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Il Piccolo Teatro della Città di Catania ha inaugurato la nuova stagione con lo spettacolo “Maruzza Musumeci – Una storia di terra, di mari, d’ulivi (e di sirene!)”, di e con Pietro Montandon, con la regia di Daniela Ardini, tratto dal romanzo omonimo di Andrea Camilleri, pubblicato nel 2007 dalla Sellerio, non ha torto, definito dalla critica come l’opera più poetica dello scrittore empedoclino.

« Ma n’autra vota, mentri sinni stava ‘n vrazzo a sò matre che taliava (guardava) il mari dal balcuni, la picciliddra disse : «  Θάλασσα! Θάλασσα! » (Il mare! Il mare!) » Una favola d’altri tempi, antichi, ricchi di atmosfere semplici e bucoliche, di riti genuini legati alle origini contadine, di un mondo vissuto per il lavoro, la terra e la famiglia.

Il mito di Ulisse, rivisitato e corretto, attraverso la figura di anti eroe di Gnazio Manisco e della sua storia d’amore per Maruzza, donna-sirena, misteriosa, affascinante, capace di sconvolgere ed inondare di magiche atmosfere l’esistenza del mite Gnazio. Una Sicilia selvaggia, rurale, intrappolata in rituali ancestrali, narrata con poesia, ironia, forza e spensieratezza anche attraverso una scena essenziale capace di rendere bene l’architettura esile e modulare adattabile al ritmo dello spettacolo.

Interprete unico, dai mille volti, Pietro Montandon, attore di comprovata straordinarietà artistica, capace di raccontare la favola con ironia e dinamicità, leggerezza e profondità, mettendo in luce gli aspetti poliedrici dei personaggi, descritti con amabile raffinatezza e semplice raffigurazione dettata da oggetti iconici perfettamente decifrabili.

Un cunto siciliano, che si snoda nell’avvicendarsi dei vari personaggi di una storia, viaggio tra realtà e fantasia, narrata da Pietro Montandon, con grande padronanza mimica, tra uno sguardo, una smorfia, una parola, interagendo con la scenografia, composta da un ulivo saraceno stilizzato, dalla mula di legno e dallo scheletro di una casa in continua mutazione,  ammaliando lo spettatore che si immerge nel racconto vivendolo quasi in simbiosi con il protagonista.

Grazie anche alla regia di Daniela Ardini, attenta nel mantenere il racconto aderente al testo di Camilleri, alle scene di Giorgio Panni e Giacomo Rigalza ed a musiche struggenti ed evocative, lo spettacolo scorre senza pause conquistando il favore del pubblico che al termine manifesta il proprio consenso con reiterati applausi al protagonista ed alla regista.

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