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E’ certamente uno spettacolo forte, estremamente coinvolgente e che permette a tutti noi di riflettere e di analizzare le tragedie, i pericoli, le ossessioni che, provenienti dal passato, si rivolgono al presente. Gli Ambulacri del Teatro Greco Romano di Catania ospitano fino a domani 28 Maggio, dalle 20.15, la mise en espace “Troiane, canto di femmine migranti”, rielaborazione drammaturgica di Nicola Alberto Orofino che per dare voce alle donne del mito si è rifatto a fonti classiche: Iliade e Odissea di Omero e le due versioni di Troiane dovute ad Euripide e Seneca.

Marta Cirello (Ph. Gianluigi Primaverile)

La pièce, strutturata come percorso itinerante nei meandri polverosi ed affascinanti degli ambulacri del Teatro Greco Romano, prevede per il pubblico sette stazioni con altrettanti monologhi o scene di circa 10 minuti ciascuno. Con la regia di Nicola Alberto Orofino ed i costumi e le scene di Vincenzo La Mendola, lo spettacolo ha una durata di circa 80’ e si inserisce nel percorso della rassegna “Altrove”, promossa dal Teatro Stabile di Catania nei luoghi storici della città.

Silvio Laviano (Ph. Gianluigi Primaverile)

Il pubblico, organizzato in gruppi di 15 spettatori per volta, intrigato dal percorso negli antri del Teatro Greco Romano e dalla inconsueta collocazione degli interpreti dei sette monologhi, viene coinvolto nelle drammatiche vicende delle Troiane Euripidee, le donne vittime di guerra che attendono la loro assegnazione come schiave ai vincitori. Un’attesa carica di ansia e affanno che si trasforma in dolore concreto e straziante all’annuncio delle destinazioni delle rifugiate. Da una stazione all’altra lo spettatore incontra la sofferenza, il dramma di personaggi, di donne offese nel corpo, distrutte nell’anima come Cassandra, Ecuba, Elena, Polissena, Criseide, Andromaca.

Valeria La Bua (Ph. Gianluigi Primaverile)

Il lavoro vive sull’interpretazione sofferta, convincente – nei vari ruoli –  di Egle Doria, Silvio Laviano, Luana Toscano, Alessandra Barbagallo, Lucia Portale, Marta Cirello, Valeria La Bua che fanno rivivere allo spettatore le tragedie, le ansie, le atrocità delle guerre, di ieri e di oggi, facendo riflettere su come sia ottuso, inutile e orrendo ogni conflitto, con popolazioni sradicate dalle proprie terre e un calvario di donne.

Lucia Portale (Ph. Gianluigi Primaverile)

Grazie alle interpretazioni dei protagonisti si ritrovano caratteri, tipi, debolezze e prepotenze, pericoli ed affanni che riconosciamo oggi per strada, nei nostri percorsi quotidiani.

La regia di Nicola Alberto Orofino da un senso compiuto, solenne, alla proposta itinerante ed il pubblico, dalla prima alla settima ed ultima stazione, riceve in cambio emozioni forti in un luogo sacro ed affascinante, applaudendo con soddisfazione la proposta e gli intensi interpreti. Aderenti al contesto ed alla mise en espace i costumi e le scene di  Vincenzo La Mendola, assistente alla regia è Gabriella Caltabiano.

Luana Toscano (Ph. Gianluigi Primaverile)

Esempio di teatro civile, la pièce punta l’indice contro l’assurdità e l’insensatezza della guerra e della violenza, denuncia il sopruso contro il debole che si ripete più e più volte nella storia, demolisce gli eroi di sempre mettendo in luce il loro lato peggiore.

Egle Doria (Ph. Gianluigi Primaverile)

Si racconta, quindi, l’olocausto dei popoli della violenza e le analogie con il nostro tempo sono spaventosamente evidenti. Donne e bambini sono i vinti della storia, popolo senza armi ma capace, con la sola forza della parola, di eternare il loro ricordo nei secoli. Dentro il loro messaggio di amarezza e sconfitta si innesta il lamento di tutti gli uomini e le donne vittime nella storia di guerre e soprusi.

Lo spettacolo è prodotto da “La bottega del pane” in collaborazione con il Teatro Stabile etneo.

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