Intervista con...

Trentaquattro anni, catanese, ma di adozione calabrese, Laura Stancanelli, sin da piccola ha mostrato interesse, curiosità per il mondo dell’arte. Diplomata in Belle Arti all’indirizzo di Scenografia e di Scultura, ha partecipato a mostre collettive e contest di scultura e nel 2013 è stata la vincitrice della Terza edizione della borsa di studio all’estero per i giovani artisti, promossa dalla Dena Foundation for Contemporary Art Paris, in collaborazione con  il  Museo MARCA e la Provincia di Catanzaro, per il soggiorno di residenza nella prestigiosa sede di ArtOmi International Arts Center di New York. Il suo lavoro è rivolto alla sperimentazione di diversi linguaggi: dall’installazione, alla performance, al video, osservando e indagando lo spazio da un punto di vista sociale, sviluppando un particolare coinvolgimento per la componente sonora in costante relazione con la composizione spaziale. Attualmente vive a e lavora come insegnante di sostegno a Milano e, comunque, mantiene vivi i contatti con Calabria e Sicilia.

Per conoscere meglio e per tracciare un profilo umano ed artistico di Laura Stancanelli, l’abbiamo contattata telefonicamente a Milano e con lei abbiamo parlato della sua tecnica, dell’arte in genere, della sua passione, del suo percorso e dei suoi prossimi impegni.

Una Esposizione

“Fin da piccola ho vissuto in un ambiente molto creativo, – spiega la Stancanelli – mia madre dipingeva e tutt’ora è una donna molto creativa e a noi figli ci ha sempre stimolato ad esprimerci creativamente. Le mie sorelle, in particolare, hanno un talento innato, loro si nutrono e vivono l’arte in maniera molto attiva e lo hanno manifestato fin da subito con molta chiarezza, mentre io, pur seguendole, quasi rifiutavo di abbandonarmi all’arte. Sicuramente mi ha influenzato un evento molto triste che ha turbato la mia vita e quella della mia famiglia, la precoce perdita di mio padre a causa di un tumore. Credo che l’arte sia venuta in soccorso, è stata necessaria per riuscire ad esprimere quello che provavo, e credo così anche per le mie sorelle, ma come dicevo io ho avuto bisogno di più tempo e di fare molte esperienze, anche distanti dall’ambito artistico, come ad esempio fondamentali sono state le esperienze maturate in contesti terapeutici e di recupero sociale.  Riguardo la scenografia una prima curiosità è nata durante il liceo, studiando autori e testi della letteratura greca classica, di seguito l’interesse si è approfondito non appena ho messo piede a teatro,  osservando scrupolosamente lo spazio che divide la platea dal palcoscenico, luogo dove tutto è possibile, affascinandomi tanto da credere che costruire mondi fantastici poteva essere un modo per cercare riparo e dove chiunque può scoprire se stesso. Motivazione che ho ritrovato nei vari linguaggi artistici che successivamente alla scenografia ho preferito  sperimentare dalla scultura, all’installazioni audio e video, alla performance). La scultura, in particolare, è stata quasi un‘esigenza sensoriale, sentire il volume, l’odore e persino il rumore della materia, riuscire ad esprimere un bisogno “sensibile”,  tangibile,  di ciò che non osavo esprimere con le parole”.

Una creazione di Laura Stancanelli

Quale aspetto predilige quando realizza le sue opere tra quello scenografico e scultoreo ?

 Sono due attività diverse, seppur simili per certi aspetti, ma credo che attraverso una io abbia scoperto l’altra. Mi capita più raramente di lavorare a stretto contatto con l’ambiente teatrale o cinematografico, quando  succede sono ben contenta di prenderne parte, è straordinaria la sinergia che si crea, ogni ruolo è intrinsecamente connesso alla realizzazione di un’unica opera. Forse quel che accomuna il mio interesse per entrambe è sul piano della tridimensionalità e anche sulla scelta dei materiali, l’utilizzo di carta e cartone, legno, schiume poliuretaniche, gommapiuma ecc.., materiali semplici, anche di scarto, impiegati nel teatro di figura. Sul piano spaziale la scenografia mi ha trasmesso una visione molto più ampia e completa della percezione che il fruitore ha dell’opera, stimolandomi all’osservazione e all’intervento sullo spazio,  luogo dove avvengono azioni e relazioni umane, spazio dove far confluire combinazioni materiche e creare paesaggi suggestivi. Praticamente è stata un mezzo che mi ha permesso di  sperimentare diversi linguaggi, in particolare quello dell’installazione, a cui la scultura è  strettamente collegata”.

Qual è il suo concetto, la sua personale idea, di “Arte”?

“L’arte ha lo straordinario potere di colpire direttamente il nostro spirito e la nostra sensibilità, ha una grande valenza educativa e terapeutica, agendo in maniera soprattutto extraverbale. Pone quesiti e dà risposte sulle infinite connessioni tra le persone, con la natura e con le cose del mondo, può mostrare verità capaci di smuovere le coscienze collettive. E’ una occasione per far sopravvivere le proprie idee e per reagire alle quotidiane contraddizioni della vita”.

