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“Scantàrisi di l’ùmmira so’(Avere paura della propria ombra” e “Macari ‘i pùlici c’hanu ‘a tussi…(anche le pulci tossiscono)” mi sembrano detti popolari di grande attualità.

Sembra esistere una psicosi per cui l’antagonista del Catania è qualcosa d’ineffabile, sfuggente, che blocca muscoli e intelletto anche davanti alla pochezza altrui, qualcosa assomiglia, appunto, alla propria ombra.

La rete segnata da Di Grazia

Così, il Catania “ha fatto tossire” il Melfi, la Paganese e – di recente – anche il Catanzaro. Perché, se è vero, in quest’ultimo caso, che gli etnei hanno colpito due legni, è anche vero che hanno subito due reti inammissibili: palla sbatacchiata al centro dell’area e polpetta! Alla faccia dei gran colpitori di testa che, sino a poche settimane prima, componevano la miglior difesa di Lega Pro. Oppure: “scarabocchio” a centro campo e zacchete! Suicidio bell’e buono. A quel punto, puoi sbattere il muso contro tutte le traverse che vuoi… Se la palla non entra, continui a fare tossire tutte le pulci…

Associarmi a forme di protesta che prevedano l’allontanamento dalla squadra? Non credo che si debba tifare a favore delle squadre catanesi militanti in altre discipline, maschili o femminili, come forma di protesta per qualcos’altro. Del resto, che cosa avrei dovuto fare, dopo aver visto perdere il Catania in casa con il Sora (22 febbraio 1998; C2)? O essere eliminato in semifinale dalla Turris nello spareggio per la C1, dopo un misero 0-0 in casa (31/5/1997) e una sconfitta per 1-0 (8/6/97) allo stadio Partenio di Avellino? Scrivo e dico quel che penso, senza peli sulla lingua, da spettatore, da tifoso pagante… Questo sì. Limitandomi a esprimere un punto di vista, il mio, che non ha la pretesa di essere assoluto, neanche quando raccoglie gli umori circostanti, diffusi; magari, cercando (cosa difficilissima!) di scherzarci su, tentando di farlo con ironia…

I tifosi della Curva Nord al “Massimino”

Sembra che una legge non scritta vieti la caccia alle streghe… Legge inutile, se le streghe non esistono. Ma quali altre – se non l’insicurezza – possono essere state le cause che mercoledì hanno ridotto la squadra a imbambolarsi – nel secondo tempo – al punto da sembrare in balia degli “imperiali fontanieri” pugliesi?

Da qualche anno, è diventato difficile trovare una, UNA causa definita; mentre, per potere trovare un antidoto è indispensabile conoscere il male. La situazione dura, da quando è stato costruito (si disse) un organico per “andare in Europa”, sino a oggi, quando si dice (a dirlo non sono io che mi limito a sperarlo) di puntare agli spareggi per la promozione.

Che pensare, quando tutti gli avversari ripetono (col sapore del ritornello sarcastico) che hai i migliori giocatori, che sei da primato, e – invece – perdi con normalissimi operai del pallone? E ci tengo a precisare che non ho ancora cambiato idea: rimango dalla parte degli operai. Ma non fa bene alla salute vedere un Barisic, granitico (cioè, immobile come il granito), guardare con inspiegabile sufficienza (alterigia o che altro?) gli eventi, senza un gesto, senza uno scatto (era il più “fresco”, in tutti i sensi), girarsi di spalle quando c’è da ricevere un passaggio, evitare qualsiasi contrasto, utile anche al semplice decorso del tempo. Ciò all’apice dello sconnesso arrembaggio dei pugliesi (oggi, sesti) nel vano tentativo di evitare la sconfitta, fra una traversa che cigola, un Pisseri che “anticipa” di testa – fuori area – l’avversario lanciato a rete, un Russotto che recupera nella propria metà campo palloni che non ha a chi passare…

Sino al fischio dell’arbitro e alle sue braccia protese verso l’uscita che generano indescrivibile sollievo! Neanche se avessimo affrontato Higuaín e compagni…

Continuerò ad andare allo stadio indossando – sinché resisterà e le temperature lo permetteranno – la storica tuta della Galex (G-aucci ALEX), ditta perugina che vestiva il Catania di tempi non del tutto dissimili. Poi vennero Baiocco, Mascara, Izco, Gomez, Simeone, Montella… Il passato non si cancella; già domenica la vittoria appena assaporata sarà il passato; la speranza, invece, sarà sempre il futuro.

Salvo Nicotra

Salvo Nicotra si è occupato di così tante cose da sentirsi – talora – come uno che non ha concluso niente (lo diceva anche Luigi Tenco ma lui era un grande!)… Laurea in Lettere all’Università di Torino con tesi in Storia del Teatro (più precisamente, sull’attualità dell’Opera dei Pupi; Antonio Attisani, relatore; Alfonso Cipolla, correlatore), regista teatrale, uomo di cultura e di sport, ha collaborato sin dalla (lontana) giovinezza e collabora – nella “maggiore età” – con varie testate giornalistiche; nella “precedente vita” è stato lavoratore pubblico e dirigente sindacale.

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