Cultura

San Sebastiano
Antonello da Messina -1476. Gemäldegalerie di Dresda

Nella Depositio martyrum del 336 e nel Cronografo del 354 è scritto che san Sebastiano fu sepolto in catacumbas, cioè nel cimitero delle catacombe lungo la via Appia, sulle quali, nella prima metà del IV sec., fu eretta la grande basilica cimiteriale di san Sebastiano, che allora era chiamata ecclesia apostolorum. San Sebastiano, il miles Christi, che forse è stato martirizzato  il 20 gennaio 288 o più probabilmente nel 303 o il 304, è ricordato dal Calendario di Cartagine (483 ca.) dal Martirologio geronimiano (V sec.), dal Sacramentario gelasiano, pubblicato nel 1680 dal cardinale Tomasi, e dal gregoriano, attribuito a Gregorio Magno (590-604),  redatto sotto Onorio I (625-638). Il culto di san Sebastiano, di cui la Chiesa d’Oriente ne celebra la festa il 18 dicembre, si diffuse rapidamente e la sua memoria ancora oggi è viva nella mente dei fedeli perché da sempre è stato difensore della Chiesa. La Passio dice che papa Gaio l’avrebbe costituito difensore della Chiesa. Solo sant’Ambrogio (340-397), vescovo di Milano[1], fra tutti i Padri della Chiesa, afferma che era <<oriundo milanese>> e che morì martire nella persecuzione di Diocleziano. Questa notizia cronologica appare confermata dal luogo del suo sepolcro in catacumba che non può essere certamente più antico della seconda metà del III sec. La Passio, un vero romanzo agiografico, falsamente attribuito a san Ambrogio, fu probabilmente compilata nella prima metà V sec. da un monaco che papa Sisto III costituì in catacumba[2] allo scopo di allargare il culto del santo Martire. Attorno alla persona di san Sebastiano vi sono altri martiri autentici, che niente hanno in comune con lui, e personaggi ignoti, usciti dalla fantasia dell’autore; racconti, miracoli e conversioni per rendere più attraente il loro racconto.

Secondo la Passio, san Sebastiano sarebbe stato a Milano come comandante della prima coorte pretoriana, di fatto guardia del corpo imperiale a servizio di Diocleziano e Massimiano. Egli era molto stimato dai regnanti che ignoravano la sua fede in Cristo Gesù. Informazioni e leggende sulla vita di san Sebastiano li troviamo nella Passio Sancti Sebastiani di Arnobio il Giovane, monaco del V sec. e nella Legenda Aurea di Jacopo da Varazze (+1293), il quale scrive che una volta Sebastiano sostenne e confortò i gemelli Marco e Marcellino, che erano stati condannati a morte perché si erano proclamati cristiani. I genitori dei due gemelli cercarono con parole ardenti e persuasive di convincerli a salvare la propria vita rinnegando la loro fede. Questi erano sul punto di cedere, quando Sebastiano intervenne con autorità facendo tornare in loro la saldezza del cuore verso la gloria della vittoria sulla menzogna e la salvezza nella vita eterna. Sebastiano in quel momento apparve ai presenti circonfuso di luce e circondato da sette luminosissimi angeli per un’ora intera. Allora Zoe, moglie di Nicostrato, capo della cancelleria imperiale e proprietario della casa in cui erano in custodia i due giovani, si getto ai piedi di Sebastiano impetrando il perdono a gesti, perché era muta da sei anni. La donna allora si prostrò ai piedi del tribuno Sebastiano che, invocando la grazia divina e ponendo le proprie mani sulle labbra della donna, facendole un segno di croce, gridò: <<Se io sono il servo di Cristo, e se sono vere le parole che ha detto colui che aprì la bocca di Zaccaria, si apra la bocca di questa donna>>. Ridonandole la voce subito Zoe gridò: <<Siano benedette le tue parole e benedetti coloro che gli prestano fede. Ho visto un angelo con un libro davanti a te dove stava scritto quanto dicevi>>.  Il prodigio di Sebastiano portò alla conversione un nutrito numero di presenti: Zoe con il marito Nicostrato, il cognato Castorio e il prefetto romano Cromazio con suo figlio Tiburzio. Cromazio rinunciò alla propria carica di prefetto e si ritirò con altri cristiani convertiti in una sua villa in Campania. Il figlio invece rimase a Roma dove patì il martirio, poi, uno ad uno, anche gli altri neocristiani morirono per aver abbracciato la nuova religione: Marco e Marcelliano finirono trafitti da lance, il loro padre Tranquillino lapidato, Zoe sospesa per i capelli a un albero e arrostita. Quando Diocleziano, che aveva in profondo odio i fedeli a Cristo, scoprì che Sebastiano era cristiano esclamò: <<Io ti ho sempre tenuto fra i maggiorenti del mio palazzo e tu hai operato nell’ombra contro di me>>; Sebastiano fu quindi condannato a morte; fu legato ad un palo in un sito del colle Palatino, denudato, e trafitto da così tante frecce da sembrare un istrice. I soldati, al vederlo morente e perforato dai dardi, lo credettero morto e lo abbandonarono sul luogo affinché le sue carni cibassero le bestie selvatiche; ma quando santa Irene andò a recuperarne il corpo per dargli sepoltura si accorse che Sebastiano era ancora vivo per cui lo trasportò nella sua dimora sul Palatino e prese a curarlo dalle molte ferite con pia dedizione. Sebastiano, prodigiosamente sanato, nonostante i suoi amici gli consigliassero di abbandonare la città, decise di proclamare la sua fede al cospetto dell’imperatore che lo aveva condannato a morte.

