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Che scrivere? Che siamo soddisfatti per “questo” pareggio? Che è stata esaltante la rimonta dallo 0-2 al 2-2? Oppure – cambiando lunghezza d’onda – che abbiamo assistito all’ennesimo arbitraggio indisponente? Di una “terna” quasi onomatopeica (Sozza di Seregno; Marchi – Saccenti) cui bastano due dati per assicurarsi l’insufficienza: il calcolo dei recuperi e la gestione dei cartellini. Ciò è cronaca che non ha bisogno di commenti.

La rete di Barisic (1-2) – Ph. calciocatania

No, non si può essere soddisfatti. Il Cosenza è certamente una buona squadra ma neanch’essa è il Barcellona o uno dei Manchester. Né è consigliabile accampare alibi che finiscono col dare il “la” a interventi come quello recentissimo dell’ex Moriero. Si rassicuri il “mister”! Non si tratta di bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto ma di vaso quasi colmo. Il “pubblico pagante” pensa che questo Catania giochi in casa come se fosse in trasferta, cioè, “di rimessa”; quando funziona passa tutto in cavalleria, quando ciò non avviene, sono cavoli! I commentatori hanno, peraltro e pressoché unanimemente e per l’ennesima volta, rilevato come la formazione schierata (che ha sorpreso – per diretta ammissione – persino il tecnico avversario Braglia che ha Sb[r]aglia-to di meno) ingeneri il sospetto di instabilità tecnico-tattica che, a questo punto, non dovrebbe proprio esserci e che l’antagonista di riferimento sembra non avere. Con il Cosenza c’erano in campo quasi tutti i centrocampisti accreditati di fosforo e la gente rimpiangeva quelli “di forza” (i Bucolo e i Biagianti, per intenderci); perché? Perché nella zona nevralgica del campo – ampie praterie senza che vi si trovasse alcun rossoceleste – di trame ben disegnate se ne vedevano assai poche (carenza di che?) e mancava l’interdizione che, unita a qualche strafalcione, ha determinato pericoli e reti cosentine. Non credo che la risposta migliore possa essere quella di mandare “al bingo” (“vaffanculo”?) chi contesta davanti a simili evidenze. Se la strada per la promozione diretta si è messa in salita, non è certo per colpa dei tifosi che mai hanno chiesto 108 punti ma solo di non disperdere in casa quanto ben fatto fuori. Di taglio “politicamente corretto” l’intervento successivo di Lo Monaco.

Intanto – per le statistiche – rimangono dodici le volte in cui Pisseri e l’ex difesa del Cosenza non hanno preso polpette; come rimane datata 1949 l’ultima vittoria interna sui silani, quando col Catania giocava tal Bossi che segnò pure due reti.

Il pareggio di Manneh (2-2) – Ph. calciocatania

Per l’amarezza ero tentato di scrivere d’altro. Ad esempio, del Festival di Sanremo… Ma anche lì c’è tanto di opinabile. Il fatto che si sappia a priori che a prevalere sono (come nel calcio anche di serie C) interessi lobbistici, non vieta di giudicare, comunque, discutibili i verdetti finali. Secondo il mio modesto avviso c’erano almeno tre-quattro canzoni “di sostanza” (per musica e parole, per musica o parole) superiori a quelle proclamate come migliori. Mi sembra, peraltro, sconcertante la mancanza di un qualsiasi riconoscimento a composizioni quali la “mini rapsodia” di Diodato (con Roy Paci). Un podio scontato e tutto sommato comprensibile, che più nazionalpopolare non si può: la canzone sul terrorismo, il gruppo (finto) alternativo e la campionessa del Talent. Se questa è la classifica di Sanremo, figuriamoci cosa ci aspetta alle elezioni il 4 marzo. Voto: 5,5″ (cfr.: Lorenzo Vendemiale, ne “Il Fatto Quotidiano”, «https://www.ilfattoquotidiano.it/2018/02/11/sanremo-2018-le-pagelle-dellultima-serata-baglioni-e-stato-di-parola-e-favino-entra-nella-storia-con-un-monologo-che-spacca-lo-schermo/4152452/5/»); concordo!

I vincitori di Sanremo 2018

Al Festival, nel lontano 1973, “Le figlie del vento” (quattro ragazze, di cui tre pugliesi) cantarono l’orecchiabile demenziale “Sugli sugli, bane bane” con i famosi versi «…lo diceva un livornese // che tornò da quel paese…». Chissà come mai, mi sovvengono quel pugliese che s’è fatto siciliano e quel siciliano che s’è fatto pugliese: Modugno e Fiorello (Beppe)…

Avrei potuto scrivere anche di come “Italo-NTV”, alla faccia del nome, non sia più italiano.

Per tenermi nei “paraggi”, avrei potuto commentare la convocazione dei presidenti di Catania e Lecce da parte di Gravina (aspirante capo di tutto il calcio), finita con l’accordo per un’amichevole da organizzare all’inizio del prossimo campionato; o le prepotenze del “potere” che sembra preferire la promozione diretta in B dei pugliesi; «Le vie del gol sembrano infinite per il Lecce», aveva ripreso “mondocatania.com” dalla Gazzetta dello sport (cfr.: “http://www.mondocatania.com/wp/calcio-catania-news/stampa-lecce-gol-talismano-154349”); solo che quelli dell’uccellino (piccola gazza) volevano affermare una cosa, noi l’opposto…

Mi piace raccontare che domenica mattina ho incrociato l’intera squadra cosentina in tenuta ginnica, serenamente a passeggio per il Lungomare. Non so quante di analoghe situazioni siano possibili in Italia; mi sono ricordato di quando abitavo in via Etnea, all’altezza del Borgo e da lì vedevo passare le squadre ospiti, alloggiate all’Hotel Costa. Erano proprio altri tempi…

È strano che i catanesi considerino gli (eventuali) spareggi come una iattura? Lo spirito ci sorregge: anche se sei punti di distacco cominciano a essere troppi, si deve sperare e credere nella Provvidenza. Chi non lo fa non è dei nostri…

Salvo Nicotra

Salvo Nicotra si è occupato di così tante cose da sentirsi – talora – come uno che non ha concluso niente (lo diceva anche Luigi Tenco ma lui era un grande!)… Laurea in Lettere all’Università di Torino con tesi in Storia del Teatro (più precisamente, sull’attualità dell’Opera dei Pupi; Antonio Attisani, relatore; Alfonso Cipolla, correlatore), regista teatrale, uomo di cultura e di sport, ha collaborato sin dalla (lontana) giovinezza e collabora – nella “maggiore età” – con varie testate giornalistiche; nella “precedente vita” è stato lavoratore pubblico e dirigente sindacale.

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