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Rigoberto Uran si aggiudica la nona tappa del Tour con arrivo a Chambery battendo di un copertoncino buono Barguil. Froome al comando di una classifica generale  stravolta nelle posizioni di rincalzo. Secondo è Aru a 18’’, terzo Bardet a 55’’.

La tappa regina di mezzo Tour ha detto forse più di quel che le si chiedeva. Purtroppo le risposte più perentorie sono arrivate da un paio di cadute che hanno tolto di mezzo Porte e Thomas, ma anche la corsa vissuta non ha fatto mancare chiare indicazioni. Cominciamo dalla cronaca.

L’ormai sempre più consueto avvio da pazzi delle tappe di montagna ha lanciato in fuga di un bel drappello. L’assortimento è discreto, tanti uomini d’appoggio ai capitani, tanti che pensano alla tappa, tanti che cercano la maglia a pois, mentre la Sky si piazza in testa al gruppo in difesa della maglia. Subito in avvio una banale caduta toglie di mezzo Mori e Gesink, poi è il turno di Thomas, scivolato in discesa. Il Mont du Chat aspetta paziente, ha tante cose da dire. Quel che dirà a Contador sa di congedo. Il madrileno è il primo a perdere contatto dai migliori a metà salita. Qualche chilometro prima, Aru si era reso protagonista di un attacco in concomitanza con la richiesta dell’assistenza del capoclassifica. Nel dopo corsa il sardo dichiarerà che ha saputo dopo del problemino intercorso a Froome. I big non insistono e la maglia gialla rientra presto. Negli ultimi tre chilometri di scalata è un susseguirsi di scatti da parte di Porte, dello stesso Aru,  di Uran. La maglia gialla risponderà colpo su colpo prima di essere lui stesso a tentare la sortita. Il suo passo è diverso da quello dei rivali, tutti in fila mentre Quintana salta. Davanti, nella sua corsa parallela, Barguil si è sbarazzato della concorrenza; passerà primo in vetta ma il vantaggio esiguo non lo mette al riparo da alcun rischio. Il Mont du Chat ha ancora qualcosa da dire, lo farà in discesa. Porte, purtroppo, chiude qui la sua corsa con una rovinosa caduta nella quale coinvolge pure Daniel Martin. Bardet, invece, allunga con decisione. Raggiunge Barguil, lo stacca e cerca di raggiungere l’Olimpo. Obiettivo che non riuscirà a centrare per una discutibile santa alleanza che ai meno due chiuderà sul francese. La volata fra gente fuori mestiere sarà l’ultimo sussulto della tappa. Barguil in rimonta non riuscirà a superare Uran che ha fatto gli ultimi chilometri, sprint compreso, con la catena sul rapporto più lungo. Per il battuto anche la beffa del fotofinish che chiarisce come lui e tanti altri avevano visto male; avrà modo di consolarsi con la maglia a pois. Per Uran forse la rinascita a nuova carriera dopo un periodo oscuro, i segnali ci sono. Terzo un Froome  più che soddisfatto di come sono andate le cose. Quarto l’ottimo Bardet, quinto e sesto Aru e Fuglsang che soprattutto dalla cima del Mont du Chat all’arrivo potevano fare decisamente meglio. Quintana e lo sfortunato Martin finiscono ad 1’15’’. Contador chiude mestamente a 4’19’’.

Alla fine della fiera la frazione ci consegna un Froome che consolida la sua posizione oltre i quattro secondi di abbuono guadagnati. In salita l’anglo- keniano è parso il migliore. Aru è sembrato meno performante rispetto a La Planche des Belle Files; messo alle strette sul Mont du Chat si è comunque ben difeso. Con il ritiro di Porte resta, assieme a Bardet, il rivale più serio della maglia gialla. Tuttavia io avrei visto per  il duo  Astana un finale diverso, con il solo anglo keniano a spremersi per raggiungere Bardet. Era un’occasione più che ghiotta per dare negli ultimi chilometri una bottarella a Froome.  L’ho pure gridato più volte, ma evidentemente Chambery era troppo distante. Parigi è lontana, le occasioni buone però non sono tante e questa non era male.

La chiusura è dedicata ad un paio di caduti sul lavoro, senza per questo dimenticare gli altri. Un augurio sincero di pronta guarigione va a Mori persona squisita conosciuta sull’Etna. Altrettanto va a Porte che, suo malgrado, mi ha regalato un brivido freddo in un pomeriggio afoso.

Le discese vengono sempre dopo le salite, è la più vecchia alternanza del ciclismo che digerisco sempre peggio.

Lunedì 10 riposo. Poi, con la Periguex- Bergerac di 178 km, si tornerà in pianura, se ne sentiva il bisogno.

Turi Barbagallo (Il salotto del Ciclismo)

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