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L’addio di Francesco Totti al calcio giocato ha suscitato ovunque commenti unanimi ed affettuosi saluti ad un grande campione dello sport che ben ha rappresentato anche l’intero paese, oltre al proprio attaccamento ai colori giallorossi dai quali mai si è separato nell’arco della sua splendida carriera agonistica. Senza ombra di dubbio alcuna, giocare in altri club gli avrebbe, di certo, garantito maggiori riconoscimenti internazionali, come il Pallone d’oro, se solo avesse scelto di lasciare la Capitale. Una scelta di vita, ormai rarissima, in un mondo globalizzato, regolamentato esclusivamente da interessi di natura economica.

CronacaOggiQuotidiano propone ai suoi lettori una testimonianza scritta con il cuore da un tifoso giallorosso, capace di esprimere tutto il suo amore verso il Capitano, con passione sportiva, ammirabile senso di appartenenza e quel pizzico di fair play che riesce a mettere tutti d’accordo sul definire Totti uno dei più grandi talenti della storia del calcio mondiale.

“Questa mattina mi sono svegliato molto tardi, durante la notte ho dormito con la mia frequenza accesa per riascoltarmi la radiocronaca della partita e l’addio del Capitano…ho sognato in giallorosso situazioni surreali, interpolate da suggestivi richiami a ciò che il mio subconscio aveva accumulato dalle emozioni della giornata appena vissuta. Mi sono svegliato troppo tardi per trovare una copia, dico una sola copia del Corriere dello Sport…tutto esaurito! Ho iniziato allora la caccia alla copia proibita, ma non c’era più niente da fare. Un tifoso juventino, diciamo un tifoso di una qualsiasi squadra che gli consenta di godere quasi ogni anno della propria vita, potrebbe dire…possibile che sparisca così in fretta in una città grande come Roma una copia di giornale che commemori la fine agonistica di un campione ? Manco avessero vinto la Champions League ! Che poveracci ! E qui si ferma la banalità del pensiero, si arresta la capacità, per chi non vive come noi il pallone, di comprendere appieno cosa significhi l’esclusività di sentirsi rappresentati da un campione come Francesco Totti.

Qui a Roma, chi veste questa maglia, vive una quotidiana fusione tra la propria passione e la città che gli ha dato i natali e lo accoglie, una fusione imprescindibile che risiede nel DNA di ciascuno di noi che ieri ha gioito, ha pianto e che oggi ricomincia il proprio peregrinar con un pizzico di malinconia…. Chi non è della Roma non può capirlo, non perché sia un cretino, ma perché gli manca quel DNA. Qui da noi, ogni accadimento che fa sussultare nel bene o nel male un tifoso, è per sua natura già parte della vita dello stesso, sul trasporto di un coinvolgimento che non ha eguali in nessuna parte del mondo, almeno così come lo si vive qui in città e questo è dovuto al carattere esclusivo con cui ci si identifica nella maglia e nei colori che portano il nome di Roma. Un tempo potevamo contarci facendo l’appello, adesso siamo un po’ di più, ma quando festeggiamo un avvenimento, noi non siamo invitati come tifosi qualunque a celebrare, siamo noi i protagonisti e festeggiamo a casa nostra. Noi riempiamo l’Olimpico, il Circo Massimo, Piazza del Popolo, Piazza Venezia, ogni via, ogni piazza, ogni quartiere e festeggiamo per mesi e non finiamo mai di festeggiare, sempre e solo qui da noi, nell’esclusività di casa nostra, tra le nostre mura e la nostra gente e non nelle piazze o nelle vie di Catania, di Sassari, di Firenze, Bologna, Bari, Catanzaro, Milano o Torino, come un qualsiasi tifoso juventino, interista o milanista.

Noi siamo esclusivi ma non esclusivisti, noi non ci confondiamo ma accogliamo, noi non condividiamo ma invitiamo, noi non ci mescoliamo ma più siamo e meglio è, siamo solo noi, romani e romanisti ed abbiamo anche la presunzione di accogliere chiunque ci tifi nel resto del mondo come un nostro fratello, logisticamente apolide, ma affiliato nei colori, appartenente alla nostra storia di giallorossa quotidianeità. E questo (forse! ndr) uno juventino, un interista o un milanista non potrà mai capirlo perché non lo ha mai vissuto, così come non potrà mai capire che ieri ognuno di noi ha lasciato sul campo un pezzo importante della propria vita, una storia che aveva fatto da collante ai ricordi della vita di un quarto di secolo di ciascuno di noi, una storia che è già leggenda ma che scorrerà per sempre nelle vene di chi ha avuto il privilegio di viverla. Poche parole per provare a spiegare perché stamane già alle 11.00 non si trovava per tutta Roma una copia del Corriere dello Sport…”provare a spiegare”, già, perché anche in questo caso, ciò che si prova è praticamente impossibile da descrivere a parole . Grazie Capitano, per sempre uno di noi ! Chiudo augurando ai miei tanti cari amici juventini di vincere anche la Champions e fare il triplete. Ne hanno bisogno, perché per loro l’appartenenza risiede nelle vittorie sul campo e non, comunque accadano, ed è proprio in questo che loro si sentono rappresentati e ne hanno fatto la loro scelta “vincente”: milioni di anonimi apolidi sparsi per il mondo sotto una bandiera che appartiene a tutti e quindi a nessuno”.

Vito Squillaci, un tifoso della Roma

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