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“Un’altra iniziativa che valorizza i nostri beni culturali. Un video realizzato coniugando il rigore della ricerca scientifica con una straordinaria capacità di racconto”. Così il sindaco di Catania Enzo Bianco che, insieme al direttore dell’Istituto per i Beni Archeologici e Monumentali del CNR Daniele Malfitana, ha presentato oggi a Palazzo degli Elefanti il docuvideo della ricostruzione virtuale del Teatro romano di Catania.
Erano presenti il deputato regionale Nino D’Asero in rappresentanza dell’assessore regionale ai Beni Culturali e all’Identità Siciliana, Carlo Vermiglio, la Soprintendente per i Beni Culturali e Ambientali di Catania Mirella Patanè, la dirigente del Museo Interdisciplinare regionale di Catania, Maria Costanza Lentini e l’assessore alla Bellezza Condivisa e Turismo Orazio Licandro.
Il lavoro, che rientra nell’ambito delle attività del progetto Pon Smart City Dicet, è stato illustrato da Giuseppe Cacciaguerra e Claudia Pantellaro dell’Ibam CNR di Catania.

“La qualità architettonica del Teatro – ha detto ancora il sindaco Bianco – dimostra un’eleganza, una raffinatezza, una capacità anche tecnica di alto livello. Conferma la straordinaria sapienza, l’alto grado di evoluzione culturale della nostra città. Questo video fa vedere il Teatro da lontano a fa venire voglia di vederlo di persona senza il rischio di rimanere delusi. In questo teatro c’è un pò la storia di Catania, c’è l’elemento più caratterizzante che è grande capacità di adattarsi ai cambiamenti. Ci sono poche città al mondo che hanno conosciuto tanti elementi distruttivi quanti ne ha conosciuti la nostra città che, però, si è sempre ripresa con armonia e forza maggiori”.
“Questo video – ha dichiarato Daniele Malfitana – è la tessera di un mosaico importante per Catania in sinergia con la Sovrintendenza. Un lavoro straordinario sul Teatro romano, un altra puntata dopo quello sull’anfiteatro che sarà a breve seguito dalla ricostruzione digitale delle Terme Achilleane”.

“Sette minuti – ha concluso la Soprintendente Patanè – per poterci riappropiare di millenni di storia, di anni di studi e di lavori, realizzati con attenzione a grande professionalità. Noi come Sovrintentenda saremo sempre al fianco di coloro che in questo senso impegano le loro forze e le loro risorse”.
“Esprimo la mia gioia – ha aggiunto l’assessore Licandro – come aministratore, cittadino e studioso di antichità romana. Il Teatro, l’anfiteatro, le terme danno l’idea dell’importanza che aveva questa città. Il lavoro che si sta facendo, in concorso tra istituzioni che adesso si parlano e che hanno un’unica visione, consentirà a cittadini e turisti di potere godere di questo grande patrimonio”.

