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“Caro, amato Catania” andando allo stadio, pensavo “oggi non puoi sbagliare: l’occasione è quanto mai ghiotta. Sappiamo già che Trapani (a Monopoli, dove il Catania andrà nel girone di ritorno) e Lecce (a Pagani, dove il Catania ha stravinto per 5 a 2) hanno pareggiato; dunque, diamoci sotto col Matera”.

Non c’era nel conto che, giù, ci sarebbero stati tre (non solo l’arbitro Perotti) signori (?) a guastare la festa.

Agli esami di “Storia medievale” ho rischiato di farmi mandare a quel paese, quando ho parlato bene di normanni e svevi; omettendo che, se i due Federici (nonno e nipote) avessero “appianato” la Lega lombarda, oggi, forse, racconteremmo altre storie. Ho preso il massimo dei voti, anche perché la sede universitaria era Torino (i Lancia – piemontesi – erano alleati degli Hohenstaufen) … Ma come non pensare a cose del genere, davanti a un fischietto così inetto (per far rima) proveniente da Legnano? E che i due complici sono fiorentini (o quasi: Li Volsi di Firenze e Bercigli di Valdarno)? Errori? Come mai quasi a senso unico? Chi è capace di fare queste cose (rigori negati, gol inopinatamente annullati, distribuzione schizofrenica dei cartellini e bandierine alzate “ad mentulam”) penso che sarebbe persino (e per assurdo) meglio se fosse in mala fede; altrimenti, dovrebbe essere mandato nella “muratura” a portare “cuacina” con la “cantarella” sulle spalle, anziché venire qui a scassarci i “sacrosanti”…

Catania-Matera 1-1

Detto doverosamente questo (che si ricollega alla tesi sulla generica ingiustizia sportiva, più volte sostenuta in queste esternazioni) va aggiunto che la mia pia illusione non teneva conto del fatto che non esistono squadre “Matera-sso”  e che il Catania attuale è tutt’altro che uno schiaccia-Sassi (nessun riferimento al borgo che sorge ai piedi di Superga ma a  qualcosa di più lucano).

Un Catania che ci ha messo qualcosina di suo, s-Mater-ializzandosi dopo un bell’avvio (malamente sfruttato), risultando inferiore al Matera per gran parte dell’incontro, sino ad una parte finale vagamente arrembante per potere servire agli ospiti (pregustanti il colpaccio, difeso con continue cadute “a soggetto”, cui facevano da spalla i tre “tipi” di cui sopra) un buon amaro dell’Etna. Perché, comunque e per come si erano messe le cose, sembrano giustificati i commenti dei “vicini” della Tribuna B (punto guadagnato).

Non so fare raffronti con le partite più recenti (e non ne ho scritto, ovviamente), perché ho saltato la precedente casalinga; ero contemporaneamente impegnato nello spettacolo “No, non sono Molly Bloom”, alla Sala Magma con la mia regia su “pre-testo” di Giuseppe Mazzone, l’interpretazione di una scoppiettante Barbara Cracchiolo, le musiche di Eugenio Arezzo e la collaborazione del caro Orazio Indelicato, di un efficientissimo Mario Guarnera e di Simone Nicotra (niente aggettivi, solo un’apposizione: è mio figlio, socio nelle “applicazioni” allo stadio). A tutti loro sono infinitamente grato. Lo spettacolo sembra, malgrado non rientrasse nei canoni del “commerciale”, che sia stato apprezzato; per lo meno, così lasciano pensare tutte le recensioni raccolte (scripta manent; di altre non so): una di Giuseppe Condorelli (sulla rivista “Scenario”), l’altra di Sergio Sciacca (sulla pagina degli spettacoli de “La Sicilia”).

Del resto, quello che chiamano “spezzatino” produce effetti del genere. Non riesci a programmare. Alle prossime puntate non mancherò. Almeno, spero.

Salvo Nicotra

Salvo Nicotra si è occupato di così tante cose da sentirsi – talora – come uno che non ha concluso niente (lo diceva anche Luigi Tenco ma lui era un grande!)… Laurea in Lettere all’Università di Torino con tesi in Storia del Teatro (più precisamente, sull’attualità dell’Opera dei Pupi; Antonio Attisani, relatore; Alfonso Cipolla, correlatore), regista teatrale, uomo di cultura e di sport, ha collaborato sin dalla (lontana) giovinezza e collabora – nella “maggiore età” – con varie testate giornalistiche; nella “precedente vita” è stato lavoratore pubblico e dirigente sindacale.

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