Esperienze artistiche nel suo percorso

 

Cosa vuol dire per lei creare? Da che cosa parte: idea, sensazioni, stati d’animo, fatto di cronaca, fantasia?

“E’ la possibilità di esprimere in maniera diversa e libera la percezione che ho di me stessa e del mondo, trasformandola in forma visibile. Creare vuol dire entrare in contatto con la parte più vera di sé,  instaurando relazioni con le persone e con le cose che ci circondano. Ha a che fare con l’essere al mondo. Ci sono questioni in particolare che si riflettono in ciò che faccio, soprattutto di natura sociale, a partire dalle diverse condizioni di fragilità che l’uomo vive e che lo stesso ambiente subisce. Anche la mia personale sfera emotiva gioca un ruolo predominante, l’aver fatto troppo in fretta i conti con la morte mi ha costretto a vivere costantemente con un vuoto incolmabile duro da sopportare e si manifesta nell’atto creativo liberando una passionale energia che oscilla tra l’amarezza, l’angoscia e l’amore di sentirsi parte dell’esistenza”.

Altra creazione

Qual è il modo di esprimersi con le sue opere e cosa predilige quando crea?

“Diciamo che ogni opera nasce in maniera diversa, mi lascio trascinare dalla spontaneità e dall’immediatezza del gesto che un determinato materiale o emozione mi stimola a seguire. Non ho una particolare preferenza riguardo i materiali, la scelta è talvolta in base alle caratteristiche del materiale stesso o un semplice mezzo per amplificare un messaggio particolare. Fondamentale nella realizzazione di alcune idee è l’utilizzo della componente sonora, come concetto di memoria, Memoria Sonora appunto, un respiro capace di trasmettere la propria identità e quindi un’opera che si lascia anche ascoltare oltre che guardare”.

Come giudica l’attuale momento socio culturale e quello dell’arte e degli artisti in particolare?

“Viviamo in una società sopita da una forte apatia emotiva, l’avvento tecnologico per quanto dà nuovi e straordinari strumenti comunicativi ha reso l’essere umano più isolato e al contempo estraniato dalla sua realtà interiore. E’ una società che ci ha consumato, distratta e disinteressata, è grande la sensazione di abbandono.  C’è un enorme bisogno di fare integrazione e l’arte è in grado di costruire nuovi incontri e instaurare nuove relazioni e fortunatamente sono molti gli artisti che con grande responsabilità si interrogano e parlano del mondo che cambia con consapevole attenzione. L’arte partecipa attivamente alla sensibilità collettiva e può fare molto anche nella formazione del singolo individuo, guidando a valori che regolano il vivere comune poiché spezza le barriere che separano gli esseri umani”.

Progetto Arsura

Ci parli delle sue esperienze in campo espositivo

“Le prime esperienze espositive, mostre collettive, contest di scultura, concorsi d’arte iniziano durante il periodo di studio, nella Scuola di Scultura dell’Accademia di Belle Arti di Catanzaro, lì ebbi la possibilità di avere come docenti artisti e operatori dell’arte contemporanea, che per me sono stati di grande stimolo e grazie a loro ho avuto la possibilità di avere un primo confronto con l’ambiente artistico, in particolare l’incontro con  la scultrice Rosaria Iazzetta è stato un’importante esempio nella mia formazione artistica, la quale assieme ad altri docenti e allievi dell’accademia mi ha coinvolto a prendere parte alla mia prima mostra collettiva (Ustrumbu, Catanzaro 2011), in quella occasione sperimentai la prima performance assieme alla collega Paola Ascone,  dal titolo ASKATASUNA. SIAMO TUTTI IN PERICOLO. Fondamentale è stata la partecipazione nel 2013 ad un’importante concorso d’arte per la 3° edizione della borsa di studio all’estero per giovani artisti promosso dalla Dena Foundation for Contemporary Art Paris, in collaborazione con  il  Museo MARCA e la Provincia di Catanzaro,  per cui mi aggiudicai un soggiorno di residenza nella prestigiosa sede di ArtOmi International Arts Center nell’Hudson River Valley di New York, con il progetto Listening Room, un’installazione sonora site specific, che riproponeva le sembianze di un grande muro che respirava attraverso le voci e le memorie di uomini e di luoghi, raccolti in itinere durante la residenza newyorkese.

Il progetto ideato è stato motivo di sviluppo per successive installazioni site specific realizzate in altre occasioni espositive a cui ho partecipato, come la mostra Fuori Confine nel 2013 al Museo Marca di Catanzaro e alla mostra collettiva Concentrica nel 2014, in cui artisti emergenti e artisti già consolidati nel panorama artistico calabrese uniti per un intervento culturale nel territorio calabrese. Nel Maggio del 2016 ho presentato la mia prima personale presso la galleria d’arte StudioDieci a Vercelli intitolata ARSURA, con installazioni e sculture, nella quale sempre predominante la componente sonora a suscitare l’incessante dialogo tra diverse realtà. La scorsa estate, presso lo spazio Ex Comac di Soverato (Catanzaro 2016), è stata la volta del nuovo progetto in evoluzione ideato e realizzato assieme all’artista e amico Ehab Halabi Abo Kher, dal titolo Natura Umana. Punto di Partenza, performance e installazione audio/video”.

