Intervista con...

L’abbiamo applaudita recentemente al Chiostro dei Minoriti di Catania, in occasione del suo spettacolo “Studio per Carne da Macello” ed è già pronta ad affrontare l’estate 2017 carica di nuovi impegni teatrali. Stiamo parlando dell’attrice, autrice e regista catanese Valentina Ferrante, sempre in movimento, entusiasta del suo lavoro. Ha studiato recitazione a Catania alla scuola del Teatro Stabile ed a Roma con Enzo Garinei, Lina Wertmuller, Piera Degli Esposti, Alvaro Piccardi, Lindsay Kemp e Serena Sinigaglia. Ha lavorato in varie produzioni cine-televisive ed è anche scrittrice ed autrice di spettacoli teatrali. Nel 2014 ha fondato con Micaela De Grandi la compagnia Banned Theatre, con artisti provenienti dalla Sicilia, dalla Puglia e dalla Polonia. Abbiamo chiesto a Valentina Ferrante di parlarci della sua attività, di se stessa, del teatro, dei suoi inizi e dei prossimi impegni.

Valentina Ferrante…pensierosa

Quando hai sentito il richiamo del palcoscenico, quando è nata in te questa passione e chi ti ha sostenuta ed incoraggiata?

“La passione per il teatro nasce con me ed in me. Da sempre votata al gioco del travestimento e dell’interpretazione di personaggi a me “estranei” sono stata instradata dai miei genitori che mi portavano sin da piccolissima nei più grandi teatri. Al momento di trasformare questa passione in un lavoro ho incontrato, però, qualche ostilità da parte loro. Ma alla fine ho vinto io… almeno così mi hanno fatto credere!”.

I tuoi inizi ed il tuo percorso artistico…

“Ho iniziato ad 11 anni con Turi Greco, figlio del caro e stimato amico di famiglia Nando Greco. Insieme a lui mi sono cimentata per due anni con la clownerie e poi subito dopo ho iniziato a studiare danza. Seguono vari corsi, uno molto formativo con Piero Ristagno e Monica Felloni i quali hanno sicuramente influito molto sul mio modo di intendere il teatro, ovvero un luogo di creazione e non di mera interpretazione. Un anno alla scuola del Teatro Stabile di Catania con Romano Bernardi, un anno di perfezionamento alla scuola Ribalte di Enzo Garinei a Roma e tanti seminari con Lindsay Kemp (meraviglia!), Antonio Calenda, Alvaro Piccardi, Serena Sinigaglia”.

“Dostoevskij Carnaval”

Parlaci della tua compagnia Banned Theatre….

“Come parlarti del mio grande amore in poche parole? Banned nasce quasi per gioco, per permetterci di portare in un festival romano un esperimento teatrale tratto da un laboratorio con un regista pugliese. Formiamo l’associazione e da lì ha il via una lunga serie di “compiti” da svolgere. Devo ringraziare pubblicamente due persone che ci hanno dato grande fiducia nonostante la nostra giovane “età associativa”. Giovanni Anfuso che ci ha assegnato dei temi da svolgere all’interno della manifestazione I-Art e allo Stabile di Catania, regalandoci l’opportunità di far nascere due spettacoli che ho nel cuore: Segni di mani femminili, la storia della dottoressa ebrea Virdimura e della comunità ebraica a Catania nel medioevo e Studio per Carne da Macello sul femminicidio.  Il secondo ringraziamento va a Nicasio Anzelmo, direttore artistico del Calatafimi Segesta Festival, che ha creduto in noi mettendo in cartellone la nostra Lysistrata, spettacolo che gira ancora e girerà i Teatri di Pietra quest’estate. E poi c’è Micaela De Grandi con cui formo la premiata ditta, compagna meravigliosa di viaggio. Con lei scriviamo i testi ed elaboriamo le regie…ma cuciamo anche i costumi, disegnamo le locandine, curiamo le relazioni pubbliche e combattiamo con Inps, contributi e commercialisti. Tutto rigorosamente homemade. La nostra forza è l’unione ed anche le nostre differenze caratteriali. Devo dire che ci completiamo perfettamente”.

“Segni di mani femminili”

Cosa hai provato nell’interpretare uno spettacolo sul femminicidio?

“Ho provato smarrimento quando Giovanni Anfuso ci ha assegnato il tema (ideatore della rassegna dello Stabile “Altrove- Il teatro va in città”). Devo confessare che io non l’avrei mai scelto, anche Mica credo. Perché detestiamo il modo con cui questo tema è solitamente trattato. Detestiamo i simboli… scarpe, panchine rosse, reggiseni. Detestiamo il modo violento in cui la televisione ed internet parlano di vittime ed assassini. Detestiamo tutto ciò che è troppo spettacolarizzato, gettato in pasto. Abbiamo voluto mostrare l’orrore allora, abbiamo cercato di far capire come i modi di parlarne siano a volte più orrorifici dei fatti stessi. La nostra è una società senza dignità ormai, la stessa dignità che essa toglie alle donne uccise. Siamo tutti colpevoli, uomini e donne e questo è ampiamente spiegato in scena dalla nostra psicosessuologa Susanna Basile. Sai qual è l’assurdo? Che il pubblico, uscendo da teatro, si accorge di avere persino riso… agghiacciante, no?”.

