SpettacoloTeatro

C’era tanta attesa, tanta curiosità a Catania per il nuovo testo “La vita ferma, sguardi sul dolore del ricordo” della drammaturga romana Lucia Calamaro, proposto lo scorso 8 Dicembre al Centro Zo di Catania, nell’ambito della mini tournèe siciliana (Palermo, Catania e Messina), nell’ambito della rassegna “Altrescene preview 2017”.  Effettivamente si tratta di uno spettacolo di impatto e di contenuti profondi, ricco di riflessioni e la Calamaro, acclamata e premiata drammaturga, in tre tempi di quasi tre ore, è anche in veste di regista ed è artefice delle intriganti scene e dei colorati costumi. Supportata dagli impeccabili Riccardo Goretti, Simona Senzacqua e Alice Redini, l’autrice presenta al pubblico un testo tutt’altro che semplice (per la sua profondità e per le sue tematiche intricate e irte di citazioni e sussulti), proponendo la sua particolare visione, il suo punto di vista sul dolore del ricordo e su come in noi rimane o scompare il ricordo dei nostri cari defunti.

Nella foto Simona Senzacqua e Riccardo Goretti

Nella foto Simona Senzacqua e Riccardo Goretti

La pièce, sempre all’ombra di una improvvisa scomparsa (quella della moglie e madre), passa da  una casa dove sta avvenendo un trasloco, tra scatoloni, abiti e libri, ad una sala d’aspetto di un medico, ad un imprecisato incontro tra padre e figlia, dialogando su un ricordo. Si racconta la vita di padre, madre, figlia attraverso l’incidente e la perdita e lo spettacolo è volutamente costruito, incastrando presente, passato e futuro, per ingigantire la riflessione sul problema del dolore-ricordo e sulla separazione improvvisa tra vivi e defunti.

Definita dalla stessa drammaturga romana come un “dramma di pensiero”, la pièce, mette a dura prova lo spettatore con un registro stilistico, con un linguaggio, con dei contenuti incentrati sulla parola, cioè quando la vita “si ferma” proprio alla ricerca del ricordo di qualcuno o di qualche suo particolare. Nei suoi tre corposi atti il lavoro appare, a tratti, come una cervellotica ed introspettiva riflessione sul problema della colpevolizzante gestione interiore dei morti, sul lutto e sulla sua elaborazione, non sempre facile per ognuno di noi.

I tre protagonisti sulla scena, nevrotici, insicuri e contemporanei (Riccardo, Simona e Alice), non parlano di morte, del morire o di quello che accade dopo, ma affrontano in modo discorsivo, sotto forma di pensiero-riflessione, la questione dell’esistenza dei morti in noi, del loro ricordo spesso poco fedele o all’altezza della persona defunta.

Abili, ben definiti nei loro personaggi Riccardo Goretti (nel ruolo dell’impacciato storico con la fissa di Paul Ricoeur e dei sinonimi), Simona Senzacqua (nei panni della moglie/mamma/donna eccentrica, danzatrice e amante del sole e dei vestiti a fiori) e Alice Redini (la sensibile figlia che disegna mostri, che vuole sempre gente intorno che le parli e che subisce le fobie dei genitori).

Nei tre atti quindi vengono sviscerate le vite, le fobie, del piccolo nucleo familiare alle prese con l’improvvisa morte della madre in un turbinio di parole, di richiami ad incontri, a luoghi come il terrazzo, a preferenze come la danza, ai libri ed il tutto attraverso l’elaborazione del lutto. Si passa da momenti più leggeri ad altri più drammatici, ed il lavoro è ricco di emozioni, in una lingua immediata e senza retorica, reale e che, tra l’ironico e il grottesco, si interroga ed interroga il pubblico su cosa voglia dire la gestione interiore dei morti.

I protagonisti de "La vita ferma" (Ph. Lucia Baldini)

I protagonisti de “La vita ferma” (Ph. Lucia Baldini)

Intriganti nel primo atto la scena degli scatoloni per il trasloco o le riflessioni sul terrazzo o ancora le biglie di vetro che rotolano sullo spazio scenico e che, come stelle, illuminano il cielo scuotendo il pubblico dalla sua vita di tutti i giorni, da quella “vita ferma” all’improvviso ribaltata da un episodio imprevisto come la morte.

Alla fine pubblico in sala affascinato dallo stile, dalla scrittura efficace e pungente di Lucia Calamaro. Lo spettacolo, troppo infarcito di alti e profondi significati, di dialoghi colti, accusa a volte delle pause, ma rimane brillante ed intenso nell’alternare, come nella vita, il drammatico al comico, aprendo la porta a mille eterne domande che lo spettatore, tra gli applausi finali, finisce per portarsi dietro, interrogandosi su cosa ricorda dei gusti, delle parole, dell’essenza dei propri cari defunti. E finisce così per lasciare la sala con un senso di colpa e pensando che anche lui potrebbe finire nel dimenticatoio, in una scatola come una foto ingiallita dal tempo, come un vecchio disco o un cappellino indossato da ragazzo.

La tournèe siciliana dello spettacolo è stata organizzata insieme alla rete Latitudini ed il Festival Teatro Bastardo.  “La vita ferma, sguardi sul dolore del ricordo” è in coproduzione con SardegnaTeatro e in collaborazione con Teatro di Roma e Odéon – Théâtre de l’Europe, La Chartreuse – Centre national des écritures du spectacle.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Commenti sul post