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Si presta a mille spunti, suscita tanti interrogativi ai piccoli spettatori, ma anche ai loro genitori presenti in sala, lo spettacolo “L’albero” di Marco Renzi, proposto al “Roots” di Catania, in via Borrello 73, con la regia di Franco Giorgio, produzione Centro Teatro Studi di Ragusa.

L’originale messa in scena si sviluppa in un atto unico di circa 60 minuti e si avvale oltre che della colorata scenografia e dei costumi di Daniela Antoci, delle musiche originali di Peppe Arezzo e Pietro Vasile, del gioco luci di di Giorgio Baglieri e vede protagonisti sulla scena, nei loro singolari ruoli, Adriano Gurrieri e Salvo Paternò. L’allestimento scenico è di Marie Scollo, Roberta Beren Di Giorgio, la sartoria è di Rosaria Blandino.

Una scena de “L’albero”

Ma di cosa parla lo spettacolo? Si tratta di un racconto che offre ai più piccoli, ma anche ai grandi, una visione semplice, scanzonata, rilassante della vita dell’uomo sul nostro pianeta (forse una sorta di Paradiso terrestre, pulito e regolato dalle giuste leggi di Madre Natura), popolato da due esseri con un ruolo non definito: una via di mezzo tra clown, folletti, uomini, che trascorrono la loro giornata vicini, tra un fiumiciattolo che scorre tranquillo ed un albero dal quale raccolgono delle gustose mele che dividono in armonia, così come i pesci del fiume. Le loro giornate sono tutte uguali e tranquille: si alzano, si lavano, pescano, mangiano, parlano, si riaddormentano. Sono soli e probabilmente gli unici esseri viventi esistenti, visto che nessun altro umano si è mai visto da quelle parti. Tutto scorre tranquillo sino a quando, un giorno, uno di loro trova, per caso, uno strano e curioso oggetto: una campanella. Ecco allora nascere l’idea di indire la prima riunione con il primo scampanellio. Riunioni su riunioni i due, ripensano, a poco a poco, ad alcuni concetti fondamentali della loro esistenza come nazione, bandiera, estraneo, diversità. Ebbene il semplice gesto di sedersi e parlare, che avevano sempre fatto, adesso con la campanella e la riunione diventa qualcosa di importante, di ufficiale e finisce per cambiare il loro modus vivendi, il loro stare insieme, il loro modo di vivere il territorio, di confrontarsi e di affrontare l’eventuale “altro” che non hanno mai visto.

Nascono, quindi, limiti, confini, bandiere, sigle, muri, cannoni, obblighi e paure e divieti: insomma la loro vita cambia e da felici ed indipendenti i due strani omini si complicano la vita quotidiana sino a quando decidono di tornare indietro, alle origini: abbattono il muro che li divide, ignorano i confini e tornano ad essere liberi e felici come prima.

Il regista Franco Giorgio

Spettacolo lineare, dai tanti significati e che, con la scorrevole regia di Franco Giorgio, mette in risalto la divertita interpretazione di Adriano Gurrieri e Salvo Paternò che riescono a dare brio alla vicenda, regalando sorrisi e riflessioni profonde a piccoli e grandi che, alla fine in sala, non hanno fatto mancare gli applausi ad uno spettacolo che ha una morale ben precisa, ossia che, spesso, noi stessi ci creiamo delle regole che ci complicano la vita, alziamo muri, barriere, incentivando così l’incomunicabilità e rendendo la convivenza, il libero vivere, davvero difficile, chiudendoci nel nostro mondo, isolandoci e facendoci prendere dalla paura dell’altro. La soluzione? Vivere di semplicità ed in armonia con il mondo e con i nostri simili. Senza muri, barriere, ipocrisie ed inutili paure.

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