione Free Green Sicilia lancia un drammatico appello alle istituzioni pubbliche affinché il problema venga affrontato con la giusta considerazione: “Perché a nostro avviso, sostiene Alfio Lisi, portavoce del gruppo di volontariato, è ‘criminale’ buttare via alimenti quando questi possono in gran parte essere ancora utilizzati, a costo zero, per quei cittadini che ne hanno bisogno e ne fanno richiesta. Ovvero alimenti del tutto commestibili che potrebbero, con la volontà e l’impegno, in primo luogo delle Istituzioni pubbliche e delle Associazioni di categoria specifiche, e con il coinvolgimento di associazioni di volontariato trovare uno sbocco direttamente  verso i cittadini che ne fanno richiesta e verso quelle strutture che forniscono pasti e alimenti ai cittadini bisognosi che, purtroppo,  ogni giorno di più aumentano di numero anche a Catania. Infatti è proprio grazie al lavoro delle associazioni che molti cittadini riescono a sbarcare il lunario, a trovare un pasto, o un posto letto per la notte, il tutto con grandi difficoltà economiche e strutturali e con il poco apporto delle Istituzioni”.

MERCATO P.ZZA C. ALBERTO

Il mercato di Piazza Carlo Alberto

A Catania ogni giorno una quantità di cibo ancora in buone condizioni viene gettato via per vari motivi, in particolare al mercato ortofrutticolo all’ingrosso, nei mercati storici della città, in quelli settimanali rionali e nei vari mercati domenicali, come piazza Giovanni Verga e viale Raffaello Sanzio, e in tutti i supermercati e centri commerciali della città.

Validi motivi che hanno indotto Free Green Sicilia a chiedere formalmente, “ormai da oltre un anno senza aver mai ricevuto alcuna risposta tangibile, alle Istituzioni competenti e alle associazioni di categoria coinvolte nel commercio agroalimentare, di attivarsi con azioni concrete affinché il cibo, sfuso o confezionato, che non può essere rivenduto per motivi di conservazione o di imminente scadenza sia, possibilmente negli stessi luoghi dei mercati e dopo la chiusura giornaliera, distribuito a quei cittadini o alle associazioni che gestiscono mense e servizi per cittadini non abbienti che ne faranno direttamente richiesta in forma gratuita e nel rispetto di alcune regole che potrebbero essere considerate oltre alle modalità di distribuzione e divulgazione”.

 

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