Intervista con...

E’ reduce da una intensa e gratificante estate durante la quale ha portato avanti al lido “Tre Gabbiani”, alla Plaja, con l’attrice Nellina Laganà e con la titolare della struttura, Graziella Tramontana, la rassegna “Libri & teatro d’aMARE”, un progetto che ha dato una connotazione culturale ad un luogo già magico, fortissimamente voluto da tre donne forti, coraggiose, volitive. Una iniziativa che ha  portato a leggere, a commentare, in terrazza, brani tratti da nuovi volumi di autori emergenti e presentati da critici, giornalisti, editori e soprattutto ha regalato, in riva al mare, quattro eventi teatrali per quattro giovedì d’agosto.

Nella foto da sinistra Cinzia Caminiti, Graziella Tramontana e Nellina Laganà al lido Tre Gabbiani

Nella foto, da sinistra, Cinzia Caminiti, Graziella Tramontana e Nellina Laganà al lido Tre Gabbiani

Tra le protagoniste di questa rassegna Cinzia Caminiti, attrice ed autrice catanese, cantante di musica popolare siciliana, ricercatrice in ambito etnoantropologico, animatore socio-culturale di laboratori creativi e fondatrice, direttore artistico, regista dell’associazione culturale Schizzi d’Arte, nata nel 1986 con l’intento di promuovere e divulgare la cultura popolare siciliana. Abbiamo incontrato alla Plaja, proprio al Lido Tre Gabbiani, Cinzia Caminiti, in compagnia del marito Gianni Nicotra (anche lui musicista ed autore di musiche per il teatro) e della vivace figlia Nicoletta. Con Cinzia abbiamo parlato del suo percorso di vita, della sua passione per il teatro, per la musica, ma anche di progetti e sogni nel cassetto.

“Cinzia Caminiti – ci svela, ci racconta, con impeto, lei stessa – è una piccola donna appassionata che mette il cuore in tutto quello che fa (pure se prepara un uovo fritto!…). Sono madre, moglie, figlia, sorella, zia e professionista  a tutto tondo…Nella mia vita è  stato e sarà così per sempre: o tutto o niente! Sono assoluta nel lavoro ed in  tutto ciò che ha a che fare con l’anima e i sentimenti. Gli amori e le passioni non si possono vivere come passatempi. Io non lo so fare. La passione vera, quando ti prende è totalizzante. La mia l’ho rivolta prima alla famiglia poi alla ricerca nell’ambito della cultura popolare siciliana.  La ricerca in ambito folklorico e delle tradizioni cominciata, apparentemente, per caso con la scrittura nell’86 della mia prima sceneggiatura teatrale, “Fatti e misfatti di furbi e furbastri” non è mai finita, ancora mi ritrovo a “scavare” a “cercare” a “ritrovare” e a “riportare alla luce”.

A teatro...

A teatro…

Cosa è stata per te la ricerca in ambito etnoantropologico e cosa significa invece studiare il passato?

“La ricerca in ambito etnoantropologico è stata e lo è ancora, per me uno stile di vita. Poi c’è questa fissa di tramandare  per tenere  viva  la cultura di un popolo, il nostro, che ritengo nobile e fiero e quindi degno di essere sempre tenuto in grande considerazione. Ciò anche grazie all’uso del dialetto, adoperato  non come “parlata” povera e subordinata ma, anzi, come lingua carica di storia e  tutto ciò “affinché delle nostre tradizioni e della nostra cultura non se ne perda mai  traccia né memoria”: questo il mio motto. Per questo, ogni volta, è stato un atto d’amore, un omaggio sentito e dovuto alla mia Isola che mai potrei abbandonare o dimenticare.  Lo studio del passato, invece, deve servire alle nuove generazioni per comprendere il presente e migliorare il futuro. Personalmente ho speso metà della mia vita a questo scopo, in giro per la Sicilia e anche oltre, col teatro di ricerca, la  musica e i concerti di musica popolare siciliana o  con i laboratori che ho tenuto in tante scuole di ogni ordine e grado o al carcere minorile dove ho vissuto l’esperienza umana e professionale più sconvolgente della mia vita, mentre  l’altra metà scorreva tentando di tenere in vita l’associazione della quale sono presidente “Schizzi d’Arte” che mi permette ancora, dopo più di trent’anni, di fare professionalmente ciò che desidero”.

Com’è nata la tua passione per il teatro, per la musica?

