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Sul numero 2/2016 (aprile) della rivista trimestrale “I Amnesty” della sezione italiana di Amnesty International si indicano in oltre 60 milioni le persone  che nel mondo sono state allontanate dalle loro case, citando, come fonte, l’UNHCR, cioè l’Agenzia delle Nazioni Unite che si occupa dei rifugiati (United Nations High Commissioner for Refugees).

Sul tema – si sa – sono state costruite  schematiche differenze; ad esempio, tra chi fugge dalle guerre, i perseguitati politici e coloro che, invece, abbandonano la terra d’origine per migliorare le loro condizioni esistenziali; questi ultimi sono configurati come figli di un dio minore (non meritevoli di tutela) anche se nessuno può permettersi di assimilarli a chi, strumentalmente e per finalità illecite, si mimetizza tra i migranti.

Non intendo addentrarmi nel problema e nei suoi “derivati” che sono affrontati appropriatamente da istituzioni come Amnesty cui, peraltro, aderisco.

Montagnana (Ph. Salvo Nicotra)

Montagnana (Ph. Salvo Nicotra)

A tal proposito, “gironzolando” per l’ampio “cortile” (quello “per antonomasia”) che anch’io frequento, qualche giorno addietro ho trovato la foto della cinta muraria di Montagnana, luogo che conosco abbastanza bene. Mi ha profondamente colpito e amareggiato un commento a modo suo demagogico – come tanti – che riporto testualmente (senza indicare il nome dell’autore): “Eppure c’è qualcuno di bianco vestito che blatera contro i muri. Ecco a cosa servono… a preservare dal saccheggio e dalla cancellazione dell’identità chi sta al di qua…».; Il termine “qualcuno”, qui usato in tono dispregiativo, è semplicemente (secondo la Treccani, consultata in Rete) un «pronome indefinito… Indica un numero indeterminato ma solitamente ristretto di cose o persone, che può essere costituito anche da una sola unità…”. E, infatti, il “qualcuno di bianco vestito” è ben identificabile.

Ripescando tra le foto fatte non troppo tempo addietro proprio a quelle mura, ne ho individuata qualcuna di cui la mia mente custodiva un perfetto ricordo. A cotanto sfoggio di materia grigia ho risposto pubblicando l’immagine di un ingresso di questo fantastico borgo: una porta… senza porta…, commentando così: “Grazie al cielo, queste meravigliose mura venete non hanno cancelli…”. E, grazie al cielo, altri hanno contestato lo xenofobo con toni ben più aspri del mio.

La notazione della rivista, però, ha acceso in me un’altra riflessione e un interrogativo: dove si devono collocare i tanti conterranei, che conosco personalmente o no, trasferitisi in altre regioni – dell’Italia, dell’Europa, del mondo – per scelta, sì, ma palesemente obbligata? Sono fra i 60 milioni o ad essi debbono essere sommati? Sono convinto, infatti – il pensiero che galoppa con una certa indipendenza – che nulla è casuale e che ogni cosa è figlia di scelte (sono scelte anche le non scelte e i patti tra stati) che passano sulla testa dei più deboli; sono certo, quindi, che anche questi figli della nostra comunità (e tanti come loro nel mondo) sono stati cacciati forzatamente via. Non con le bombe, sicuro. Ma, per caso, sono meno infide e pericolose le sevizie di cui è capace una società malata di liberismo, di mercato azionario, di banche fetide, di profitti a ogni costo, in cui pochi – padroni, tra l’altro, di quasi tutti i mezzi di comunicazione di massa – sono nelle condizioni di determinare il volere delle istituzioni statali più dell’intero popolo? In questo contesto e su queste cose credo che si debbano fondare, ad esempio, le riflessioni politiche, a cominciare da quelle sul referendum costituzionale e le scelte di voto; non facendoci distrarre dall’erezione di cortine fumogene e interessate variazioni su tema.

Salvo Nicotra

Salvo Nicotra

Salvo Nicotra si è occupato di tante di quelle cose che è come se non si fosse occupato di nulla… Laurea in Lettere all’Università di Torino con tesi sull’attualità del Teatro dei Pupi siciliani, regista teatrale e uomo di cultura e di sport, ha collaborato sin dalla (lontana) giovinezza con numerose testate giornalistiche; nella “precedente vita” è stato lavoratore pubblico e dirigente sindacale.

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