Intervista con...

La parola “innovare” non riesce ad entrare nella forma mentis del sistema elefantiaco della burocrazia che tende a non “cambiare” anche a fronte di proposte valide e sostenibili.

E’ il caso del Testo Unificato della proposta di legge che disciplina l’attività di ristorazione in abitazione privata, Home Restaurant, recentemente discusso dalla Camera dei Deputati che ha mostrato una certa riluttanza mostrando un atteggiamento di chiusura nei confronti di una promettente attività di sharing economy.

Giambattista Scivoletto

Giambattista Scivoletto

“Nonostante gli inviti a “non vietare” dell’Europa e l’apertura del Ministro Carlo Calenda verso una legge snella che non “inchiodi” il settore, la proposta attuale dimostra una visione miope e riduzionista che invece di agevolare frena le attività di sharing economy a beneficio di interessi e categorie che probabilmente ne temono gli sviluppi a nostro parere del tutto immotivatamente”, spiega Giambattista Scivoletto, siciliano di Modica, amministratore del sito www.bed-and-breakfast.it, piattaforma con più di 16.000 B&B, il 30% dei quali interessati all’Home Restaurant. Anche fondatore del portale HomeRestaurant.com, directory internazionale che verrà lanciata nei prossimi mesi con già 8500 iscritti da tutto il mondo. Scivoletto coordina da mesi anche un gruppo di studio sull’Home Restaurant con 2000 iscritti:

https://www.facebook.com/groups/homerestaurantitalia/

Quali sono gli ostacoli più difficili per  i gestori di B&B?

logo_bbit“L’obbligo di acquisizione dei pagamenti solo in forma elettronica attraverso apposite piattaforme web (pagamenti da effettuare in anticipo?), il limitatissimo numero di coperti annui consentiti (1,3 al giorno in media), il tetto massimo annuale di 5 mila euro lordi, il divieto di esercitare l’Home Restaurant per alcune categorie, come i gestori di B&B, pesantemente discriminatorio, rischiano di relegare l’Home Restaurant tra le promesse mancate della nostra economia”.

Tra luci ed ombre cosa vi aspettate possa accadere ?

“Ascoltando gli sfoghi di chi ha chiuso il proprio Home Restaurant per paura delle multe salatissime, che ci sono state, e di chi invece rinuncerà al sogno di aprirne uno se passa questa legge, ci chiediamo se sia giusto che in un paese come l’Italia, che ha un’economia che si ispira a dei principi di libera concorrenza e in cui si continua a promettere sburocratizzazione, ci si possa permettere ancora di opprimere ogni, seppur timida, nuova iniziativa economica”.

Comprendiamo la difficoltà del Legislatore che ha l’obbligo di legiferare in modo da evitare la malafede di alcuni, ma le forme per prevenire e combattere l’evasione non possono essere applicate in maniera discriminatoria e senza curarsi del pericolo che si corre di soffocare la legittima iniziativa privata”.

Quali proposte intendete avanzare?

home restaurant“Chiederemo a tal proposito che l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato si pronunci preventivamente, prima che la legge arrivi in aula per il voto finale, e auspichiamo che la ripresa della discussione possa condurre ad aperture rispetto alle posizioni precedentemente espresse, valorizzando le aspettative di tanti cittadini che hanno sperato e ancora sperano che questo Parlamento, rinnovato da molti giovani, possa portare una ventata di aria fresca così come promesso”.

Per una maggiore comprensione dei fatti possiamo riassumere l’iter percorso sino ad oggi dalla proposta di legge?

“La X Commissione delle Attività Produttive, Commercio e Turismo della Camera ha emendato e licenziato, nei primi giorni di novembre 2016, una Proposta di Legge, sintesi di 4 presentate nell’ultimo anno, contenente alcuni punti che, a nostro avviso, introducono elementi discriminatori nei confronti dell’attività di H ome Restaurant e contro i principi di libera e leale concorrenza.

→ Link alla proposta di legge: https://goo.gl/ahGHn3

La proposta di legge introduce l’obbligo per chiunque voglia fare Home Restaurant di acquisire i pagamenti esclusivamente in forma elettronica e tramite la registrazione in una piattaforma digitale di terzi cui è demandata l’acquisizione dei pagamenti.

Temiamo che tale obbligo, esplicitato agli articoli 2) e 3), possa divenire un freno al naturale sviluppo dell’Home Restaurant per diversi motivi:

  1. 1)  Richiede una perizia tecnica notevole tale da scoraggiare l’apertura di un Home Restaurant ad ampie fasce della popolazione che non la posseggono.
  2. 2)  Impone la prenotazione, e di fatto il pagamento anticipato, prima della fruizione del servizio; fatto che potrebbe scoraggiare in molti la fruizione dell’Home Restaurant.
  3. 3)  Impedisce la promozione di un Home Restaurant solo attraverso il passaparola, un sito web, una pagina sui social network, costringendo gli avventori a registrarsi e a prenotare tramite mezzi digitali. Occasioni semplici ed economiche di marketing invece permesse a qualsiasi altra attività d’impresa per evitare eventuali costose commissioni da corrispondere ad ogni prenotazione”. page2image19360 page2image19520

“Riteniamo tale obbligo quindi discriminatorio nei confronti dell’Home Restaurant, rispetto a qualsiasi altra attività, saltuaria o meno, d’impresa. Ci chiediamo perché debba esistere per l’Home Restaurant e non per tutte le altre attività?

