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L’obiettivo principale del progetto “Art to be actor – The experience of Giovanni Grasso” e della pièce “Vita straordinaria ri Don Giuanni Grasso – Lu grandi atturi ca pattennu ri Catania furriau lu munnu”  era quello di rivitalizzare il ricordo di un grande del passato, come l’attore catanese Giovanni Grasso, offrendo ai giovani la conoscenza di una figura chiave della scena mondiale, ponte ideale tra tradizione e innovazione, classicità e modernità.

Giovanni Grasso

Lo spettacolo, su drammaturgia di Biagio Guerrera e regia di Marcello Cappelli e Lucia Sardo, è stato rappresentato, in prima assoluta, lo scorso 27 e 28 Luglio al Cortile Platamone di Catania a conclusione di un laboratorio di approfondimento e studio che ha fatto conoscere l’arte di Grasso, permettendo di selezionare gli 8 giovani attori che hanno dato vita alla intensa pièce.

Il progetto, curato dall’Associazione Mandarakè di Marcello Cappelli e Lucia Sardo, realizzato con il contributo della comunità europea Programma Erasmus, si concluderà con un convegno internazionale ospitato dall’Università di Catania.

Sulla scena e con le proiezioni di Luca Ruzza, con il supporto delle musiche di Colapesce (al secolo Lorenzo Uccello) ed i colorati costumi di Daniela Orlando e Arianna Scalia, per circa 80’, si muovono, cantano, ballano, danzano, urlano la loro vitalità, otto giovani interpreti (Paola Andolina, Simona Buscemi, Gioacchino Cappelli, Tommaso Mirabella, Cristiano Pluchino, Benedetta Scuto, Rosario Tedeschi, Salvatore Tornitore).

Sul palco i giovani interpreti si confrontano con la tradizione e sorprendono, incuriosiscono lo spettatore. Viene così riproposta l’arte teatrale di Giovanni Grasso, figlio di puparo (1873-1930) che sconvolse la scena internazionale ai primi del Novecento con la potenza espressiva della sua arte e l’impareggiabile forza innovativa del suo metodo, ottenendo successi in tutta Europa e in America. Sulla scena, attraverso il cuntu, l’opera dei pupi, la danza, il canto, la biomeccanica teatrale, la Commedia dell’Arte, in suggestivi e frizzanti tableaux, si racconta quindi – in una dimensione sospesa tra sogno, immagini storiche e visionarietà poetica – la vita, il successo e l’opera di Grasso che, giunto in tournée fino alla lontana Odessa, tanto aveva impressionato lo scrittore russo IsaaK Babel.

Gli otto giovani interpreti (Ph. Carmelo Stompo)

Non era semplice nella drammaturgia in siciliano di Biagio Guerrera riproporre o ricostruire l’intera esistenza, il percorso, di Giovanni Grasso, ma la pièce, che esalta la voglia di fare, l’entusiasmo degli otto giovani interpreti – grazie soprattutto al lavoro registico e di assemblaggio di Marcello Cappelli e Lucia Sardo – ben riassume le imprese e le glorie teatrali del grande attore etneo, facendo rivivere la sua parabola umana e teatrale.

Alla fine per il progetto “Art to be actor – The experience of Giovanni Grasso”, per l’Associazione Mandarakè di Marcello Cappelli e Lucia Sardo, per Biagio Guerrera e per i protagonisti dello spettacolo, calorosi applausi del pubblico che, attraverso la pièce, ha potuto conoscere meglio un personaggio come Giovanni Grasso, poco celebrato e conosciuto proprio a casa propria.

I saluti finali (Ph. Carmelo Stompo)

Ho lavorato alla drammaturgia seguendo il percorso delle prove – ha spiegato Biagio Guerrera. Da un lato ho attinto a materiali testuali già esistenti, ad opere interpretate dalla compagnia di Grasso, tra gli altri D’Annunzio e Capuana. Poi ho inserito testi nuovi, quelli dialogici nati dalla improvvisazione degli attori e quelli più lirici, per comporre una partitura ricca e polisemica. E’ stato bello disseppellire e riportare in vita questo patrimonio e farlo con dei ragazzi di vent’anni, è stato bello accendere un fuoco”.

“Mi sono limitata a dare qualche suggerimento – ha aggiunto Lucia Sardo -. Il merito è tutto di Marcello Cappelli. Doveva essere un romano come lui ad accorgersi che Catania non onorava uno dei suoi più grandi talenti. Se in Emilia Romagna avessero avuto un genio del calibro di Grasso, a quest’ora ci sarebbe un Festival, dei premi a lui intestati, un gemellaggio con l’Actors Studio di Lee Strasberg e in qualche modo ispirato dall’arte dell’attore catanese”.

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