Intervista con...

E’ stato un partecipato, sentito incontro quello organizzato lo scorso 23 Novembre dall’associazione culturale Zo, in collaborazione con l’Università di Catania e che ha consentito agli intervenuti di conoscere meglio, di ascoltare le parole della drammaturga Lucia Calamaro in tour siciliano (al “Vittorio Emanuele” di Messina. al “Biondo” di Palermo e Zo diCatania) con il suo ultimo e atteso lavoro teatrale “La vita ferma – Sguardi sul dolore del ricordo” che verrà proposto proprio al Centro Zo di Catania stasera, 1 Dicembre, alle ore 20.30.

Nella foto Salvo Gennuso e Lucia Calamaro

Nella foto Salvo Gennuso e Lucia Calamaro

L’incontro con l’autrice, attrice e regista Lucia Calamaro, capace di trasformare la parola da personale a metaforica, a fare di un fatto individuale, un momento collettivo, è stato moderato dalla docente di Discipline dello Spettacolo Stefania Rimini ed ha visto la presenza del regista Salvo Gennuso ed il contributo dell’associazione culturale Officine Culturali, che da anni segue processi di valorizzazione e divulgazione utilizzando anche il linguaggio teatrale. La tournèe siciliana di “La vita ferma – Sguardi sul dolore del ricordo”  è stata organizzata insieme alla rete Latitudini ed il Festival Teatro Bastardo .

La piacevole chiacchierata con Lucia Calamaro ha aperto con i giovani studenti e con gli appassionati presenti in sala, una riflessione partendo dalla nuova drammaturgia, ampliando il confronto e portandolo fuori dall’ambito tradizionalmente teatrale, ragionando sulle relazioni possibili tra il linguaggio dell’azione scenica e il patrimonio culturale, inteso come materiale concettuale e fisico.

La drammaturga Lucia Calamaro

La drammaturga Lucia Calamaro

Sollecitata dalla docente Stefania Rimini, dal regista Salvo Gennuso, dalle domande dei giovani presenti e di qualche attore, l’autrice romana Lucia Calamaro ha parlato dei suoi inizi, del suo modo di scrivere per il teatro e di tanti altri aspetti relativi all’approccio con la scrittura e con la nuova drammaturgia.

“A me le conversazioni sul nulla – ha sottolineato la Calamaromi annoiano terribilmente e di più i preamboli, i convenevoli! Quella che cerco è una vera conversazione e purtroppo è rara. Ecco quindi che voglio dare allo spettatore un momento di vera conversazione, come se stessimo veramente parlando, come se loro stessero veramente parlando di cose fondamentali. Cerco quindi di creare un’intimità fra quello che c’è lì e lo spettatore, non sempre ci riesco”.

Lucia Calamaro attrice, regista, autrice. I suoi inizi e la potenza della scrittura….

“Ho iniziato prima a fare l’attrice, poi ho fatto la regista, ma mi sono annoiata subit, e dopo un paio di regie ho di scrivere. E lì ho trovato che scrivere, mettere in scena a volte stare anche dentro, ma poco perchè allora non hai la visione dell’insieme. Debbo dire che scrivere è interessante, si crea un mondo che prima non c’è e poi prende forma. La scrittura è un luogo a divenire, sai quando inizi e non sai dove vai a finire”.

Nei suoi lavori, nei suoi testi, cosa c’è della sua vita, da cosa nascono? La infastidisce il fatto che qualcuno continua a dire che il suo è un “teatro al femminile”?

“Certamente nei miei testi c’è una componente autobiografica. Si scrive sempre per una mancanza, per me la reazione ad un momento critico mi porta ad elaborare testi. I miei lavori nascono da una idea, vengono fuori molti monologhi poi attraverso l’interazione con gli attori creo i dialoghi, le scene.

Ho deciso di non rispondere più quando mi si parla di ‘teatro al femminile’ o ‘spettacolo al femminile’. La cosa infatti mi infastidisce dato che non amo ghettizzare”.

Come spiega nei suoi testi la fusione linguistica inusuale per il teatro italiano?

“Quando scrivo sembro “posseduta” e passo da una lingua ad un altra (francese, spagnolo e italiano), in effetti sono trilingue, dato che sono stata dodici anni in Uruguay, dieci anni in Francia da piccolina, mio marito è francese, i miei figli sono bilingue, ho lavorato a teatro in Uruguay facendo tutto in spagnolo.  Nei miei testi c’è la sintesi almeno di tre lingue. Il mio stile è molto influenzato dagli echi dello spagnolo e del francese, che  poi ripulisco e passo per italianismi o neologismi”.

Nuova drammaturgia, teatro, critici e spettatori, secondo Lucia Calamaro….

“Con la nuova drammaturgia credo che si stia riprendendo a raccontare storie, a coinvolgere il pubblico, con i critici la vita non è per nulla facile, non so mai come comportarmi. Il teatro è sicuramente complesso, rozzo, in giro ci sono pochi veri artisti e la gente che viene a teatro spesso è poco preparata, legge poco o nulla e quindi non conosce. E se non conosci non ti puoi cimentare in qualcosa”.

Come vede oggi questa voglia, questo desiderio, di molti giovani di dedicarsi alla scritttura?

“Credo che bisogna provare a scrivere e farlo senza ansia di prestazione e bisogna cimentarsi per capire soprattutto se si è veramente in grado di scrivere qualcosa di importante, per se e per gli altri..”.

Secondo lei, cosa deve succedere al pubblico a teatro?

