Intervista con...

L’abbiamo applaudita la scorsa estate al Chiostro di Ponente del Monastero dei Benedettini di Catania, in occasione del suo spettacolo “Giacominazza”, con Giovanna Mangiù ed ha ricevuto lo scorso Novembre, al Piccolo Teatro di Milano, il Premio Fersen 2016 alla drammaturgia per “A testa sutta”, un suo testo interpretato da Giovanni Carta. Stiamo parlando dell’attrice, autrice e regista Luana Rondinelli, nata nel 1979 a Roma, ma che ha trascorso in Sicilia, a Marsala, con i genitori, i primi 27 anni della sua vita.

Locandina di “Giacominazza”

Sempre in movimento, entusiasta del suo lavoro, sognatrice e malinconica, Luana Rondinelli, come attrice, ancora oggi cerca la sua strada. L’abbiamo contattata telefonicamente e le abbiamo chiesto di parlarci della sua attività, di se stessa, del teatro, dei suoi inizi e dei suoi prossimi impegni. E tracciando il profilo artistico di Luana Rondinelli vengono fuori curiosità e tanto altro, elementi che fanno conoscere meglio lo spessore, il carattere, l’entusiasmo dell’attrice ed autrice romana.

Quando hai sentito il richiamo del palcoscenico, quando è nata in te la passione per il teatro e chi ti ha sostenuta ed incoraggiata?

“Il richiamo del palcoscenico è avvenuto a 15 anni quando ho visto il mio primo spettacolo teatrale, “Il Berretto a sonagli” di Pirandello. Eravamo andati con la scuola. Quel giorno il tempo si fermò, fui letteralmente risucchiata, una sensazione strana, come se fosse stata un’arte conosciuta da sempre, ma che solo in quel momento riusciva a prendere forma davanti a me. Da quell’istante non mi sono più fermata, ho cercato di capire come poter seguire quella strada. Ad aprirmi la porta, iniziando così a fare piccoli ruoli, due compagnie amatoriali importanti della mia città, prima “Gli Amici di Totò” poi la compagnia “Teatro Nuovo”. Un periodo che mi è servito tantissimo, la gavetta, i sacrifici, la passione che mi spingeva a guardare sempre più avanti, a imparare e a capire dove mettere “i piedi”. Sono stata sostenuta da me stessa ed incoraggiata dalla gente che mi vedeva recitare, incoraggiata da Michele Perriera, il mio maestro, che mi ha trasmesso  ancora di più questa follia, la follia di crederci ancora, incoraggiata dagli occhi buoni di mio padre che, in silenzio, guardava il mio percorso non riuscendo a capire perché volessi fare teatro”.

Parlaci dei tuoi inizi da attrice e della compagnia Accura Teatro che hai fondato nel 2011…

“Dopo la scuola di teatro diretta dal Maestro Perriera a Marsala, con tre compagni del mio corso abbiamo fondato la compagnia D’altra P’arte, portavamo in scena, nella nostra città, per lo più il teatro dell’assurdo (testi di Jarry, Ionesco, Tardie etc.) con il complicato compito di avvicinare il pubblico a questo genere e di riuscire a portare gente a teatro. A 28 anni ho deciso di lasciare Marsala per trasferirmi nella capitale, una scelta, quasi un esigenza, che ha portato con se non poche difficoltà, qualcuno disse persino che ero troppo grande per provare, per ricominciare da capo, eppure arrivai con tutta la forza, l’energia e la voglia di provarci in tutti i modi. Ho frequentato il corso di teatro del “Sistina” (scuola diretta dal Maestro Garinei), ho seguito diversi laboratori, di recitazione, di regia, di scrittura ed è grazie al corso di scrittura, diretto da Marzia Pacella, al teatro Argot che è nato il mio primo testo teatrale ed è nello stesso anno che ho fondato Accura Teatro.

La Rondinelli in regia

“Accura” (“attenzione”) nasce da un’esigenza tecnica prima di tutto, dovevamo tutelare in qualche modo il cammino di questo progetto, volevo dare un identità a ciò che stava nascendo, cosi nello stesso anno del debutto di “Taddrarite” nacque l’associazione che adesso abbraccia gli spettacoli che continuiamo ad autoprodurre. Una compagnia prevalentemente al femminile, un piccolo sogno”. 

