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Intriga, incuriosisce, informa, diverte, ammalia. Stiamo parlando dello spettacolo itinerante, dell’evento teatrale, “Mille Miglia Lontano”, liberamente tratto dalla novella “Donato del Piano” di Federico De Roberto, proposto lo scorso sabato al Monastero dei Benedettini di Catania in due repliche (ore 19.00 e 21.00), interpretato da due intraprendenti ed abili attori, Pamela Toscano e Angelo D’Agosta che conducono un numero selezionato di spettatori attraverso un percorso fatto di storia, di luoghi, angoli preziosi e misteriosi, tra mille suggestioni ed emozioni.

La locandina

La locandina

L’ennesima replica (ventottesima e  ventinovesima) dello spettacolo, organizzato da Officine Culturali, con la collaborazione di Padre Gaetano Zito (rettore della Chiesa di San Nicolò l’Arena), del Comune di Catania e del DiSUm (Dipartimento di Scienze Umanistiche dell’Università di Catania, regala davvero tantissime emozioni proiettando i presenti in luoghi che trasudano storia millenaria, che profumano di magia e mistero, mostrandoci così quali e quante bellezze storiche-architettoniche possiede Catania.

L’itinerario degli spettatori-visitatori, sotto una attenta guida ed accompagnati dai due interpreti Angelo D’Agosta e Pamela Toscano, si svolge all’interno del Monastero e della Chiesa, luoghi separati da un’unica porta aperta al pubblico. Come per incanto, quindi, il Monastero torna a dialogare con la Chiesa e i due ambienti si mostrano uniti così come erano stati pensati, progettati e costruiti.

“Mille Miglia Lontano”, spettacolo come detto costruito, interpretato e pensato dalla coppia Toscano – D’Agosta, è  dedicato al maestro, attore e regista teatrale Lamberto Puggelli e la parola, il gesto e le note che vengono proposte ai partecipanti sono pensate per sposarsi con le architetture e le suggestioni del plesso monastico dei Benedettini. Pubblico ed interpreti, quindi, in circa sessanta minuti si muovono dall’ingresso straordinario del Monastero, ricco di luce, fino alla penombra del Chiostro di Levante, della sagrestia e del sacrario, per ritornare alla luce e al candore della Chiesa di San Nicolò.

L'organo di Donato Del Piano

L’organo di Donato Del Piano

E sicuramente, a parte la bellezza, il mistero, dei vari luoghi del Monastero e la magia della meridiana, uno dei momenti più suggestivi dello spettacolo itinerante è quello in cui lo spettatore arriva dinanzi al maestoso organo di Donato Del Piano, che suona grazie alle mani esperte di Franco Lazzaro. Ricordiamo che Donato Del Piano, abate napoletano, spese dodici anni della sua vita e diecimila onze d’oro dei padri benedettini per costruire uno dei più celebri organi d’Europa, celebrato da Goethe e D’Annunzio, che con cinque ordini di tastiere,  2.378 canne , delle quali 304 in legno di castagno, riproduce persino la voce umana. Ultimato nel 1767, Donato del Piano se ne occupò sino al 1785, anno della sua morte.

Angelo D'Agosta

Angelo D’Agosta

Lo spettacolo inizia tra le mura benedettine dove i due convincenti Angelo D’Agosta e Pamela Toscano, con abilità e fatica, ripercorrono la storia dell’edificio rivivendo scene quotidiane dei vari soggetti che lo hanno abitato, raccontando dei tesori ritrovati tra i quali il diario di De Roberto. C’è anche spazio per il custode pauroso, Cantarella, che un giorno  si dimise dall’incarico atterrito da sinistri rumori. E l’abilità dei due attori-accompagnatori regalano al pubblico visitatore un groviglio di sensazioni, di vite, tra caos e ragione, in cui le parole diventano futili ed alla fine tra simpatia, storia e magia millenaria per i due interpreti, per i luoghi e per l’interessante ed unica rappresentazione gli applausi soddisfatti degli spettatori, finalmente nei panni di curiosi ed insoliti visitatori.

Una pièce, quindi da vedere e rivedere e che già incuriosisce leggendo le note di regia: “è un percorso tra i segni del tempo, tra la storia della razza umana e le storie degli uomini. Luoghi contenitori di memorie, manifeste e sepolte, condivise e sconosciute. Tutto parte da un documento, un manoscritto ritrovato in quelli che oggi sono gli studi dei docenti e che un tempo ospitavano le celle dei monaci, il diario di De Roberto che ci racconta di un mite folle, ospite del monastero, morto suicida per amore lanciatosi dal tetto della chiesa, di una piccola vita, troppo piccola se confrontata con la storia che lo ha generato e lo contiene in cui le parole non sono sufficienti per raccontare né l’uno né l’altra. L’individuo diventa piccolo e si perde nella ruota della vita e della morte. Cosa rimane? Cosa mantiene un senso oltre la storia e oltre le parole? La porta diviene lo spartiacque tra materia e spirito, tra ragione e caos, l’organo di Donato del Piano suona il linguaggio dell’anima e lentamente scopriamo altre connessioni. Nessuna creatura umana può essere compresa da nessuna creatura umana?» Potranno mai le parole essere il filo che ci unisce ad altri esseri umani? E che senso ha un singolo individuo rispetto alla Storia? A volte però possiamo trovare risposte semplici, e spesso queste risposte non sono fatte di parole”.

Ancora Pamela Toscano ed Angelo D'Agosta

Ancora Pamela Toscano ed Angelo D’Agosta

E poi quanta poesia nelle seguenti note: “C’era ‘n palazzu ccu durici porti, ogni porta ‘na sirratura, ci tagghi la testa, ci tagghi la cura e viri dda intra ‘na bedda Signura”/ “Ella muore per me!… Io non la rivedrò più mai!… Quale strana, quale fatale potenza si racchiude in questa parola breve ed acuta come il grido che strappa il dolore? Io ne esamino la forma, ne studio il suono, cerco di scoprirne il significato recondito: Mai! mai! mai!… Ed è vero? ed è possibile?… Le divine emozioni che io ho provate nella presenza di lei, la luce che si irradiava dai suoi occhi fin nei recessi dell’anima mia, le sussurranti armonie della sua voce, la muta comunione degli spiriti, tutto questo sta per finire?.. […]Quando io mi son deciso a parlare, nel tempo che pronunzio le prime parole, il mio pensiero è già mille miglia lontano da quel punto di partenza”.

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