Sebastiano raggiunse coraggiosamente Diocleziano e il suo associato Massimiano, che presiedevano alle funzioni sacre nel tempio eretto da Eliogabalo in onore del Sole Invitto, e li rimproverò per le persecuzioni contro i cristiani. Sorpreso alla vista del suo tribuno ancora vivo, Diocleziano diede freddamente ordine che Sebastiano fosse flagellato a morte e che poi il suo corpo fosse gettato nella Cloaca Maxima. L’esecuzione avvenne sui gradus Heliogabali nel 304 ca. nei pressi dell’ippodromo del Palatino. L’ordine di gettare il corpo nella Cloaca Massima era stato dato affinché i cristiani non potessero più recuperarlo. L’abbandono dei corpi dei martiri senza sepoltura era inteso dai pagani come un castigo supremo, credendo così di poter trionfare su Dio e privare loro della possibilità di una resurrezione. La tradizione dice che il martire apparve in sogno alla matrona Lucina, indicandole il luogo dov’era approdato il suo cadavere e ordinandole di seppellirlo nel cimitero ad catacumbas. Lucina allora raccolse il corpo del Santo e lo seppellì in catacumba in inizio cryptae iuxta vestigia Apostolorum sulla Via Appia.

Il santo Padre Pio XII, nel Breve Pontificio del 3 maggio 1957, che proclama san Sebastiano <<custode di tutti i preposti all’ordine pubblico che in Italia sono chiamati Vigili Urbani>>, motiva la sua scelta perché <<tra gli illustri martiri di Cristo, i militari occupano un posto di primissimo piano presso i fedeli, per la loro peculiare religiosità e per l’ardente impegno a compimento del dovere>>.  

 

PIUS PP. XII

 LETTERA APOSTOLICA

PRAECLAROS INTER CHRISTI

SANCTUS SEBASTIANUS, MARTYR, PATRONUS CAELESTIS OMNIUM EX ITALIA
URBANI ORDINIS CUSTODUM, VULGO «VIGILI URBANI», CONSTITUITUR.

