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Un Luigi Pirandello intrigante e complicato, commovente e dolente, ma sempre con l’arma del ragionamento e dell’umanità è quello proposto al Teatro Vitaliano Brancati di Catania, per la stagione di prosa 2016-2017, nei tre atti di “Ccu i ‘nguanti gialli” (“Con i guanti gialli”), traduzione in siciliano della novella “Tutto per bene”, scritta nel 1906 e portata in scena nel 1922 da Angelo Musco, un anno dopo l’interpretazione di Ruggero Ruggeri.

Programma di sala

Con l’equilibrata regia di Turi Giordano, che fonde ironia ad umorismo amaro e con una compagnia affiatata, viene proposta sulla scena, curata da Susanna Messina, una vicenda dai contorni drammatici, ambientata in un perbenismo borghese ed ipocrita dove cova una verità, sconosciuta al protagonista, ma di cui tutti sono a conoscenza con la consapevolezza che anche il protagonista sappia la verità e taccia per convenienza. Il protagonista, ignaro di tutto, è Don Masinu Teri, capo archivista, che vive una esistenza di totale emarginazione e subisce il rapporto dell’amico commendatore Saro Nicosia, che lo aiuta a far carriera, ma gli ruba la moglie (che poi muore) e cresce la figlia Parma, dicendole che è lui il suo vero padre. Don Masinu, però, dopo aver passato l’esistenza a coltivare la memoria della moglie defunta, scopre d’essere stato tradito con quello che ha sempre ritenuto un amico e, per giunta, di non esserle padre. Si materializza, quindi l’inganno, la “commedia” perpetrata a suo danno e che lui, senza saperlo, è stato coinvolto a recitare assieme agli altri. Scoperta la verità, dopo un concitato colloquio con la figlia, è disperato, poiché è stato raggirato per la sua intera esistenza da tutti coloro che gli erano vicini. Vorrebbe uccidersi, vorrebbe vendicarsi dell’amico commendatore Nicosia portandolo alla rovina, ma poi capisce l’inutilità di rispondere al male con il male e sceglie di tenersi l’affetto della figlia non sua che, riconciliatasi con lui, comprende che il finto padre, in buona fede, non ha simulato la sua ignoranza degli avvenimenti.

Nei panni del sofferente, abbattuto e toccante don Masinu un convincente Miko Magistro che mette in risalto la sua ormai assodata esperienza nei ruoli pirandelliani, mentre Evelyn Famà ben riveste il ruolo della figlia Parma e un determinato Riccardo Maria Tarci è il gelido ed ingannatore commendatore Saro Nicosia. Il resto del cast è formato da Claudio Musumeci (il marchesino Lanzara), Margherita Mignemi (donna Sabedda Mammamìa), Luigi Nicotra (Cocò Clarino), Maria Rita Sgarlato (donna Pippinedda), Giovanni Strano (baruneddu Minneci), Antonio Castro (il cameriere di casa Lanzara) e Gianni Sineri (il vecchio domestico del commendatore Nicosia).

Gli applausi finali a regista e compagnia (Foto di Dino Stornello)

I costumi sono delle Sorelle Rinaldi, le luci di Sergio Noè e le musiche, dolorose e d’effetto, ben si adattano al dramma narrato e l’intero cast si disimpegna in modo esemplare nei vari ruoli della non facile vicenda raccontata dall’autore. Convinti e reiterati, alla fine, gli applausi del pubblico che premia così l’impegno del regista, della compagnia e apprezza soprattutto la penna, l’intelligenza e l’umorismo amaro di Luigi Pirandello che, con il personaggio di don Masinu Teri, fotografa quella ipocrisia insita nel perbenismo di una società chiusa, spietata che lo accetta perché ormai, consapevole del gioco, recita la vecchia commedia che gli altri gli hanno fatto recitare inconsapevolmente. Lo spettacolo verrà replicato sino al 22 Gennaio.

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