Block Notes

Abbiamo vinto! Abbiamo? Chi? Noi? Vinto? Quando, cosa? Un golletto fa rima con “colletto”, non nel senso di ciò che stringe il collo; o forse sì? Meglio nel senso di “piccolo colle”, tipo Calvario, per intenderci… con l’aiutino di Simone di Cirene… Senza aggiungere altro, per carità di patria e per memoria spettrale…

Durante l’intervallo con mio figlio ci domandavamo cosa prendere nell’unico chiosco sopravvissuto in Tribuna B (ne ricordiamo quattro nel primo periodo di Serie A): “Caffè? L’abbiamo preso prima di venire allo stadio; però, non sembra avere fatto effetto…”. L’abbiocco, dopo un primo tempo alquanto soporifero, è al livello di guardia; con qualche sussulto – di tanto in tanto – per l’ennesima ciclopica “minchiata” propinataci.

Appena entrati in campo – noi e i venticinque – l’occhio cedeva a improvviso sbigottimento; sembrava che ci fossero undici direttori di gara, tutti schierati contro i rossocelesti. È vero che siamo abituati a giocare contro sciami di arbitri ma mai contro tanti in una volta sola. No; era soltanto la stranezza della divisa indossata dagli ospiti lupacchiotti; l’avversario doc, quello col fischietto, aveva gli stessi colori ma distribuiti sull’olimpico corpo in maniera diversa ed era meravigliosamente coadiuvato dal… palermitano di turno, il guardialinee di est, tale Matteo Guddo. Una manna piovuta dal cielo per i colleghi tifosi che, almeno con lui, hanno potuto inveire come storicamente si fa con i rosanero che, di questi tempi, hanno le loro belle gatte da pelare. Chissà perché, poi, si continui a dire cosi? “Gatta da pelare”… Il significato non è univoco.

Abbracci dopo la rete dell'1-0 (Ph. Calciocatania)

Abbracci dopo la rete dell’1-0 (Ph. Calciocatania)

Dare la croce (vista l’allegoria di cui sopra) alla “terna” è comunque riduttivo. In campo c’erano due squadre che esprimevano perfettamente la classifica attuale (lasciamo stare, per il momento, i dieci punti bruciati sull’altare dell’ingiusta – per come legalmente appare – penalizzazione); con una profondissima differenza: che i ragazzi vestiti da arbitri arrancavano in qualche modo, quelli di casa – ahimè – invece, se la “spacchiavano” improduttivamente, risultando persino patetici, con passaggi e lanci scombinati e papere madornali davanti alla porta avversaria. Non è sacrilego pensare: ma questi che fanno in allenamento?

Però, s’è vinto; comunque. E meno male; sennò, con i risultati acquisiti dalle “rivali”, sarebbe stato già il Golgota. Così almeno è sempre Calvario, ma con la speranza che, prima o dopo, il Catania lasci la croce a qualcun altro e se la svigni per vie traverse. Lo abbiamo sperato per Foggia e conosciamo l’esito.

Al termine neanche la recita del “grazie per esserci stati”; niente giro del campo ma diritti verso la doccia a mondarsi dall’eccessivo sudore versato. D’altronde, chi avrebbero dovuto ringraziare? Le gradinate pressoché vuote? O quei pochi delle curve che hanno esposto striscioni fin troppo eloquenti? «Tutti via da Catania… Subito», nella Sud; «Non ci meritate!», nella Nord, scritti con medesimo stile; messaggi, ovviamente, non indirizzati ai soli giocatori (eufemismo) pagati anche per fungere da interfaccia…

Quella dei giocatori è una strana storia. Guardi la Serie A e ci trovi almeno mezzo “Catania che fu” (e che in A si meritò un “fuuuu” di ben altro significato) ben figurante; persino Maxi Lopez sta recitando la sua parte, sino a permettersi lo sgarbo verso chi (secondo lui) gliene aveva fatto uno più grosso (vittoria fuoricasa del Toro sull’Inter di Icardi); guardi la Serie B e ci trovi il “Catania che fu” (e che in B… c. s.) ben figurante (Calaiò e Rosina ma non solo). Ergo? L’anno prossimo, rileggendo i nomi di Russotto, Calil, Calderini, Agazzi, Musacci, ecc., si dirà la stessa cosa? Cchi nnicchi nnacchi?

Da più parti si spera nel cambio di proprietà. Sembra inevitabile. Non mi pare, tuttavia, che la metamorfosi in meglio sia automatica; lo sanno grosse realtà che hanno fatto l’esperimento. Come per ogni struttura organizzata, ci vogliono – sì – i soldi ma serve anche chi li sappia spendere bene e “governi” con sapienza; come già accaduto anche a Catania.

Di Benevento che è all’orizzonte, parleremo – forse – a tempo debito. Sperando che, comunque – superata questa fase di rosso con azzurro stinto – si torni al vero e scintillante rossazzurro.

Salvo Nicotra

Salvo Nicotra

Salvo Nicotra si è occupato di tante di quelle cose che è come se non si fosse occupato di nulla… Laurea in Lettere all’Università di Torino con tesi sull’attualità del Teatro dei Pupi siciliani, regista teatrale e uomo di cultura e di sport, ha collaborato sin dalla (lontana) giovinezza con numerose testate giornalistiche; nella “precedente vita” è stato lavoratore pubblico e dirigente sindacale.

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