Catania News

All’alba di oggi, su delega della Procura Distrettuale della Repubblica di Catania, la Polizia di Stato ha dato esecuzione ad ordinanza applicativa di misura cautelare personale degli arresti domiciliari, emessa in data 13.2.2016 dal G.I.P. del Tribunale di Catania, nei confronti di Mauro Cappadonna, (cl. 1969), pregiudicato, in atto sottoposto alla misura degli arresti domiciliari; Salvatore Di Maggio, (cl.1975), pregiudicato; Federico Egitto, (cl. 1997); Santo Antonino Lorenzo Guzzardi, (cl. 1992), pregiudicato; Giuseppe Tomaselli, (cl.1985), pregiudicato; Luciano Tudisco, (cl.1993), pregiudicato; Angelo Vitale, (cl. 1997), ritenuti responsabili, a vario titolo, dei reati di lesioni aggravate, violazione di domicilio, interruzione di pubblico servizio e minacce a Pubblico Ufficiale.

La misura accoglie gli esiti di indagini, delegate dalla Procura Distrettuale della Repubblica di Catania alla Squadra Mobile, a seguito dell’aggressione, subita nella tarda serata dell’1 Gennaio 2017, dal medico di servizio al Pronto Soccorso dell’Ospedale Vittorio Emanuele.

Ospedale Vittorio Emanuele di Catania

Nell’immediatezza dei fatti, equipaggi dell’U.P.G.S.P., intervenuti a seguito di segnalazione pervenuta su linea 113, traevano in arresto Mauro Cappadonna ritenuto responsabile dei reati di lesioni aggravate e interruzioni di pubblico servizio, indagando contestualmente, in stato di libertà, altri quattro soggetti per i medesimi reati.

Dalle prime attività emergeva che Cappadonna aveva preteso dal medico di conoscere l’identità di una donna che aveva fatto ricorso alle cure ospedaliere, a seguito di un sinistro stradale; al rifiuto opposto dal sanitario, a seguito di un diverbio, Cappadonna inizialmente si allontanava, ritornando, poco dopo, unitamente ad altri sei soggetti che si rendevano responsabili dell’aggressione.

Le indagini condotte dalla Squadra Mobile – “Sezione Reati contro la Persona”, si concentravano in un’attenta e minuziosa visione dei filmati dell’impianto di video-sorveglianza del nosocomio e nell’escussione testimoniale di decine di persone che si trovavano all’interno del Pronto Soccorso, sia in servizio che presenti per altre ragioni: il combinato disposto di dette attività consentiva di avere un quadro chiaro ed esaustivo della vicenda – con la ricostruzione dell’antefatto all’aggressione – ovvero il rifiuto del medico di fornire loro il nominativo di una persona che, coinvolta in un incidente stradale con la vettura della moglie di Cappadonna, era stata poco prima visitata nel presidio ospedaliero- e di individuare, nonostante le oggettive difficoltà determinate dalla circostanza che i soggetti fossero travisati, tutti i componenti del gruppo che aveva preso parte al raid punitivo nei confronti del medico.

Gli aggressori all’interno del Pronto Soccorso

In particolare, dalle indagini emergeva che il Cappadonna, unitamente a Salvatore Di Maggio – operatore del Servizio Sanitario di Urgenza ed Emergenza Medica c.d. “118” – quale istigatore, Federico Egitto, Santo Antonino Lorenzo Guzzardi, Giuseppe Tomaselli, Luciano Tudisco e Angelo Vitale, quali esecutori materiali, dopo essersi introdotti con il volto parzialmente travisato da cappucci, sciarpe e scaldacollo all’interno dei locali del servizio di Pronto Soccorso dell’Ospedale Vittorio Emanuele di Catania, colpivano con ripetuti schiaffi il medico di servizio e, mentre lo stesso si trovava per terra, con pugni e calci, cagionandogli lesioni personali consistite in trauma toracico e infrazione di una costola.

L’evento causava, inoltre, l’interruzione del pubblico servizio del Pronto Soccorso del citato Ospedale turbandone la regolarità atteso che, in conseguenza dell’aggressione, il medico veniva sottoposto alle cure del caso, mentre il rimanente personale di servizio, a causa del violento sconvolgimento risentito, non era in grado di riprendere l’attività, venendo parzialmente sostituito da altro medico non in possesso delle medesime competenze dei colleghi impossibilitati, ragione per cui la Direzione del Pronto Soccorso inviava la centrale Operativa del “118” ad indirizzare le ambulanza presso altri nosocomi.

Cappadonna e Salvatore Di Maggio rispondono, altresì, del reato di minacce a Pubblico Ufficiale per avere, nella fase antecedente l’aggressione, usato minacce nei confronti del medico di servizio presso il Pronto Soccorso, che si era rifiutato di fornire loro il nominativo della donna richiesto.

Nell’ambito delle medesime indagini sono state, altresì, indagate due guardie particolari giurate dell’azienda che gestisce il servizio di vigilanza e sicurezza all’interno dell’Ospedale Vittorio Emanuele di Catania, per aver indebitamente omesso, in qualità di incaricati di pubblico servizio, di avvisare senza ritardo le Forze dell’Ordine di quanto stava avvenendo all’interno del presidio ospedaliero, nonchè di attivarsi debitamente per sedare l’aggressione in atto.

Nei confronti di Cappadonna, già agli arresti domiciliari, il G.I.P. ha disposto che gli effetti della misura cautelare decorressero da giorno 1 gennaio 2017. L’operazione è stata denominata “Emergency room”.

Il video della Squadra Mobile

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Commenti sul post