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Dopo l’inaugurazione, la scorsa settimana, della nuova residenza artistica della Compagnia Fabbricateatro nella Sala Giuseppe Di Martino, intitolata con orgoglio al mai dimenticato regista e maestro per tanti attori catanesi, in via Caronda 82-84, a Catania, riprendono il 16 Marzo e fino al 19 (ore 21.00 e domenica alle 18.00) le repliche del nuovo spettacolo di Fabbricateatro, “Il Principe” nella visione ed adattamento teatrale e regia di Elio Gimbo che, ancora una volta, scavando nelle pieghe più profonde, studiando le opere dei grandi della letteratura italiana – stavolta è toccato al celeberrimo testo di Niccolò Machiavelli – cerca gli agganci, gli spunti, i ponti con le inquietudini, con le domande e con le indecisioni dei nostri giorni.

L’interno del Centro teatrale Fabbricateatro

La compagnia Fabbricateatro, dopo aver celebrato i suoi 25 anni di attività nella sua nuova casa, la Sala Di Martino, insieme a tutti coloro che hanno partecipato alla sua nascita ed alla sua crescita (attori, registi, autori, operatori culturali, musicisti, tecnici, maestri pupari ecc.) si è voluta regalare, grazie al “deus ex machina” del gruppo, il regista catanese Elio Gimbo, un nuovo, interessante, emozionante lavoro che ricordandoci i dettami del grande Machiavelli e le sue regole per conquistare e mantenere il potere, stimola anche a riflettere sul nostro quotidiano, sulla famiglia, su certe paure e valori.

Festa con amici di Fabbricateatro per la nuova Sala Di Martino

Abbiamo visto la pièce, un atto unico di circa 40-50 minuti, durante le prove, ma abbiamo poi voluto rivederla in occasione della prima, ritrovando altri aspetti, altri spunti su cui ci si potrebbe fermare a discutere dopo la conclusione della rappresentazione, come accadeva prima nei dibattiti dopo i film dei grandi registi o dopo certi spettacoli d’avanguardia.

Dobbiamo dire che lo spettacolo propone al pubblico, collocato in sala a ridosso dei tre interpreti, una particolare riflessione sulla trasmissione del potere nella cultura italiana, focalizzando l’attenzione su un determinato nucleo familiare (padre, madre, figlio). Il regista, col suo adattamento e con un intelligente montaggio delle azioni, avvalendosi di pochi oggetti scenici sparsi per la sala (libri ammassati, una macchina da scrivere, un feretro coperto da una bandiera rossa con l’immagine di Che Guevara, tanti gratta e vinci, un coltello e una rosa, uno schermo tv ed un cellulare), propone nel nuovo spazio di via Caronda tre personaggi: un padre, una madre ed un figlio alle prese con i progetti, le inquietudini, le aspettative, le delusioni degli italiani contemporanei. La capacità ed abilità di Gimbo sta nel leggere ed accostare, secondo una visione vicina alle inquietudini attuali, la fine tecnica di scrittura del Machiavelli in una convincente sequenza di veloci battute e azioni, che animano i personaggi in un gioco scenico ispirato dalla più scottante contemporaneità.

I tre protagonisti durante lo spettacolo

Sotto l’attento sguardo del pubblico si muovono in scena un figlio, che si interroga sul potere ed i suoi genitori che si scontrano e poi convergono sui principi della sua formazione. Nei loro incontri-scontri c’è la necessità di mantenere il potere, ma i principi democratici cozzano contro quella strategia. L’atto unico invita, quindi, a riflettere sulla scalata e sul mantenimento del potere, tema di grande attualità che il regista legge, mettendo sul piatto, focalizzando ed ingigantendo una miriade di aspetti.

I protagonisti della pièce sono Sabrina Tellico (l’intensa e vibrante madre), Davide Scalia (il combattuto e deciso padre) ed Antonio Starrantino (il figlio indeciso sulle decisioni da prendere e sul percorso da seguire). Previsti poi, nel finale, gli interventi di Massimiliano Tellico, Alessandra Guglielmino e Sabrina Tellico  che cantano la celebre “Father and son” di Cat Stevens. Un ruolo  importante per la riuscita della rappresentazione lo rivestono il gioco luci di Elvio Amaniera e la scelta delle musiche: apprezzate infatti la dirompente “Tira a campà” di Enzo Jannacci oltre che il noto brano di Cat Stevens. Estremamente attenta la regia di Elio Gimbo, i costumi sono curati da Fabbricateatro.

I protagonisti de “Il Principe”

Da rilevare che ne “Il Principe” le varie azioni sceniche (una sorta di dialogo-diversità di vedute tra genitori e figli), richiamano i funerali o la resurrezione, la morte dei libri o della democrazia, della giovinezza o della vecchiaia, degli ideali o della speranza. Resiste, però, sempre con il mito del Che, l’illusione della rinascita, della rivoluzione, per scardinare la nostalgia, i falsi ottimismi e l’illusione di un sistema becero ed obsoleto.

Lavoro, quindi,  che suggerisce tanti spunti di riflessione, anche dal punto di vista dello sguardo, della visione della pièce: si può privilegiare, preferire, il lato, l’opinione del figlio o quello del padre o della madre. Come accaduto con “Discorso su noi italiani”, “Faust”, “Riccardo III” ed il recente “Finale di partita”, anche stavolta lo studio del celeberrimo testo di Machiavelli, porta il regista Elio Gimbo ad impostare una pièce che guarda alle problematiche politico-sociali dei nostri giorni ed il pubblico, alla fine della messa in scena, oltre ad apprezzare la neonata Sala Di Martino, apprezza le intenzioni del regista – non nuovo a queste operazione. Spettatore che riscopre poi la straordinaria attualità della scrittura e del pensiero di Machiavelli, tutt’altro che lontana da noi e dalle nostre paure ed inquietudini mascherate da un falso e vuoto benessere, regalando ai protagonisti dell’operazione i meritati applausi.

Nella nuova Sala Giuseppe Di Martino, in via Caronda 82-84, “Il Principe” verrà replicato da oggi, 16 Marzo (ore 21.00) a domenica 19 (ore 18.00) e poi l’ultimo ciclo di repliche è previsto da giovedì 23 a domenica 26 Marzo.

Il promo dell’inaugurazione della Sala e dello spettacolo

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