 Ad perpetuam rei memoriam. — Praeclaros inter Christi martyres, peculiari pietate ardentique studio praecipuum apud fideles locum obtinent milites; quos inter, qui, Diocletiano Imperatore, prout traditur, praetorianae cohortis dux fuit, Sanctus Sebastianus, praefulget maximaque colitur religione. Principi devotus, multo autem magis Christo, Sebastianus, ad Christianos occulte adiuvandos fovendosque, duplex, uti ferunt, idemque illustre subiit martyrium, cuius memoria et in fidelium animis et in operibus arte confectis mansit et nunc quoque pie colitur splendideque fulget. Cui etiam, tamquam Patrono, innumerae tum militum tum civium consociationes, illius exemplo atque christianis virtutibus probe sciteque innixae, se voverunt. Nunc vero, instantibus plurimis Italiae Episcopis urbanique ordinis custodum praepositis nec non dilecto filio Operis Italicis opificibus religiose moraliterque iuvandis, quod compendiosis litteris «O.N.A.R.M.O.» vulgo nuncupatur, Moderatore Generali, Nos submisse instanterque rogamur, ut laudatum Sanctum Sebastianum, Martyrem, omnium ex Italia Urbanorum Custodum caelestem apud Deum Patronum constituere benigne velimus. Nos autem, Romanorum Pontificum, Decessorum Nostrorum, vestigiis inhaerentes, ut praefati Custodes, civilis conformandae societatis disciplinae addicti, grave suum officium fideliter nec non Christiana inspirante pietate valeant explere, huiusmodi precibus annuendum perlibenter censemus. Quapropter, ex Sacrae Rituum Congregationis consulto, omnibus attente perpensis, certa scientia ac matura deliberatione Nostra deque Apostolicae potestatis plenitudine, harum Litterarum vi perpetuumque in modum Sanctum Sebastianum, Martyrem, omnium ex Italia urbani ordinis Custodum, quos Italico sermone « Vigili Urbani » vocant, Caelestem apud Deum Patronum, omnibus adiectis honoribus ac privilegiis liturgicis, praecipuis coetuum Patronis rite competentibus, facimus, constituimus ac declaramus. Contrariis quibuslibet minime obstantibus. Haec edicimus, statuimus, decernentes praesentes Litteras firmas, validas atque efficaces iugiter exstare ac permanere; suosque plenos atque integros effectus sortiri et obtinere; illisque ad quos spectant seu spectare poterunt, nunc et in posterum, plenissime suffragari ; sicque rite iudicandum esse ac definiendum ; irritumque ex nunc et inane fieri, si quidquam secus super his, a quovis, auctoritate qualibet, scienter sive ignoranter contigerit attentari.

Datum Romae apud Sanctum Petrum, sub anulo Piscatoris, die III mensis Maii, anno MDCCCCLVII, Pontificatus Nostri undevicesimo.

De speciali mandato Sanctissimi
Pro Domino Cardinali a publicis Ecclesiae negotiis

Gildo Brugnola
a Brevibus Apostolicis

PREGHIERA DEL VIGILE URBANO

Signore Iddio, tu che vigili nel corso dei secoli, ed ogni cosa disponi con sobrietà e con fermezza, nell’ordine della tua provvidenza, veglia su di noi, votati al servizio dei nostri fratelli.

Tu ci donasti, nella vita terrena, l’esempio luminoso di fedele obbedienza alle leggi di Cesare, di amorosa sollecitudine verso chi è debole, di infinito amore verso chi erra, di umile e faticosa operosità nel quotidiano lavoro. Dio fatto uomo, rendici degni di te, affinché la nostra giornata terrena sia degna anch’essa della missione a noi affidata. Concedici, per intercessione di Maria, Madre Immacolata, di essere pronti a soccorrere chi ha bisogno di noi, esatti nel dovere, amanti della legge, fraterni con chi sbaglia, forti nelle intemperie, decisi contro chi offende la morale, la religione, la legge. Così, aiutando gli uomini nella loro quotidiana fatica, saremo suscitatori di concordia e di pace, nella turbinosa vita che corre nel mondo, e porteremo in esso l’eco gioioso dell’armonia dei cieli.

San Sebastiano
 Il Sodoma, 1525 – Galleria degli Uffizi – Firenze

PREGHIERA A SAN SEBASTIANO PROTETTORE DEL VIGILE URBANO

 Glorioso Santo, tu che intatta la tua fede conservasti, non cedendo alle lusinghe e agli onori e obbedendo con dignità ai tuoi doveri di soldato, Tu che molti incoraggiasti al supremo martirio nel nome di nostro Signore Gesù Cristo, Tu che infine ti immolasti per Lui, fonte infinita di giustizia e amore, sii per noi costante protezione dai pericoli della strada e della vita, fa’ che nell’assolvimento dei nostri doveri, sempre abbiamo davanti il tuo esempio di obbedienza e fedeltà alle leggi, di carità e amore per il prossimo.

Preservaci da ogni male e, quando verrà l’estrema ora, rendici forti nella fede affinché, come te, soldati di Cristo, potremo riunirci nella Sua luce. Amen.

Diac. Sebastiano Mangano

 


[1] Ambrogio, Expositio psalmi, CXVIII,44: CSEL, 62, p. 466: Hic Mediolanensis oriundo est.

[2] Libr. Pont. I, p. 234.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Commenti sul post