“A teatro deve tornare a succedere qualcosa. Gli spettatori devono tornare a commuoversi non per quello che succede in scena, ma perché quello che succede ti ricorda quello che è successo a te. Con i miei lavori io dico infatti che quello che mi è successo potrebbe toccare o ha toccato anche te, quindi reagisci e sentiti vicino a noi”.

I tre protagonisti della pièce di Lucia Calamaro

I tre protagonisti della pièce di Lucia Calamaro

Perchè e come è nato “La vita ferma: – Sguardi sul dolore del ricordo”?

Tutto è partito da una domanda di mia figlia-“Dove stà nonna?”- e da li si è innescato un meccanismo. Rispetto ai morti e volevo che ci si commuovesse e si ripiangesse perché i morti li abbamo dimenticati. Non conosco più nessuno della mia generazione che vada al cimitero. Si è verificata una vera e propria rimozione culturale rispetto all’intrattenimento del rapporto col morto, che va intrattenuto. Esiste infatti  il più assoluto menefreghismo generico sull’argomento ed ecco che ho voluto reinserire il germe epidermico del legame con quella dimensione, con genitori, fratelli, zii, nonni, amici che non vediamo più ma che continuano ad abitare dentro di noi. “La Vita Ferma è dunque uno spazio mentale dove si inscena uno squarcio di vita di tre vivi qualunque (padre, madre, figlia), attraverso l’incidente e la perdita. E’ un “dramma di pensiero in tre atti”, un testo che affronta la morte di un familiare e lo fa scandagliando le profondità della psiche e dell’inconscio.

Nel primo atto dello spettacolo c’è  un trasloco, una casa da svuotare, forzosamente attraversata dallo spettro e il suo voler essere ricordato bene, in quanto unico, insostituibile. Se non lì, in una casa abbandonata, dove altro avrei potuto metterlo? Nel secondo  protagonista una coppia con bambina: Lui, Riccardo storico e nostalgico fissato con Paul Ricoeur e i sinonimi; Lei, Simona, quasi danzatrice e eccentrica fissata col sole e coi vestiti a fiori; la figlia Alice, da subito troppo sensibile, fissata col voler intorno gente che le parli. Quindi la morte di Simona, dopo protratta e non identificata malattia. Nel terzo atto c’è un Alice cresciuta e a sua volta neo-madre che ritrova il vecchio padre Riccardo, sulla tomba, o quasi, della madre morta anni prima; ragionano non senza conflitti, su quell’assenza anticipata  che sempre –  e chissà se sempre meno o nel tempo ancora di più – ha marcato una rottura nel racconto illusoriamente prescritto delle loro vite. Ribadisco, in questo testo come negli altri, leggo la vita attraverso i luoghi della mancanza”.

Chi è Lucia Calamaro

La Calamaro durante le prove

La Calamaro durante le prove

Lucia Calamaro, drammaturga, regista e attrice, si forma a Parigi con Thomas Richard, Le Coq, Philippe Gaullier, comincia la sua ricerca a Montevideo – Uruguay – dove dirige una piccola compagnia di ricerca. Gli spettacoli sono ispirati sia da interrogativi personali che dai testi letterari di Boris Vian, Juan Carlos Onetti, Fernando Pessoa, Augusto Roa Bastos. Nel 1998 a Parigi partecipa alla creazione della Ethnoscenologie (studio comparativo di spettacoli in vivo), insieme al sociologo Jean Duvignaud e al professor Jean Marie Pradier, fondatori della disciplina. Si avvicina al Clown con Philippe Gaullier e con l’argentino Gabriel Chame. Nel 2001 torna a Roma con una borsa di specializzazione in Drammaturgia Antica e Versificazione. All’inizio lavora come attrice per Giuseppe Marini poi nel 2003 fonda la compagnia Malebolge e inizia il suo percorso drammaturgico. Nel 2011 ha iniziato un particolare percorso di scrittura e di produzione che l’ha portata a realizzare lo spettacolo “L’origine del mondo, ritratto di un interno” con cui ha vinto 3 premi UBU tra cui miglior nuovo testo italiano o ricerca drammaturgica. Nel 2012 esce il libro “Il ritorno della madre”, a cura di Renato Palazzi con Editoria e Spettacolo con i suoi tre testi migliori: “Tumore”, “Magick”, autobiografia della vergogna e “L’Origine del mondo, ritratto di un interno”. Nel 2014 ha debuttato a Roma, al Teatro India, con “Diario del tempo, l’epopea quotidiana” prodotto dallo Stabile dell’Umbria e dal Teatro di Roma in collaborazione col Teatro Franco Parenti. Insegna drammaturgia alla scuola Civica Paolo Grassi di Milano dal 2014.

Locandina dello spettacolo a Catania

Locandina dello spettacolo a Catania

Scheda di “La vita ferma: – Sguardi sul dolore del ricordo”

Scritto e diretto da Lucia Calamaro

Con: Riccardo Goretti, Alice Redini, Simona Senzacqua

Assistenza alla regia: Camilla Brison e Giorgina Pilozzi

Disegno luci: Loic Hamelin

Scene e costumi: Lucia Calamaro

Contributi pitturali: Marina Haas

Accompagnamento e distribuzione internazionale: Francesca Corona

Una produzione: SardegnaTeatro, Teatro Stabile dell’Umbria/Terni festival

In collaborazione con: Teatro di Roma, Odéon – Théâtre de l’Europe, La Chartreuse

Centre national des écritures du spectacle e il sostegno di: Angelo Mai e PAV

Durata: I ATTO 50 minuti / II ATTO 60 minuti/ III ATTO: 40 minuti

Video dello spettacolo

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