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Il Centro Zo di Catania ha ospitato, in apertura della rassegna “AltreScene/Nuova drammaturgia siciliana”  la produzione TMO (Teatro Mediterraneo Occupato di Palermo) e teatrino controverso, Mari/age”, testo e regia di Rosario Palazzolo, scrittore, regista e attore palermitano. Il lavoro fa parte con “Lo zompo” e ad altri due capitoli, del progetto “Santa Samantha Vs – Sciagura in quattro mosse” di Rosario Palazzolo, insignito del Premio Nazionale della Critica 2016.Assistente alla regia è Angelo Grasso, luci di Alice Colla, scene di Luca Mannino, costumi di Ylenia Modica,  produzione TMO – Teatro Mediterraneo Occupato con la collaborazione di Teatrino Controverso.

I protagonisti dello spettacolo

Mari/age” è sicuramente una pièce grottesca, stravagante, che fa ridere delle tragicità della vita e che, in circa 80′, coinvolge il pubblico presente, rendendolo partecipe in una sorta di pranzo di nozze. Gli spettatori infatti, che siedono in tribuna, si ritrovano sulla scena una grande e finta torta nuziale su un tavolo e dei bicchieri di plastica su un altro tavolo, con una bottiglia di spumante al centro e sul fondo un festone di tulle bianco con al centro un grande cuore che luccica sopra il tavolo degli sposi che ancora devono arrivare. Subito protagoniste-stravaganti della vicenda due figure femminili: le cugine della sposa, Fatima e Rita, (le scatenate Sabrina Petix e Viviana Lombardo) che intrattengono lo spettatore-invitato alla cerimonia con il loro dialetto palermitano e con il loro fare confuso e delirante, tra karaoke e le note di Al Bano e Romina, Fausto Leali, Gen Rosso, mentre le lancette dell’orologio sembrano impazzite e vanno avanti ed indietro, con le due donne che, con i loro convulsi movimenti e parole, cercano di creare e distruggere un equilibrio già insolito e malsano. Arrivano poi gli sposi, ovvero Samantha – Maria e il suo Giuseppe che, però, di nome fa Girolamo (i convincenti Delia Calò e Dario Raimondi) che prendono posto dietro il tavolo preparato per loro due.

Locandina

Girolamo, portatore insano e silenzioso di una storia frammentata, ad un tratto racconta che lui s’è sposato per volontà del padre senza mai essersi fidanzato e che l’amore l’ha conosciuto dalla televisione, mentre la giovane sposa Samantha  preferisce farsi chiamare Maria, come quella Madonna (resa credibile da Chiara Italiano), posizionata alle spalle del pubblico, in fondo alla tribuna, che annuisce e pare divertirsi. Samantha/Maria pare abbia poteri magici ed è infatti capace di zittire le cugine e lo sposo che, due-tre volte, cade a terra senza mai potere essere soccorso da qualcuno.

Un momento della pièce

La grottesca pièce va avanti tra dialoghi iniziati ed interrotti, gesti frenetici delle due cugine, balli improvvisati e confessioni, fino a quando Samtantha/Maria, confessa di essersi sposata senza essere innamorata di Girolamo, ma solo per migliorare la propria vita in un desolante quartiere popolare di Palermo. Ed alla fine la sposa si libera del proprio abito bianco, si annoda il collo con due funicelle e salta giù dal tavolo nuziale beffando così quella  Madonna che invita perentoriamente gli spettatori a lasciare la sala in quanto lo spettacolo è finito.

“Mari/age” è un racconto corale che si sviluppa intorno alla figura di Samantha, bambina e poi donna che nasce a Palermo e che a Palermo vive un’esistenza fatta di cugine, di santissime marie, di credenze popolari che la incoronano, suo malgrado, Madonna in terra, obbligandola a dispensare miracoli.

Testo dai contorni farseschi e grotteschi ed a tratti difficili da decifrare, con un linguaggio che sceglie i falsi miti e la violenza della Sicilia piccolo borghese. Lo spettacolo – che ha suscitato l’interesse del pubblico, alla fine prodigo di applausi – pone  l’attenzione su temi quali la religione, l’immaginazione ed il rapporto testo- spettatori.

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