“Lo stesso discorso, prosegue ancora Scivoletto, possiamo farlo per i limiti imposti nell’articolo 5) al comma 3, in cui si vieta l’attività di Home Restaurant in unità immobiliari ad uso abitativo in cui sono esercitate attività turistico-ricettive in forma non imprenditoriale; il classico B&B, per intenderci”.

In quanti tra gli associati sono disponibili ad attivare l’Home Restaurant ?

1711“Da un nostro sondaggio risulta che il 30% dei B&B italiani sarebbe ben lieto di poter fare l’Home Restaurant e di offrire ai propri clienti anche la possibilità di pranzare o cenare, cucinando per loro i classici della cucina tradizionale del luogo. Ci chiediamo la motivazione di questo divieto di esercitare l’Home Restaurant proprio alla sua attività più complementare, quella che offre letto e colazione, se non per motivi che mirano ad introdurre per legge delle barriere al suo successo e alla sua diffusione”.

“Questo divieto, tanto quanto l’obbligo di pagamenti digitali, ci sembra violare i principi di libera concorrenza contenuti nella Legge che disciplina le attività economiche (comma 1 dell’art. 3 del D.L. 138/2017 conv. l. 148/2011), che infatti prevede che “Comuni, Province, Regioni e Stato, adeguano i rispettivi ordinamenti al principio secondo cui l’iniziativa e l’attività economica privata sono libere ed è permesso tutto ciò che non è espressamente vietato dalla legge nei soli casi di (fra l’altro): a) vincoli derivanti dall’ordinamento comunitario e dagli obblighi internazionali; b) contrasto con i principi fondamentali della Costituzione; c) danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana e contrasto con l’utilità sociale; d) disposizioni indispensabili per la protezione della salute umana, la conservazione delle specie animali e vegetali, dell’ambiente, del paesaggio e del patrimonio culturale; e) disposizioni relative alle attività di raccolta di giochi pubblici ovvero che comunque comportano effetti sulla finanza pubblica”.

home restaurantL’Home Restaurant è concorrenza sleale nei confronti dei ristoratori?

“Il numero di visitatori che andrà in Home Restaurant non intaccherà minimamente il pubblico che va nei ristoranti. Considerando i 76 miliardi di fatturato della ristorazione nel 2015, 10.000 Home Restaurant con 5000 Euro di introiti annui medi rappresenterebbero solo lo 0,065% di quell’enorme cifra.

L’Home Restaurant, però, può essere considerata un’attività concorrente, per quanto di certo non sleale. Il successo di un’economia liberista, come la nostra, si basa sull’iniziativa privata e la concorrenza è il motore che la muove.

Bloccare la concorrenza per legge è un limite e un danno allo sviluppo economico del Paese, oltre che un atto contro i principi di libera concorrenza contenuti nella Legge che disciplina le attività economiche (comma 1 dell’art. 3 del D.L. 138/2017 conv. l. 148/2011) che recita: “Comuni, Province, Regioni e Stato, adeguano i rispettivi ordinamenti al principio secondo cui l’iniziativa e l’attività economica privata sono libere ed è permesso tutto ciò che non è espressamente vietato dalla legge nei soli casi di (fra l’altro): a) vincoli derivanti dall’ordinamento comunitario e dagli obblighi internazionali; b) contrasto con i principi fondamentali della Costituzione; c) danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana e contrasto con l’utilità sociale; d) disposizioni indispensabili per la protezione della salute umana, la conservazione delle specie animali e vegetali, dell’ambiente, del paesaggio e del patrimonio culturale; e) disposizioni relative alle attività di raccolta di giochi pubblici ovvero che comunque comportano effetti sulla finanza pubblica”.

Perché non siete favorevoli all’obbligo di acquisire i pagamenti solo in forma elettronica?

“Perché tale obbligo impedirà l’85% delle aperture previste ed è un limite discriminatorio solo all’attività di Home Restaurant. Il sondaggio è stato effettuato sul gruppo di studio riservato accessibile su richiesta da: https://www.facebook.com/groups/homerestaurantitalia/

Perché i ristoratori devono sottostare a regole ferree ed a controlli sanitari e gli Home Restaurant no?

home restaurant“Perché sono regole che riguardano solo i “pubblici esercizi” e i ristoranti lo sono, mentre casa propria no. Per pubblico esercizio si intende, ai sensi della legge italiana, un locale aperto al pubblico in cui si svolga un’attività di impresa avente come oggetto la prestazione di servizi al pubblico. Il carattere di “pubblicità” di un esercizio, intesa come condizione di fruibilità del locale è dato dalla possibilità concreta per chiunque di accedervi liberamente e di poter fruire dei servizi erogati.

Casa propria non è accessibile pubblicamente; la porta non è aperta a chiunque, ma è sempre ben chiusa a chiave. Ne consegue banalmente che non è un “Pubblico esercizio” e non deve sottostare ai controlli che tali esercizi necessitano per operare. Un Home Restaurant non accoglie infatti “avventori” casuali, bensì accetta di ricevere visitatori consapevoli, dietro loro espressa richiesta.

Il fatto che non siano obbligati a sottomettersi per legge a determinate regole, non significa che gli Home Restaurant non le vogliano. La totalità di chi vuole aprire un Home Restaurant è disposto a prendere il certificato HACCP o un’assicurazione”.

L’Home Restaurant può esporre al rischio di intossicazioni alimentari?

“Non più che a casa propria, e questo rischio è nettamente inferiore al rischio di prendersi una intossicazione fuori casa. Anzi, secondo i numeri stessi della FIPE, possiamo calcolare che il rischio di prendersi una intossicazione al ristorante è il doppio rispetto al rischio di prendere una intossicazione a casa. In entrambi i casi il rischio è minimo”. 

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