In scena l’8 e 9 Dicembre alle ore 21.00 al Teatro Coppola di Catania la pièce “Carena” dal poema “Carène” di Yves Bergeret, traduzione di Francesco Marotta, adattamento teatrale di Anna Di Mauro con la consulenza di Yves Bergeret, regia di Anna Di Mauro, scenografia di Carlo Sapuppo, costumi di Rosy Bellomia, art performer Liliana Distefano, al sax Paolo Anile, con “I Carpentieri“: Paolo Anile, Liliana Di Stefano, Francesco Gennaro, Paola Mangano, Giuseppina Radice, Francesca Rando, Rita Stivale.
Ecco una nota di regia di Anna Di Mauro che ha anche curato l’adattamento teatrale: “Carena è l’Odissea dei migranti, degli stranieri, dell’Uomo, narrata in forma corale dal poeta francese e dagli stessi migranti dopo il loro incontro in una misteriosa isola (la Sicilia).
E’ una storia vera, la storia di uno straniero tra stranieri in un luogo mitico dell’Isola, Rondinò, dove il poeta inviterà gli uomini del Sahel ad un laboratorio di scrittura. Le parole e il racconto della loro umana avventura confluiranno nel Grande Racconto degli uomini per fondare un Futuro. Per salvarci e salvare un’Europa ormai vecchia e stanca. I Carpentieri della Parola, insieme al poeta con la parola costruiranno la Carena metaforica della nuova Arca, in una forma poetica a cui si contrappone il gesto del quotidiano, contaminata da vari materiali (ferro, legno, carta, tessuti, pietra, plastica).
In una sinergia costante di Art in action, i materiali sono assemblati in installazioni da un’artista durante lo svolgersi delle scene, che avranno un andamento corale, da cui emergono per poi ritornare nel coro i protagonisti della vicenda narrata, in un fluire osmotico senza soluzione di continuità. Il linguaggio poetico impreziosisce la drammaturgia che scorre tra varie forme d’arte accostate in interazione costante: Diversi codici linguistici, musica, video, installazioni. L’insieme concorre a configurare una complessità e un pluralismo antropico e artistico che sono alla base del progetto teatrale.
La Carena è simbolicamente un Nuovo Linguaggio di cui in questo nostro tempo sono portatori i migranti, uomini del futuro dalle arcaiche, sane radici, semi di una nuova genìa di Ulisse che, prosecutori ideali, dagli echi della savana, attraverso il mare, giungono in Sicilia, una terra mitica, grembo di dei ed eroi, per fondare insieme, con la Parola nuova, un mondo nuovo improntato ai valori della Bellezza, del Bene, del Vero. Uomini di fede e di buona volontà che vogliono crescere nella gioia di una comunicazione nuova, onesta, vera, creativa, come gli interpreti, volutamente attori non professionisti”.