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Lodi, centrocampista del Catania, ha chiesto scusa per il rigore sbagliato contro il Siracusa. “In bianco”, però, c’è andato (ovviamente) Bianco! Le scuse del numero dieci misurano più o meno un paio di centimetri… Se, infatti, il tiro fosse andato pochissimo più in “qua”, avremmo parlato di un capolavoro, di una realizzazione davvero esemplare, impossibile da intercettare per un portiere – per di più – già a terra dall’altra parte. E – in barba alle affermazioni della controparte – parleremmo, ancor più a ragione, di giusto risultato.

Francesco Lodi (Ph. calciocatania)

Bianco, tecnico degli aretusei, ha affermato – secondo plausibile copione – che il Siracusa avrebbe meritato di più ma, intanto, “in bianco” c’era andato lui! Anch’io penso che avrebbe meritato di più; esattamente uno 0-3 “educativo” accompagnato da esemplare squalifica del campo. Mi risulta, invece che sia stata comminata un’ammenda di 2500 euro “perché propri sostenitori durante la gara lanciavano sul terreno di gioco numerosi oggetti tra i quali in particolare alcune pietre ed una bottiglia piena d’acqua”. Una decisione sconcertante e indecorosa della solita “ingiustizia sportiva”, considerata, tra l’altro, la recidiva; al Catania (anche per minori intemperanze) le sanzioni sono state inflitte sempre con offensiva truculenza. Mi si perdoni: che schifo!

Non c’è alcun rancore nei confronti della maggior parte dei “cugini” siracusani; ne conosco alcuni – un caro amico, in particolare, che viene allo stadio con me – e tifano anche per il Catania.  Il “tifo” è colore, calore, spettacolo, anche se – come dice la stessa parola – può essere una malattia potenzialmente degenerativa. E non guarda a latitudini o longitudini. Per questo il divieto di trasferta costituisce sempre una sconfitta per tutti, anche per lo Stato, che, tramite le proprie istituzioni, sembra ignorare migliori strumenti preventivi. Poi, le stoltezze accadono comunque e si può anche sostenere che, se ci fossero stati i “tifosi” etnei, le cose sarebbero potute andare peggio. Grazie tante! Si può considerare questa come tesi consolatoria o meritevole di plauso?

Abbraccio Mazzarani-Pisseri (Ph. calciocatania)

In ogni caso, checché se ne dica (anche da parte di autorevoli personalità come l’A. d.), per me quello col Siracusa è un “derby” come potrebbe esserlo anche quello con il “Sangiovannilapunta”. Anche se preferirei definirlo con un termine italiano.

Secondo la Treccani, infatti: «derbydàabi› s. ingl., usato in ital. al masch. (e comunem. pronunciato ‹dèrbi›). – 1. Importante corsa al galoppo … istituita in Inghilterra nel 1780 da Edward Stanley, 12° conte di Derby (donde il nome)…». Mizzica! E chi c’entrunu i scecchi? Calma! Arriva il secondo significato: «2. Per estens., gara, incontro molto importante in competizioni sportive di altro tipo, e spec., nel calcio, tra due squadre della stessa città o regione, o anche tradizionalmente rivali». La degenerata esterofilia italica ha, dunque, mutuato un termine coniato per gli equini (anche se qualche “scecco” di troppo c’è sempre) per farne l’ipotesi sub “2” che non include né esclude incontri come quello di sabato, cui è mancata soltanto la presenza “in loco” dei tifosi rossazzurri, idealmente evocati dai calciatori esultanti verso la tribuna vuota dopo il fischio finale (come già in passato – 1 marzo 2009 – a Palermo in occasione del mitico 0-4).

Innegabile è che il turno sia stato “buono” per il Catania. Ma, come raccomanda Lucarelli, occorre evitare distrazioni di qualsivoglia natura, esaltazione prima di tutto.

I conti si fanno al termine ed essi sono la somma di un’infinità di singoli momenti, da affrontare – uno per volta – con quell’umiltà che questa squadra sembra possedere e che è stata alla base del successo anche sui “leoni azzurri”.

Salvo Nicotra

Salvo Nicotra si è occupato di così tante cose da sentirsi – talora – come uno che non ha concluso niente (lo diceva anche Luigi Tenco ma lui era un grande!)… Laurea in Lettere all’Università di Torino con tesi in Storia del Teatro (più precisamente, sull’attualità dell’Opera dei Pupi; Antonio Attisani, relatore; Alfonso Cipolla, correlatore), regista teatrale, uomo di cultura e di sport, ha collaborato sin dalla (lontana) giovinezza e collabora – nella “maggiore età” – con varie testate giornalistiche; nella “precedente vita” è stato lavoratore pubblico e dirigente sindacale.

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