Cronaca

Oggi venerdì 8 dicembre, alle ore 18, durante la sosta in Cattedrale della processione “senatoria” col venerato ed artistico simulacro settecentesco dell’Immacolata Concezione che si custodisce nel santuario diocesano “San Francesco all’Immacolata” dei frati minori conventuali, l’arcivescovo metropolita mons. Salvatore Gristina guiderà l’atto di affidamento all’Immacolata, che prima della definizione dommatica dell’8 dicembre 1854 (bolla “Ineffabilis” di Pio IX), si chiamava “supplica”, come stabiliva il sovrano rescritto del 15 novembre 1855 e che ogni anno era rinnovata dai canonici della Collegiata.

Prima ancora la supplica consisteva nel “voto” di difendere, sino allo spargimento del sangue, la credenza –non ancora verità di fede- dell’immacolata concezione, da non confondere con la verginità di Maria. Tale voto era stato pronunziato solennemente il 17 maggio 1655, Pentecoste, nel regio tempio conventuale S. Francesco d’Assisi, dal civico senato. Fu redatto, quindi, l’atto pubblico con cui l’Immacolata fu proclamata “speciale patrona e protettrice di Catania”.

Secondo l’abate Vito Amico il voto fu fatto per impedire la vendita dei casali del bosco, ordinata da Filippo IV. Catania “depredata dall’ingordigia della corte alla quale il re aveva consegnato i suburbi etnei” invocò la protezione della Madonna, facendo voto di difendere fino all’effusione del sangue la “pia sentenza” della sua concezione immacolata. Il Senato nel 1654 aveva protestato impegnandosi a difendere “con l’havere e la vita” il privilegio del mistero.

Il Capitano, il Patrizio e i Senatori, come narra Antonino Mongitore, giurarono davanti al vicario generale, don Arcaloro Scammacca, di sostenere “fino all’ultimo fiato con tutte le forze, che Maria sempre Vergine…dall’istante della sua Immacolata Concezione fosse stata preservata dalla macchia del peccato originale in ossequio della Vergine Madre di Dio, et Honorevolezza della di Lei immaculata Concettione”: <intendo, di tutto cuore, e protesto parimenti colla bocca (soggettandolo però tutto alla correzione della S. Chiesa Cattolica Romana) Maria sempre Vergine, degna, verace, Madre di Dio, fatto huomo, fin dall’istante della sua Immaculata Concettione, e dall’unione della sua Anima santissima al suo purissimo Corpo, fu per singolare privilegio della Santissima Trinità adornata della gratia santificante…fu preservata dalla macchia del peccato Originale, e conseguentemente con modo più rialzato, e più nobile di tutti gli altri figli d’Adamo, redenta”. Il 5 ottobre 1655 il Senato“fece atto di dover intervenire sempre ogn’anno nella celebratione di detta festività con toghe e mazze come nelle altre festività principali”.

   Era stato Gerardo Odon, allievo alla Sorbona di Duns Scoto, ad introdurre a Catania il culto dell’Immacolata. L’11 giugno 1329 era stato eletto ministro generale dell’Ordine dei frati minori conventuali e nel 1342 vescovo di Catania, che in seguito avrebbe assunto il nome di “città dell’Immacolata”, data l’intensissima devozione popolare che coinvolse anche il senato.

   Grande fu l’esultanza quando il 23 febbraio 1643 il vicerè Giovanni de Caprera proclamò l’Immacolata Principale Patrona del regno di Sicilia, ordinando di celebrarne la festa l’8 dicembre. In una lapide conservata al Castello Ursino un fedele, autore di uno dei legati fondati nella chiesa di S. Francesco, fece scrivere: “Viva, viva la Gran Madre di Dio Maria Vergine Concetta senza peccato originale protettrice di questa città di Catania”.

 Il voto immacolatista fu aggiunto dal vescovo cappuccino Michelangelo Bonadies alla professione di fede cattolica tridentina. Il vescovo, cancelliere dell’Università, riceveva la professione e il voto dagli studenti che accedevano ai gradi accademici. Nel 1656 alla formula del giuramento venne aggiunta la clausola “fino allo spargimento del sangue”, da cui il nome di voto sanguinario, che il laureando in ginocchio leggeva a voce alta.

 L’Ateneo al completo partecipava alla processione dell’8 dicembre e concorreva con una somma annua di 25 onze. Nello stendardo dell’Università, eseguito nel 1934, vi è stata impressa, con S. Agata e S. Francesco di Paola, l’Immacolata tratta da un privilegio dottorale del 1637. L’immagine dell’Immacolata, oltre che nel sigillo dell’Almo Studio, fino al 1779 era raffigurata nei diplomi di laurea. L’istruzione religiosa, obbligatoria fino al 1860, si teneva nella cappella S. Tommaso d’Aquino, oggi sala Verga della Biblioteca Universitaria; ad essa sovrintendeva il “maestro di Spirito” che aveva il compito di rilasciare la fede di assistenza anche agli esercizi spirituali.

Antonino Blandini

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