Le protagoniste di “Studio per Carne da Macello” (Ph. Barbara Artemis)

Cosa pensi del rapporto uomo-donna, ieri ed oggi?

“Non è cambiato nulla. Ci sono gli uomini e ci sono le donne. Con la complessità dei loro rapporti. Solo che oggi ci sono anche internet e la televisione e ne scopriamo le magagne”.

Qual è il genere di teatro che prediligi e cosa ti piace interpretare in scena o raccontare con i tuoi testi al pubblico?

“Non ho particolari preferenze, mi piace tutto, mi piace vedere e fare tutto. Amo il teatro greco, questo credo che si evinca dalle nostre regie. Ho una preferenza spiccata invece per quel che riguarda il modo di lavorare: amo l’improvvisazione, amo gli attori quando sono liberi perché sono stupefacenti”.

Le difficoltà, i limiti del teatro e dell’offerta lavorativa per chi vuole fare l’attore, per chi vuole produrre un nuovo spettacolo, in Sicilia ed in Italia?

“C’è una domanda di riserva? Che dire… armatevi di pazienza e caparbietà e partite. Non c’è molto spazio, specie per le giovani realtà guardate spesso con sospetto o peggio ancora ignorate. Solo pochi illuminati capiscono che il teatro è eterno movimento e che ha bisogno di energie nuove per rinnovarsi e rinascere. Il resto puzza di naftalina”.

Il futuro del teatro e della nuova drammaturgia…

“Il futuro del teatro è nella nuova drammaturgia o comunque nel rielaborare i grandi classici e renderli aderenti ai nostri tempi. Cosa che faccio spesso e che farò con la nostra prossima fatica: Le nuvole da Aristofane che debutterà al Teatro Antico di Segesta il prossimo 17 Agosto”.

Una scena di “Lysistrata”

Cosa provi in scena?

“Emozione è la parola. Unica e sola”.

Quale personaggio o spettacolo ricordi in particolare?

“Sicuramente l’orfanella de Il Vitalizio, dall’omonima novella di Pirandello con l’adattamento di Andrea Camilleri e la regia di Walter Manfrè, spettacolo elegante e prezioso. La Medea di Peter Stein al teatro greco di Epidauro. Ma ce ne sono tanti altri, ognuno mi ha lasciato un regalo. E poi Studio per Carne da macello perché per la prima volta ho sentito il pugno nello stomaco del pubblico, perché con questa messinscena abbiamo scatenato il dibattito e in tanti hanno sentito il bisogno di esprimere per iscritto le proprie sensazioni. Mai vista una simile partecipazione”.

Chi è Valentina Ferrante nella vita di tutti i giorni e  cosa fai nel tempo libero?

“Il teatro non mi lascia tempo… d’altronde è lui il mio hobby, il mio lavoro, mi diverto insieme a lui. Ogni tanto litighiamo come in tutte le relazioni amorose che si rispettino, ma non è quasi mai colpa sua! Ah, dimenticavo, adoro la natura. Solo quando sono immersa nel verde sento la mandibola che cade e gli intestini che si rilassano”.

Valentina Ferrante in “Studio per Carne da Macello” (Ph. Dino Stornello)

A quale spettacolo, a quale testo, tuo o di altri autori, sei più legata?

“Decisamente a Studio per Carne da Macello per i motivi che ho elencato prima a cui aggiungo il piacere di aver lavorato con una squadra di attrici fantastiche e generose (Elisabetta Anfuso, Giovanna Criscuolo, Laura Giordani, Raniela Ragonese)  E poi amo maledettamente Mr. Aris… meglio noto come Aristofane, quella vecchia volpe aveva già capito tutto degli esseri umani!”.

A cosa stai lavorando al momento? Sogni nel cassetto, desideri per il 2017…

“Come ti dicevo io e Micaela stiamo lavorando alla messinscena de Le nuvole di Aristofane e abbiamo due sogni nel cassetto. Innanzitutto che la smettano di scrivere “regia di Valentina Ferrante e Micaela De Grandi” e che usino la ditta “Ferrante/De Grandi” perché così ci sentiamo più fighe… un po’ come le grandi coppie di registi à la page. Poi vorremmo guadagnare abbastanza soldi per poter pagare una segretaria. Cosa credi? Anche le registe/autrici/organizzatrici/attrici piangono…e vorrebbero andare in vacanza almeno una volta l’anno!”.

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