La realizzazione del video documentario del Teatro romano di Catania rappresenta un ulteriore prodotto realizzato dall’IBAM-CNR per la città di Catania lungo un percorso di ricerca scientifica che ha intrapreso sul patrimonio culturale della città con risultati sorprendenti. Basti pensare al successo che il docu-video della ricostruzione virtuale dell’Anfiteatro romano di Cataniasolo il trailer del docu-video pubblicato su Youtube conta 30.619 visualizzazioni.
Il lavoro, rientra nell’ambito delle attività del progetto Pon Smart City Dicet (grazie al quale sono stati realizzati altri prodotti/servizi per la città di Catania. Per citarne due: il Catania Living Lab di Cultura e Tecnologia; il docuvideo dell’Anfiteatro romano di Catania.)
L’IBAM-CNR ha condotto e finalizzato lo studio ricostruttivo su un altro dei monumenti più rappresentativi della città, che costituisce un preziosissimo documento dell’antico splendore di Catania e al tempo stesso il testimone diretto della complessa storia di questa città, costantemente attraversata da grandi cambiamenti culturali e trasformazioni urbane.
Il teatro romano di Catania sorge sul fianco meridionale della collina di Montevergine al centro di un quartiere ricco di testimonianze archeologiche che rappresenta ancora oggi il cuore pulsante della città. L’edificio originario risale probabilmente proprio ad età greca ma di esso si conservano solo pochi resti murari.
Le ricerche dell’IBAM CNR sono state focalizzate sulla fase architettonica più monumentale, quella di II-III sec. d.C., e hanno permesso di svelare, tra ipotesi e conferme, un volto inedito dell’antico edificio, nel momento di maggiore splendore.
Il video costituisce un prodotto fondamentale per lo sviluppo e la promozione culturale della città di Catania attraverso sistemi tecnologici innovativi per la valorizzazione e la fruizione del patrimonio culturale. Un altro tassello da aggiungere all’interno del grande progetto di ricerca, fatto nella città e per la città di
Catania, OPENCiTy di cui è stato pubblicato qualche settimana fa il primo volume “Catania. Archeologia e città. Il progetto OPENCiTy. Banca dati, GIS e WebGIS&” con premesse di Massimo Inguscio, Presidente del Cnr e Enzo Bianco, Sindaco di Catania (disponibile in libreria).
Il prodotto sarà fruibile al Catania Living Lab, il laboratorio sperimentale creato grazie alla ormai pluriennale collaborazione tra il Comune di Catania e l’IBAM-CNR (inaugurato il 24 luglio 2015, ha da poco compiuto un anno di attività), che rappresenta un luogo di aggregazione per tutta la comunità cittadina dove è possibile approfondire la conoscenza del patrimonio culturale della città attraverso prodotti scientifici di alto profilo e le più moderne tecnologie.
Dall’apertura del Living Lab ad oggi sono stati accolti oltre 1500 visitatori. Sono state avviate collaborazioni con diverse scuole, con enti e aziende del territorio etneo per avviare un circuito virtuoso di educazione al patrimonio culturale per l’intera comunità. Il video può essere scaricato al seguente indirizzo web: www.ibam.cnr.it – sezione Press Office.