“Ho già festeggiato cinquant’anni di palcoscenico, ma non pensare che io sia così vecchia…è che già, a sei anni, avevo superato il provino e partecipato allo Zecchino d’oro, una esperienza formativa importante. Intanto per l’incontro con Mariele Ventre, della quale ho sin da subito ammirato il rigore e la leggerezza insieme. Lei mi ha insegnato la dizione e a non gesticolare troppo: una donnina incantevole, una professionista instancabile e innamorata del suo lavoro e dei bambini, che per tutta la mia vita di artista ho poi cercato di emulare. La ricordo sempre con grande rimpianto e ammirazione. Ho anche conosciuto Topo Gigio nella sua vera essenza, vederlo lì a terra, in attesa d’esser preso in mano dal suo manovratore, esanime, piccolo e soprattutto finto, come gli altri  pupazzetti  che tenevo in cameretta, che delusione! A cinque anni ho conosciuto “il dietro le quinte” e non mi è piaciuto per niente,  così come non mi è piaciuto affatto Mago Zurlì, sgarbato con tutti e che trattava malissimo i bambini! Grazie comunque a Mariele Ventre ed a questa partecipazione, i miei si accorsero di avere in famiglia un  piccolo prodigio: ero intonata ed espressiva, bisognava che andassi a scuola di musica e canto e così fu. Per un pò mi mandarono pure a scuola di danza, ma  a dodici anni, adolescente inquieta lasciai perdere tutto e non emisi più una sola nota se non per cantare alle gite le canzoni che sapevamo tutti e per farmi notare dai ragazzini.  

Cinzia Caminiti in "Alchimia Jazz" (Ph. Gianni Nicotra)

Cinzia Caminiti in “Alchimia Jazz” (Ph. Gianni Nicotra)

A diciotto anni mi tornò la voglia e ripresi a farlo con gruppi locali, concerti di cover e musica leggera, turni di vocalist in varie sale di registrazione fino a che, all’ultimo anno di scuola superiore, fui scelta  da Alfio Guzzetta, per il mio primo spettacolo teatrale. L’anno dopo debuttavo con il Centro Magma al teatro Angelo Musco di Catania e mi fidanzavo con Gianni, il mio attuale marito e padre di Nicoletta, la nostra unica figlia. Il teatro? Niente passione, un vizio, croce e delizia, un lavoro che mi ha dato tanto, ma al quale ho dato di più. Non mi sono sentita mai un’attrice di quelle vere, non ho i difetti o le virtù, niente puzza sotto al naso, ma piedi per terra e  praticità assoluta. Ho frequentato tanti stages, corsi di tutto e per tutto, lezioni varie persino uno di costumistica teatrale  e uno di clowning tenuto da Jango Edwards, che ricordo con grande piacere e poi tanto palcoscenico, ovvero esperienza”.

Uno spettacolo, un personaggio che, in questi anni, ti è rimasto impresso nella memoria o che ricordi con piacere…

“Lo spettacolo è sicuramente “Sirinata”, lo  ricordo con infinito piacere e orgoglio, si tratta di un concerto nato da un’idea di Gianni Nicotra e frutto di una ricerca da me intrapresa sulla canzone d’autore catanese del primo Novecento dal quale è stato poi tratto un fortunatissimo e pregiato cd prodotto dal Rotary club, che si è pure premurato di distribuire in tutte le biblioteche musicali d’Italia.  Un lavoro apprezzatissimo anche oltre la Sicilia al quale  è stato riconosciuto ovunque un alto valore  musicale e artistico.  Bellissimi brani d’autore, cantati e strumentali, molte romanze raccolte dal Frontini o pezzi composti da altri grandi autori del periodo ed estrapolati da spartiti originali, quindi poi arrangiati, armonizzati ed eseguiti con grande rigore da musicisti esperti e competenti.

Cinzia e Rita Levi Montalcini

Cinzia e Rita Levi Montalcini

Il personaggio? Rita Levi Montalcini. Eravamo infatti a Roma, a Villa Medici, chiamati a rappresentare la Sicilia ad una serata di gala, invitati da Leo Gullotta in veste, in quella occasione, di organizzatore ed erano presenti grandi nomi della politica, della cultura e soprattutto Rita Levi Montalcini. Mi ricordo che alla fine del concerto mi  avvicinai a questa donna piccolissima e immensa, per salutarla e regalarle il nostro cd. Lei mi accarezzò il viso e mi disse: “Ma grazie, è per me? Ci sono le canzoni che ho sentito stasera? Mi sentirò in Sicilia, ci sono stata quando avevo 18 anni, che bel mare che avete!…  Lo ascolterò volentieri per sentirmi ancora in quella tua Terra bellissima dove sono stata da giovane e che non ho mai dimenticato”… Ho una foto con lei di quella sera e la tengo cara come un oggetto prezioso. Tra le cose che mi piacerà lasciare a mia figlia quando non ci sarò più, c’è questo ricordo. Purtroppo debbo dirti che, come al solito, questa ricerca importante che avrebbe dato lustro alla cultura musicale catanese è stata, manco a dirlo, snobbata e tenuta sotto silenzio da chi contava in quel momento…Ecco le cose che detesto di questa città”.