Perché “Accura Teatro” e su cosa lavorate…

“Ho scelto il nome Accura per un omaggio al mio maestro Michele Perriera, è una parola che il personaggio dell’astrologa nel testo Anticamera, scritto da lui, ripete più volte. E poi in siciliano significa “attenzione”, come un richiamo, come a voler puntare un occhio di bue sulla scena per farci ascoltare, come quella particolare attenzione di cui oggi il teatro ha tanto bisogno. Il nostro lavoro parte tutto dal testo, dalla parola, lavoriamo sulle emozioni e sul ritmo, sulla sonorità e sulla musicalità del linguaggio, il siciliano ne facilita l’intento”.

Luana Rondinelli e Giovanni Carta

Premio Fersen 2016 alla drammaturgia per “A testa sutta”. Cosa ha significato per te, per la tua attività, questo riconoscimento?

“E’ un premio che gratifica il progetto che insieme a Giovanni Carta da quasi tre anni portiamo in giro, “A testa sutta”, un testo a cui sono molto legata perché in quelle pagine ci sono io, c’è la mia Marsala, ci sono i miei ricordi d’infanzia e c’è Giovanni, le sue sensazioni e le sue intuizioni, grazie a lui di aver creduto in me per la scrittura di questo testo. Il premio arriva inaspettato e dona nuova luce anche alla mia scrittura che riceve conferme molto gradite da chi questo premio l’ha fondato come Ombretta De Biase e da Fabrizio Caleffi. Grazie al premio, “A testa sutta” è stato pubblicato ed è emozionante stringere tra le mani un testo che racchiude le tue parole”.

Il tuo genere di teatro preferito. Cosa ti piace interpretare in scena o raccontare con i tuoi testi al pubblico?

“Non c’è un vero e proprio genere che preferisco. E’ bello anche spaziare e mettersi in gioco, in scena sicuramente prediligo personaggi forti o comunque lontani da me. Mi piace raccontare storie vere, dove ognuno può vedere qualcosa di suo, non faccio morale, ma solo spunti di riflessione verso ciò che può rendere liberi umanamente ed emotivamente”.

Locandina “A testa sutta”

Le tue sensazioni in scena e le aspettative, oggi, secondo te, dello spettatore…

“In scena provo a donarmi e a sentire i miei personaggi per restituirli al meglio. Lo spettatore  vuole verità, vuole un teatro che sia vero, senza velleità, senza artefici, vuole una scrittura che arrivi dritta al cuore, vuole trasparenza, vuole identificarsi per essere un tutt’uno con l’attore fino ad essere parte dello spettacolo…il rischio oggi è di annoiarsi o di essere muti spettatori privi di coscienza”.

Nella tua attività quale personaggio o spettacolo ricordi con piacere?

“Ricordo con particolare affetto il personaggio dell’astrologa da “Anticamera” di Michele Perriera, ricordo il difficile ruolo della moglie ne “La chiave dell’ascensore” di Agota Kristof, l’esperienza al teatro Antico di Segesta con I” ciechi di Maeterlinck”, il mio debutto romano con  “Il malinteso” di Camus e poi Franca, Rosa, Maria,  Mariannina, Giacominazza e u’biunno, tutti personaggi dei miei testi”.

Giovanna Mangiù e Luana Rondinelli in “Giacominazza” (Ph. Dino Stornello)

A quale spettacolo, a quale testo, tuo o di altri autori, sei più legata?

“Ad ognuno dei miei testi per motivi diversi, a “Taddrarite” il primo testo che mi ha dato la possibilità di farmi conoscere, a “Giacominazza” in cui mi rispecchio, ad “A testa sutta” per i ricordi della mia infanzia con cui ho colorato la scrittura e poi a Shakespeare e al suo “Romeo e Giulietta”, il primo testo teatrale che ho comprato”.

Il futuro del teatro e della nuova drammaturgia…

“Vorrei non essere pessimista e pensare che il teatro si riscatti il prima possibile, riscoprendo ogni giorno di più la sua importanza vitale. Mi piace raccontare quello che succede nelle scuole quando portiamo i nostri spettacoli, i ragazzi ci scrivono e ci parlano delle emozioni che hanno provato, si crea qualcosa di magico, nonostante tutto abbiamo una  responsabilità che ci spinge a non mollare. Io darei più spazio alla nuova drammaturgia, tante sono le penne “maestre” che ci hanno regalato e che ci regalano storie di pancia e che ti riportano a teatro volentieri ma c’è anche un fermento non indifferente, ci sono giovani con idee brillanti, abbiamo bisogno di incuriosirci.. Abbiamo bisogno di riscoprire qualcosa di “nuovo”, abbiamo e hanno bisogno di una possibilità”.

