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Calcio come metafora della vita. Il mondo del pallone, così ricco di fantasia, magico, universale, coinvolgente  accompagna spesso anche storie di vita, esistenze guidate, paragonate, all’emozione nel tirare un calcio di rigore, all’attesa di una finale, alle imprese di questo o quel campione o di quella squadra. L’universo calcistico e del pallone è spesso legato al destino di un uomo, di una donna, di una storia, è incastonato in un periodo storico e che si finisce per ricordare per sempre, come le magiche acrobazie in campo di Maradona,  di “Garrincha”, Rossi o Pelè.

Di questo e di tanto altro, tra musica ed acute riflessioni, parla lo spettacolo “La Guerra di Ruggine” di Antonello Capodici, proposto al Teatro ABC di Catania, all’interno della rassegna del Teatro Mobile, prodotto da In Arte, con la regia di Antonello Capodici e la direzione musicale di Aldo Giordano.

In scena, tra un tavolinetto da bar ed una panchina bianca, oltre a Vincenzo Volo, Ilenia Maccarrone e Antonello Capodici, ci sono anche i musicisti Aldo Giordano (pianoforte), Patrizia Capizzi (voce, chitarra e percussioni), Peppe Sferrazza (basso elettrico), Salvo Montante (batteria).

Vincenzo Volo e Ilenia Maccarrone

Ma cosa racconta la pièce, chi è Ruggine e perchè si parla di calcio? Lo spettacolo, in un solo atto di circa novanta minuti, con la scorrevole regia dell’autore, Antonello Capodici, racconta il talento e la passione di Ruggine, un ragazzo simile a tanti altri e che ha una sola e grande passione: il gioco del Calcio. Il ragazzo, diviso tra partite allo stadio ed in tv e gli amici, un giorno, incontra Illy, la ragazza del bar e se ne innamora. Inizia così una storia coinvolgente, fatta di scelte, di delusioni, di scontri, di gioie semplici e inconsapevoli felicità. Ruggine ed Illy trascorrono insieme ben dieci anni di amore, scanditi da tre edizioni dei Mondiali di Calcio ed i due provano se vale la pena, nella vita, giocare fino in fondo. La loro storia, come l’esistenza di tanti altri, è una sorta di viaggio alla ricerca delle passioni implicate nella vita come in una gara sportiva. Ed il gioco più popolare del mondo, i suoi epici campioni, le sue liturgie ed i suoi miti, la musica brasiliana, i suoi assi, diventano metafora della vita. Il calcio, attraverso le sue parole, le sue regole in campo, le abilità sul manto erboso e negli stadi degli assi di ieri del pallone vengono accostate all’esistenza del protagonista, Ruggine, che in dieci anni affronta, all’improvviso, l’amore, la vita di coppia, i dubbi, le scelte, l’abbandono, l’amicizia, il tradimento e – credendo sempre all’amicizia – un probabile rischio di morte.

Una scena di “La Guerra di Ruggine”

La musica nel lavoro di Capodici si sposa ai racconti della mitica finale Uruguay-Brasile del Mondiale del 1950, della Nazionale italiana di calcio dei mondiali del 1950 e del 1982, della vittoria del Brasile sulla Svezia nel mondiale del 1958, il tutto in un mix di grandi temi e piccole sfumature del nostro tempo. Si rivedono, quindi, con piacere, miti del calcio come Paolo Rossi, la Nazionale italiana del 1982, la vittoria del Brasile sulla Svezia del 1958 con la consacrazione dell’allora diciottenne Pelè, le giocate di Manoel Francisco dos Santos detto “Garrincha” o di Cruijff.

Testo intrigante, soprattutto per gli amanti del calcio e regia agile che asseconda l’interpretazione dello stesso autore Antonello Capodici (nei panni dell’amico -esperiente e “tuttologo”- del protagonista), ma soprattutto di Ilenia Maccarrone che disegna una Illy dolce e convincente con il suo amore, le sue aspettative, la ricerca del talento e del futuro e di Vincenzo Volo che costruisce un Ruggine indeciso, spesso sospeso tra la sua passione per il calcio, l’amore per Illy e la voglia di trovare la sua collocazione nel mondo e di riconoscere il suo talento.

Fondamentale nello spettacolo l’apporto delle musiche originali di Aldo Giordano (eseguite dal vivo da una affiatata ensemble) e contenute in un CD dall’omonimo titolo, prodotto da Rec-Studio Produzioni Musicali e presentato nella nota trasmissione radiofonica “Brasil” in onda su Rai Radio1 lo scorso Novembre.

Spettatori soddisfatti e che, alla fine, tributano i meritati applausi ad uno spettacolo accattivante, ben costruito e che insegna che, soprattutto quando si vince, non bisogna mai distrarsi e che la partita, in campo come nella vita, va giocata sino in fondo e magari proprio nei tempi supplementari o nel recupero, arriva la rete della svolta e della vittoria.

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