Soddisfazioni e delusione nel suo percorso artistico…

“L’arte mi ha permesso di unire la necessità della trasformazione della materia all’incontro con persone e luoghi, richiamandomi alla sperimentazione della performance nella quale ho iniziato un viaggio alla scoperta di me stessa,  della mia forza e dei miei limiti, questa è una grande soddisfazione. Per carattere, sia nel percorso artistico che nella vita personale, non sono portata a costruirmi delle aspettative, con consapevolezza preferisco abbandonarmi di gran lunga alle possibili situazioni di incontro che si creano e si evolvono durante il percorso di crescita e di conseguenza è raro per me provare delusioni”.

Ancora una creazione dell’artista

Laura Stancanelli nella vita di tutti i giorni: come si definisce, i suoi passatempi, pregi e difetti…

“Di natura sono un turbolento e complicato animale sociale che si nutre di esperienze  sempre nuove e diverse, puntualmente vengo catturata da qualche curiosità che attira la mia attenzione. In passato la mia socievolezza col mondo non era così esternata, anzi tendevo a nascondere le mie fragilità manifestando molto spesso un forte senso rabbia e di frustrazione, ma fortunatamente crescendo e facendo esperienze anche in ambito sociale ho attenuato queste emozioni scoprendo il piacere di condividere più consapevolmente anche altre caratteristiche della mia personalità. Nella mia vita come dicevo ho scelto frequentemente di addentrarmi nei contesti più marginali della società, ho avuto la possibilità di conoscere e lavorare all’interno di comunità di accoglienza e centri terapeutici, a stretto contatto con persone che vivevano situazioni di disagio, un’influenza che credo anche questa sia scaturita dalle scelte lavorative dei miei genitori, mio padre era un umanissimo chirurgo anestesista e mia madre con straordinario coraggio si è sempre occupata di prevenzione e sostegno della persona in particolare nell’ambito delle tossicodipendenze. Ho uno straordinario amore per la Natura e per i suoi privilegiatissimi abitanti, appena posso cerco sempre di ritagliarmi un pò di tempo per trascorrere in luoghi naturali, con lunghe passeggiate ed esplorazioni che spesso diventano fonte di ispirazioni per nuove idee”.

Quali sono gli obiettivi, i progetti, i sogni, a breve e lunga scadenza, di Laura Stancanelli?

“In questo momento sto lavorando ad una serie di sculture “morbide”, utilizzando imbottiture di vecchie tappezzeria e cuscini, assemblati a rami e scarti di vari oggetti di uso comune, a continuare il processo di mutazione delle sculture presentate alla mostra Arsura e a nuove sperimentazioni performative collegate ad installazioni audio video.  In progetto nuove collaborazioni per l’attivazione di esperienze creative di condivisione e integrazione in contesti di disagio, che affrontano il tema della casa e dell’identità sociale come luogo invisibile a cui dare forma e concretezza. Come idee a lungo termine, mi piacerebbe iniziare un progetto di matrice “familiare”, con le mie sorelle, che mi hanno spesso aiutato nella realizzazione dei miei lavori ed  avendo caratteristiche e competenze diverse so che potrebbe essere interessante realizzare un progetto unitario,  insieme siamo una forza maggiore”.

L’artista Laura Stancanelli

Chi è Laura Stancanelli

Nasce a Catania nel 1982, di adozione calabrese. Diplomata in Belle Arti all’indirizzo di Scenografia e di Scultura, partecipa a mostre collettive e contest di scultura, nel 2013 è la vincitrice della 3° edizione della borsa di studio all’estero per i giovani artisti, promossa dalla Dena Foundation for Contemporary Art Paris, in collaborazione con  il  Museo MARCA e la Provincia di Catanzaro, per il soggiorno di residenza nella prestigiosa sede di ArtOmi International Arts Center di New York; successivamente è invitata a Parigi  dalla stessa fondazione parigina per prendere parte alla collettiva  Primavera2 rivolta agli artisti in residenza presso il centro culturale CNEAI= (Ile des Impressionistes,  Chatou  Paris).

Nel 2014 prende parte alla residenza d’arte Pinetum 01 Far P-Arte  presso Villa Gaeta a Moncioni di Montevarchi (Ar) , e successivamente alla mostra Fuori Confine al Museo Marca di Catanzaro. Frequenti sono le collaborazioni alle attività ed  alle iniziative  nei centri di accoglienza e di recupero della Associazione Comunità Progetto Sud di Lamezia Terme e all’Accademia di Belle Arti di Catanzaro; non mancano le collaborazioni con artisti nella realizzazione di progetti condivisi. Nel 2016 ha presentato la prima personale intitolata Arsura presso la galleria d’arte StudioDieci di Vercelli.

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