Storia del Teatro romano di Catania
Il teatro romano di Catania sorge sul fianco meridionale della collina di Montevergine al centro di un quartiere ricco di testimonianze archeologiche che rappresenta ancora oggi il cuore pulsante della città. L’area, frequentata sin dalla preistoria, accoglieva in età greca un importante santuario urbano dedicato a Demetra e Kore che ha restituito migliaia di oggetti ed ex-voto offerti in dono alle divinità. L’edificio originario risale probabilmente proprio ad età greca ma di esso si conservano solo pochi resti murari scoperti nel corso delle numerose campagne di scavo. Secondo lo scrittore romano Sesto Giulio Frontino, infatti, il celebre generale ateniese Alcibiade, trovandosi in Sicilia durante i tumultuosi anni della guerra del Peloponneso, pronunciò un discorso al popolo catanese proprio dal palcoscenico di un teatro. In età romana il quartiere fu interessato da un’intensa attività edilizia con la costruzione di edifici pubblici, terme, ninfei e ricche dimore. L’edificio che oggi ammiriamo appartiene nella quasi totalità proprio all’epoca romana e mostra i segni dei profondi cambiamenti che lo hanno interessato nel corso dei secoli.
La costruzione dell’edificio romano risale al primo secolo d.C., ma la struttura architettonica ha subito nel corso dell’età imperiale numerose trasformazioni che hanno fatto raggiungere il massimo splendore e monumentalità nel terzo secolo dopo Cristo. Il teatro romano di Catania si articolava in una cavea, del diametro di 98 metri, divisa in 9 cunei da 8 scale radiali. Due passaggi, detti praecinctiones, collocati a diversa altezza, la suddividevano in tre settori (maeniana) secondo la canonica ripartizione in ima, media e summa cavea. Le sedute che accoglievano gli spettatori, in gran parte oggi scomparse, erano realizzate in calcare, mentre le scale che dividevano i cunei erano in pietra lavica. Il contrasto cromatico generato da questa alternanza di colori conferiva all’edificio monumentalità e costituirà nei secoli successivi una delle peculiarità dell’architettura della città. L’ima cavea, direttamente poggiata sul pendio naturale della collina, era destinata ai membri dell’élites cittadina. Le sedute in pietra calcarea, infatti, erano rivestite in marmo e due grandi lastre marmoree con delfini dovevano decorare il parapetto esterno sottolineando così il ruolo di prestigio degli spettatori che sedevano in questo settore. La media e la summa cavea, invece, poggiavano su due ambulacri collegati tra loro da scale e muniti di accesso ai vari settori delle gradinate. L’aggiunta di un terzo grande ambulacro in epoca antonina modificò l’aspetto generale del teatro con l’eliminazione del loggiato che era posto in origine a coronamento dell’edificio. Questa trasformazione determinò l’ampliamento della cavea e la realizzazione di nuove gradinate nella parte sommitale dell’edificio aumentandone la capienza. La circolazione all’interno del teatro era efficacemente organizzata attraverso un sistema di scale radiali e di corridoi di collegamento. Gli spettatori potevano agevolmente raggiungere ogni settore della cavea e accedere a quello più alto attraverso una serie di rampe di scale addossate al muro esterno del terzo ambulacro. L’ingresso al teatro avveniva attraverso delle semplici porte ad arco poste lungo il perimetro dell’edificio scandito da esedre. Due coppie di scale rampanti addossate al muro esterno garantivano l’accesso direttamente alla sommità della gradinata, mentre nel settore nord-occidentale era situato un ingresso a galleria che permetteva al pubblico di raggiungere la parte più interna del teatro.
La scena fu in gran parte ricostruita in età severiana, trasformazione che ne mutò profondamente l’aspetto. Essa fungeva da vera e propria quinta teatrale e si articolava in tre ordini dall’aspetto monumentale scandita da tre grandi porte: la regia, centrale e più ampia, e le hospitalia, poste ai lati. Esse erano fiancheggiate da colonne corinzie poggiate su grandi plinti in marmo bianco. Quelli che fiancheggiavano la porta regia erano decorati con un bassorilievo che rappresentava un trofeo con Vittorie inginocchiate ai lati, mentre sui fianchi erano rappresentati barbari e soldati. Gli altri, di minori dimensioni, erano decorati con ghirlande e bucrani, delfini contrapposti e strumenti sacrificali. L’intero corpo scenico era ricco di fregi decorativi e statue che celebravano avvenimenti pubblici e temi mitologici tra cui una statua di Leda con cigno, copia romana di originale greco dello scultore Thimoteos. Davanti alla scena si sviluppava l’area del palcoscenico (pulpitum), decorato con una serie di piccole esedre in marmo. Qui si svolgevano le rappresentazioni teatrali tipiche del mondo greco e romano come le tragedie e le commedie, ma anche forme di spettacolo più leggere, parodie, mimi e danze. Questa parte del teatro era organizzata con strumenti per la spettacolarizzazione delle rappresentazioni come botole e passaggi sotterranei che gli attori sfruttavano per apparire improvvisamente sul palco. A ridosso del palcoscenico si trovava l’orchestra, l’area solitamente riservata al coro, caratterizzata da una pavimentazione in opus sectile, articolata in una serie di quadrati in marmo con dischi in pietra lavica. Questa decorazione, oggi coperta da un originale stagno naturale, rappresenta solo una piccola testimonianza della monumentalità che l’edificio possedeva in origine. Il teatro romano, insieme ad altri importanti monumenti, costituisce un preziosissimo documento dell’antico splendore di Catania e al tempo stesso il testimone diretto della complessa storia di questa città, costantemente attraversata da grandi cambiamenti culturali e trasformazioni urbane.

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