A proposito di pregi e difetti della città dell’Elefante, quali ostacoli hai incontrato nella tua attività e cosa blocca, secondo te, la Catania teatrale e culturale?

“L’unico ostacolo da sempre, per me, è stato la politica: non ci ho mai voluto avere a che fare ed allora ogni volta è stato ed è davvero difficile, perchè senza questa non si muove foglia!  Anche la Catania culturale e teatrale è bloccata dalla politica, un cancro maligno ed aggressivo, impossibile da curare. E siamo tutti malati terminali”.

Chi è nella vita di tutti i giorni Cinzia Caminiti e chi vorrebbe essere?

Cinzia Caminiti (Ph. Roberto Fuzio)

Cinzia Caminiti (Ph. Roberto Fuzio)

“Mi ritengo un’artista d’arte varia, una specie di artigiana. Una che ogni volta si rimbocca le maniche e suda, studia, si prepara, si emoziona, si arrabbia e che alla fine di ogni messa in scena si ripete: questa è l’ultima e poi puntualmente ci ricasco e ricomincio.  Ecco il vizio,  vissuto, a volte, pure con i sensi di colpa nei confronti di me stessa e della mia famiglia alla quale, spesso, sottraggo tempo. Sono una persona pratica e semplice, non mi piace il lusso e neanche mi piace ostentare “ricchezze o competenze” che non ho. Mi accontento spessissimo di quello che possiedo, che ritengo sia già tantissimo: Una casa che mi piace, un buon marito, una figlia splendida, la salute che ci accompagna e un lavoro che quando c’è mi piace da impazzire. Sono pure ottimista e penso che prima o poi ci rimetteremo in sesto e attendo la risalita. Sono paziente e saprò aspettare il miglioramento. Chi vorrei essere? La fata turchina”.

A cosa stai lavorando e quali i tuoi prossimi impegni?

Gianni Nicotra e Cinzia Caminiti

Gianni Nicotra e Cinzia Caminiti

“Ho nel cassetto, cinque progetti libro e aspetto di trovare una casa editrice che non voglia denaro  per pubblicarli, che ci creda quanto ci credo io e soprattutto aspetto di trovare  il momento giusto per tirarli fuori. In questo momento sono impegnata con la ripresa delle prove dell’ultimo spettacolo “Cose di Sicilia”, uno scrigno dove, da sempre, conservo cose: Storie, canti, oggetti, parole, voci, profumi… tutte e solo “cose di Sicilia”. Un lavoro, questo, della maturità. Da sola in scena, “io me la canto” e “io me la racconto” con il solo aiuto alla chitarra di Gianni Nicotra. Quest’estate è già andato in scena in uno scenario magico all’interno della rassegna “Libri & teatro d’aMARE” al Lido Tre Gabbiani: sotto le stelle e la luna, sulla spiaggia e il mare alle spalle, cantare e raccontare ciò che avevo custodito per tanti anni nel cuore è stato fantastico, teatro e bellezza, un connubio fondamentale per fare cultura”. 

Locandina della rassegna

Locandina della rassegna

Infine un sogno, un desiderio che vorresti realizzare

“Tre desideri e un sogno, posso? Tutto è migliorabile e perciò tra i miei desideri più grandi c’è quello di riprendere, l’anno prossimo, la rassegna estiva della quale ti ho parlato inserendo pure la musica classica. Durante la stagione invernale vorrei lavorare ad uno spettacolo sul femminicidio che ho già scritto e si intitola “AmmaZZate” e mi piacerebbe riprendere “Cose di Sicilia”  da portare in  teatro. Un sogno?  Un piccolo teatro tutto mio, sognare non costa nulla, no? Desideri e sogni palpabili, terreni, facilmente realizzabili, ma c’è un desiderio e sogno insieme, al quale tengo davvero più di ogni altro: che il cinismo di questo tempo disgraziato non mi sorprenda mai, affinchè io possa continuare a trovare bellezza e poesia in tutte le cose che mi attraverseranno”.

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