Locandina “Taddrarite

“A tal proposito (su futuro del teatro), ecco le opinioni di ogni componente della mia compagnia:

Giovanni Carta: “il futuro del teatro dipende dal presente, cioè quanto noi teatranti oggi sapremo parlare al pubblico per riportarlo a teatro senza abbassare l’asticella, ma facendo riscoprire il luogo del teatro come luogo di storie, emozioni e umanità. Il luogo dell’anima dove i cellulari non possono competere. Questo è il mio augurio per il futuro del teatro”; Giovanna Mangiù: il futuro del teatro dipende dai teatranti, siano essi attori o registi o scenografi. Questo è il momento di tornare a quella che è sempre stata la funzione del teatro: la catarsi. E’ giusto che il pubblico venga a teatro per gioire, emozionarsi e, perché no, commuoversi”; Silvia Bello: in una visione realistica è molto probabile che ci sarà un sempre maggiore divario tra le varie compagnie che possono vivere di teatro alcune di queste proponendo spettacoli interpretati da nomi che riescono ad attrarre pubblico e le compagnie che, pur con interpreti professionalmente validi che lavorano da anni in questo settore e che a volte propongono nuovi testi, non riescono a sopravvivere perché il grande pubblico si allontana da questa forma d’arte che invece potrebbe riprendere la sua antica funzione sociale e assumere di nuovo un ruolo centrale nella vita del popolo”.

Ancora Luana Rondinelli

Le difficoltà per chi vuole fare teatro, i consigli ele caratteristiche dell’aspirante attore…

“Le difficoltà? Tante. Qualche tempo fa un ragazzo mi disse “Ma dopo la scuola di teatro inizierò a lavorare?” Bè lo auguro a tutti. Quello che credo è che ci sono alcune prerogative importanti per un attore: l’umiltà, la passione e la follia. Senza follia non c’è creatività e un attore deve distinguersi sempre! Auguro a chi ha veramente talento di farsi spazio il prima possibile in un ambiente in cui molto spesso il talento arriva dopo. Consiglio di non arrendersi neanche quando tutto sembra finire, di darsi sempre un’opportunità in più, di reinventarsi. Ricordo in una delle prime lezioni della scuola di teatro il Maestro Michele Perriera disse: “L’attore è colui, che ha il coraggio e l’incoscienza di reinventare la propria esistenza”.

Cosa vuol dire produrre uno spettacolo in Sicilia ed in Italia?

“La produzione di uno spettacolo è una cosa “seria”, in Sicilia come in Italia. Non credo ci siano particolari differenze, le grandi produzioni non investono su compagnie dove non c’è un “nome” e alle compagnie per andare avanti non resta che autoprodursi, scommettendo sui propri lavori, partecipando spesso a bandi e concorsi che li facciano circuitare. Si fatica tanto a farsi spazio, a trovare una strada. Noi di Accura continuiamo ad autoprodurci e cercare soluzioni che ci possano fare andare avanti, da una parte è tutto sulle nostre spalle e si è spesso in disequilibrio con tutto, dall’altra parte ogni riconoscimento ha più valore ed ogni conquista raggiunta ci regala sempre una forte emozione”.

Locandina “La Trilogia della Vergogna”

Chi è Luana Rondinelli nella vita di tutti i giorni, cosa fai nel tempo libero, quali i tuoi hobbies?

“E’ una malinconica sognatrice  in continuo fermento, è un’attrice che cerca ancora la sua strada. Nel tempo libero riordino i pensieri, le emozioni, vado a teatro, cerco nuovi stimoli e faccio altri lavori che mi permettano di affrontare la vita di tutti i giorni. Quando ero piccola i miei hobbies erano la scrittura e la musica, scrivevo poesie, piccoli racconti e strimpellavo una chitarra cantando a squarciagola, poi le parole divennero sempre più qualcosa di concreto e qualcosa in cui credere, mentre la chitarra fu appesa al chiodo”.

I tuoi attuali impegni, sogni nel cassetto, desideri ed obiettivi per il 2017…

“Dal 20 al 25 Febbraio debutta a Roma, al Teatro Due, all’interno della rassegna “Lei-attraversamenti in territori femminili”, la Trilogia della Vergogna che racchiude tutti e tre i miei spettacoli, un progetto realizzato da Società per Attori in collaborazione con il Teatro Due a cui siamo orgogliosi di partecipare. Spero nel 2017 di realizzare un progetto che mi è stato commissionato, l’obiettivo più grande invece è di riuscire a scrivere un testo che mi gira per la testa da un pò, mentre il sogno nel cassetto è quello di vedere “Taddrarite” volare ancora più in alto”.

Trailer “A testa sutta”

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