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Partecipato incontro stamattina alla Camera di Commercio etnea dove si sono ritrovate le sigle di Confcommercio Catania con il presidente Riccardo Galimberti,  Confesercenti con Salvo Politino, Confcommercio Ragusa con Enzo Buscemi, Coldiretti con Giovanni Pappalardo e Casartigiani Siracusa con Michele Marchese, una cordata che ha voluto chiarire la propria posizione in merito alla “Querelle Camera di Commercio del Sud Est”, ovvero all’accorpamento delle Camere di Catania, Ragusa e Siracusa e sugli ultimi sviluppi della vicenda.

“Abbiamo convocato questa conferenza stampa – ha ribadito nel suo intervento il presidente di Confcommercio Catania, Riccardo Galimbertiper fare chiarezza su una vicenda, quella dell’accorpamento delle Camere di Commercio di Catania, Ragusa e Siracusa, che ormai è scaduta nel ridicolo e che dimostra, ancora una volta, che in Sicilia e più in generale in Italia, le cosiddette “questioni di opportunità politica” prevalgono anche nei processi di auto determinazione e auto governabilità che la legge prevede per la costituzione degli Organi Camerali i cui unici titolati sono le Associazioni datoriali rappresentanti delle imprese e non la politica con le sue questioni”.

La cordata che fa capo a Confcommercio Catania

Durante l’incontro è stato distribuito un documento in cui si riassume la posizione della cordata guidata da Concommercio Catania e che è stata poi ribadita dai vari interventi.

Questo quanto recita il documento: “Riteniamo sostanziale, però, fare una debita premessa per confutare alcune illazioni messe artatamente in campo, secondo le quali Catania (non si sa bene chi), voglia prevaricare i territori di Siracusa e Ragusa imponendo l’accorpamento delle tre Camere: La volontà di accorparsi è stata manifestata, atti alla mano, dai Consigli Camerali delle Camere di Commercio di Siracusa (Presidente Ivan Lo Bello), Ragusa (Presidente Giuseppe Giannone) e Catania (Commissario ad Acta, nominato dalla Regione Sicilia Roberto Rizzo),  con delibere assunte in data 21 Febbraio 2015 (sono passati ben due anni invece dei normali 90 giorni che la procedura prevede).

Non ci risulta che tali delibere siano state estorte, atteso che sono state liberamente votate a maggioranza dai Consiglieri delle due Camere, Siracusa e Ragusa, e dai rappresentati delle Associazioni datoriali catanesi all’uopo convocate dal Commissario Rizzo per altro senza che ne avesse l’obbligo (con buona pace del Governatore Crocetta che ora, ma solo ora, dichiara che non era favorevole all’accorpamento: ecco il manifestarsi delle cosiddette “questioni di opportunità politica” essendosi ricandidato alla carica di Governatore).

La legge, sia nella vecchia stesura che nella nuova, consente alla provincia etnea di poter conservare la propria Camera di Commercio, senza dover procedere ad alcun accorpamento, in quanto il numero delle imprese attive iscritte alla Camera di Catania supera di gran lunga il minimo previsto dalle normative (prima 80.000 ora 75.000), e, se ciò non bastasse, perché è Città Metropolitana.

Ciò lo si sapeva sin da quando il Governo Renzi gettò le basi della riforma delle Camere di Commercio in Italia.

Onde fugare qualunque maldicenza, quindi, ribadiamo, così come dichiarammo allora pur con qualche dubbio derivante dall’aver letto i bilanci della Camera di Siracusa, che l’accorpamento dei tre territori contigui, in un’unica Camera di Commercio del Sud Est, può produrre un notevole valore aggiunto in termini di sviluppo territoriale e benessere sociale. In questa ridicola querelle una sola cosa è sicura: che Catania continuerà ad avere la propria Camera di Commercio.

Un momento dell’incontro di stamattina

Non entrando nel merito delle vicende giudiziarie in corso (chi vivrà, vedrà!), vogliamo inoltre rimarcare che i due anni ormai trascorsi sono serviti a qualcuno per pilotare il rinnovo della Sac e della Soaco e servirà, se si arrivasse a fine del prossimo mese di Giugno senza accorpamento, a tentare di pilotare proponendo, avendone titolo per legge in qualità di Presidente Unioncamere, altri improbabili accorpamenti, che dovranno, giocoforza, passare dalla revoca ministeriale di almeno due dei decreti di accorpamento emanati a suo tempo dal Ministero: il primo che riguarderà Catania e il secondo che riguarderà o l’accorpamento di Palermo o quello di Trapani.

Infatti l’attuale legge non consente a Siracusa di poter avere una propria Camera non accorpata. Questo lo dovrebbero sapere, ma non ne siamo sicuri, il Governatore Crocetta e l’Assessore Maria Lo Bello (che ha dichiarato nella sua relazione al Ministero sulle procedure di accorpamento, in data 13 Febbraio 2014,  che: “Per quanto detto pertanto non si rilevano ad oggi fattori ostativi all’insediamento del nuovo consiglio della Camera di Commercio di Catania, Ragusa e Siracusa” comunicando, al contempo, il rinvio della convocazione dal 14 febbraio al 28 febbraio), che hanno chiesto, in tal senso, il parere al Ministro, e lo dovrebbe sapere, ma non ne siamo sicuri, lo stesso Ministro che rimbalza la palla alla Conferenza Stato Regioni il cui parere, qualunque esso sia, non supera l’attuale normativa. A meno che non si presenti un disegno di legge che modifica i requisiti minimi di sussistenza delle Camere di Commercio previsti dal decreto Madia. Qualunque sia la modifica, comunque, Catania ha ed avrà la sua Camera di Commercio.

Al di là di ogni altro “fumus” contano gli atti ufficiali che sostanziano, ad oggi, l’iter di accorpamento che ha origine dal Decreto del Ministro dello sviluppo economico 25 Settembre 2015 “Istituzione della Camera di Commercio, industria, artigianato e agricoltura di Catania, Ragusa e Siracusa della Sicilia orientale” e si conclude con il Decreto Presidenziale emanato da Crocetta di Costituzione e composizione del Consiglio Camerale a seguito dell’emanazione del D.P.R. n. 694 del 30.12.2016. A meno che chi ha emanato, smentisca se stesso”.

Stamattina la cordata che fa capo a Confcommercio, ha anticipato che è pronta a tutelarsi in sede legale,  riconoscendo, però, di attendere l’esito della Conferenza Stato Regioni invocato dal ministro Carlo Calenda.

“Come Confcommercio Catania – ribadito nel suo intervento il presidente Riccardo Galimberti abbiamo dichiarato che, in base a notizie a cui fa riferimento lo stesso assessore Mariella Lo Bello, in sede di controllo sarebbero state segnalate oltre 3.800 imprese negli elenchi di 2 associazioni artigiane aderenti alla cordata contrapposta alla nostra. Notizie che peraltro sarebbero già state trasmesse all’autorità giudiziaria”.

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