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Un’altra “grande” vittoria, un’altra grande squadra avversaria che ha pagato dazio al Massimino… Ah, si trattava di una compagine di fondo classifica (Lega Pro – ex Serie C), più o meno come la “Lupa” di due settimane addietro? E la vittoria è arrivata ancora con uno striminzito uno a zero?

Mai contenti! Eppure, per quello che s’è visto, se fosse terminata con tre, quattro, cinque reti di scarto, non ci sarebbe stato alcunché da ridire; tutto condizionato da un’infinità di “se”: se non fosse stato per la fame biblica di Calderini, Bastrini e Calil… se Plasmati non fosse stato generoso con i suoi corregionali… se non fosse stato ancora per tanta scempiaggine… e se non ci fosse stato un arbitraggio – secondo me e in disaccordo con altri commentatori – ancora una volta più che discutibile, avremmo vissuto una tranquilla domenica di calcio. Invece…

La rete di Russotto al Melfi (1-0)

La rete di Russotto al Melfi (1-0)

Perché l’arbitro? Ho guardato l’orologio: ha aspettato venti-minuti-venti prima di estrarre il primo cartellino giallo (al termine saranno cinque a uno, oltre all’espulsione) per sanzionare la mancanza di classe compensata da foga agonistica e pedate a “unni ammisca, ammisca” da parte degli ineffabili “verdeoro” (i “carioca”, in questo caso, non c’entrano un fico secco). In aggiunta, credo che al Catania siano mancati almeno due sacrosanti rigori (opinione che NOI, popolo della tribuna B, ci siamo fatta senza l’ausilio della moviola). Cionondimeno, un melfitano – dopo ottocentotrentacinque ore di questa manfrina (in verità, al minuto 71)– è stato esonerato anzitempo dal continuare a menare. Quello che stupisce è che in certe fasi sembrava che l’uomo in più lo avessero loro, che per buona parte dell’incontro hanno occupato la nostra metà campo; tant’è vero che il grande stratega (probabilmente, si spera, per reconditi giustificati motivi diversi dalla fifa) ha deciso di sostituire il migliore dei “nostri”, Russotto, attaccante (una grande rete, passaggi pregevoli sprecati dai suoi sodali e il merito per l’espulsione di Carneade-Cason) con il difensore indigeno Parisi. Fortuna che “loro”, poverelli, non avevano le qualità per farci male ed è finita com’è finita.

Il tabellone luminoso del "Massimino" con il risultato finale (Ph. Calciocatania)

Il tabellone luminoso del “Massimino” con il risultato finale (Ph. Calciocatania)

Melfi mi affascina. Si scrive con la elle e non è in provincia di Agrigento (in entrambi i territori si produce buon vino e la città siciliana ha circa cinquemila abitanti in meno); è stata una delle sedi predilette dall’imperatore Federico II che dal suo castello promulgò nell’anno 1231 le “Constitutiones augustales”, più note, appunto, come “Costituzioni melfitane”, raccolta di leggi considerata pregna di folgorante modernità e assunta a fonte importante dell’intero diritto. In quella zona lo Svevo avrà anche maturato la determinazione e acquisito elementi per compilare il celeberrimo “De arte venandi cum avibus”, letteralmente: “L’arte di cacciare con gli uccelli”. Mi ha sempre colpito l’uso del “cum”, a significare che l’illuminato sovrano medievale considerasse gli animali non come strumento (nel qual caso, avrebbe usato l’apposito complemento) ma come compagni (complemento di compagnia). Durante la partita mi chiedevo quale metafora potesse applicarsi ai personaggi in campo. Se vi fossero uccelli o falconieri… Mentre giungevano le antipatiche (alquanto strane) notizie da Catanzaro (vittoria fuori casa del Monopoli all’ultimo istante) quell’interrogativo mi si faceva più assordante e fastidioso.

E, sì, i 180 minuti, rimasti da adesso all’ultima giornata di campionato, saranno di trepidazione. Basta leggere il calendario per rendersene conto: il Catania è costretto a non cincischiare se vuole evitare (anche alle nostre coronarie) la tombola degli spareggi. Occorrerà vincere già a Pagani; non sarà facile, ma possibile. Ci vuole, però, un Catania determinato e non sprecone.

Salvo Nicotra

Salvo Nicotra

Salvo Nicotra si è occupato di tante di quelle cose che è come se non si fosse occupato di nulla… Laurea in Lettere all’Università di Torino con tesi sull’attualità del Teatro dei Pupi siciliani, regista teatrale e uomo di cultura e di sport, ha collaborato sin dalla (lontana) giovinezza con numerose testate giornalistiche; nella “precedente vita” è stato lavoratore pubblico e dirigente sindacale.

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