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Sabato 28 Ottobre, alle 20.45, al Teatro Comunale “La Fenice” di Biancavilla va in scena lo spettacolo teatrale “L’altro figlio” di Nino Romeo con Graziana Maniscalco, ispirato all’omonima novella di Luigi Pirandello. Composizione musicale Ennio Nicolosi,  produzione musicale Giuseppe Romeo, scene Gabriele Pizzuto e abiti in scena Rosy Bellomia.

Luigi Pirandello

Il testo teatrale di Nino Romeo “L’altro figlio”, prende spunto dall’omonima novella di Luigi Pirandello. La novella propone una delle figure di madri più inquietanti della letteratura pirandelliana: una madre che si ostina ad inviare lettere ai due figli partiti per l’America, ma che non accetta di riconoscere come proprio il figlio rimasto al paese, frutto della violenza.

Al dramma individuale della madre e del figlio rifiutato fa da sfondo il dramma collettivo delle donne del paese abbandonate dai propri uomini partiti per l’America -la prima grande emigrazione del popolo siciliano tra fine Ottocento e primi decenni del Novecento.

La trascrizione di Nino Romeo tiene conto, in sede narrativa, di tutti gli aspetti presenti nella novella, ma tende a innestarli in un’architettura drammaturgica che contrappone e sovrappone i piani strutturali del racconto.

I caratteri drammaturgici della Madre rimandano, inoltre, ai residui archetipi di una società matriarcale: così, il racconto della violenza subita, ha per sfondo una Sicilia tribale ed arcaica.

Lo spettacolo debutta domenica 22 Ottobre alle ore 18,30 al Teatro Comunale di Montedoro nell’ambito dell’iniziativa “La casa degli scrittori siciliani”.

Nella foto l’autore Nino Romeo

“Torno per la terza volta – spiega Nino Romeoalla novella pirandelliana e al testo, personale ed originale, che ne ho ricavato, a distanza di quasi vent’anni dall’ultima edizione. Allora, a tentarmi, era il rapporto conflittuale tra coro/collettività e personaggio/totem della Madre. Oggi, a prendermi, sono i diversi piani narrativi del racconto ai quali ho voluto dare consistenza in un’unica voce narrante, quella di Graziana Maniscalco.

Non si tratta però di un esercizio di stile.  Sempre più avverto l’esigenza che la scena diventi per me luogo di racconti. Un tempo i racconti li trovavamo per strada, in casa, nei luoghi di lavoro: abili affabulatori raccontavano di sé attraverso fatti ed avvenimenti, infarciti di digressioni, riflessioni, divagazioni. Oggi si racconta e ci si racconta di rado. E, persa l’abitudine al racconto, se ne è smarrita la tecnica.

Con questo spettacolo, oltre a riappropriarmi ancora una volta di una storia intensa ed articolata, vorrei trasmettere la necessità di raccontare e di ascoltare un racconto: necessità di una relazione complessa tra narratore e uditore. Questo il Teatro può farlo: perché tra attore e spettatore possono stabilirsi, a volte, relazioni necessarie ed irripetibili”.  

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