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“Le Acli sono di tutti. Sono entrato in punta di piedi e allo stesso modo oggi lascio spazio ad un nuovo gruppo dirigente. In questi anni abbiamo consolidato il nostro promuovere cittadinanza attiva in Sicilia”.
Santino Scirè, da sette anni e mezzo presidente Acli Sicilia, sceglie come sede congressuale la sua Catania per lasciare la carica a scadenza del doppio mandato. Nel corso del congresso regionale di stamattina intitolato “Niente paura”, ha augurato all’associazione, di cui continuerà ad essere vicepresidente nazionale nel team di Bottalico operando a Roma, un buon proseguimento di percorso tra un pizzico di commozione e la soddisfazione di avere lavorato “incessantemente per sentirsi in cammino”.
Classe 1978, sposato e padre di due figlie, Scirè ha salutato per l’ultima volta da presidente  siciliano le Acli dell’Isola – 250 circoli e 30 mila iscritti e tessere sempre in aumento – con due fotografie simbolo: “La prima riguarda una Sicilia con un dato di disoccupazione più alto rispetto a quello nazionale; un’Isola per la quale neanche l’Italia continentale potrà rappresentare una camera di compensazione. La seconda – continua il presidente uscente – è la foto delle Acli pronte, nonostante tutto, a vedere ancora il bicchiere mezzo pieno. Nel nostro dna c’è la resistenza, c’è l’esigenza di analizzare la realtà, anche quelle dure di città complesse come Catania e Palermo, per poi rifugiarci nella speranza. Che è sempre più forte per noi credenti”.
Al tavolo, insieme a Scirè, stamattina sedevano il presidente di Acli Catania, Franco Luca, la delegata di Ragusa, Carmen Cascone e il presidente di Acli Piemonte, Massimo Tarasco. In mattinata, uno degli eventi centrali è stata la visita dell’arcivescovo di Catania e presidente  della Conferenza episcopale siciliana, Salvatore Gristina, che intervenendo ha sottolineato l’azione di accompagnamento dei vescovi nei confronti dell’attività aclista. Tra gli ospiti istituzionali, anche l’assessore comunale al Welfare, Angelo Villari.
Scirè ha snocciolato le attività di servizio delle associazioni, dal Patronato al CAF, dall’Unione sportiva alla Fap, che hanno sempre attivato una presenza di volontariato sul territorio, spesso in sinergia con le parrocchie , “nel pieno stile delle sentinelle e sempre accompagnati da perenni attività di studio e di ricerca. Lo dimostrano le tante analisi presentate in questi anni, i dati, le assemblee, i convegni. Nulla di teorico, ma sempre e solo immagine fedeli della realtà. Cosa è necessario adesso? Passo il testimone a chi farà un nuovo pezzo di strada, sempre più convinto che la modalità vincente per continuare il nostro percorso iniziato più di 70 anni fa sia fatta di progettazione, ascolto, innovazione, freschezza. Si può sempre fare di più”. E la politica? “Nei nostri confronti pubblici abbiamo invitato tutti. Anche se non possiamo dire che questa politica custodisca in sé la responsabilità dell’ascolto”.
Per il presidente piemontese Massimo Tarasco, “la fedeltà ai poveri come mandato del Papa, è ancora l’elemento chiave della nostra azione. La povertà nasce da profonde diseguaglianze e non accade a caso. Noi abbiamo il dovere di riflettere su questo. La differenza nel ‘mercato sociale’ la farà il nostro cuore”.
Tra una decina di giorni il congresso regionale ultimerà i lavori con l’elezione del nuovo presidente regionale.

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