Cronaca

Liberi professionisti, funzionari della pubblica amministrazione, dirigenti e dipendenti di imprese private: questo il pubblico trasversale di ingegneri che si è riunito per partecipare al corso formativo sul nuovo quadro normativo dei Lavori Pubblici in Sicilia, organizzato dalla Fondazione dell’Ordine etneo della categoria professionale. Un’importante iniziativa progettata in sinergia con il Tribunale, il Tar e l’Università di Catania, l’Anac e la Regione Siciliana. Il corso si svolgerà fino al mese di aprile e vedrà in cattedra i rappresentanti delle istituzioni coinvolte.

Il presidente della Fondazione, Mauro Scaccianoce, ha introdotto la prima lezione sottolineando come il tema abbia una «inevitabile ricaduta sulla società, perché ciascuna opera pubblica implica la spesa delle risorse dei cittadini, da utilizzare quindi con una pretesa di attenzione e di autentica responsabilità». «A mio parere – ha affermato – la conoscenza approfondita delle norme di riferimento e delle procedure, insieme alle competenze ingegneristiche, è alla base dell’ottima riuscita di un’opera pubblica. Conoscenze impeccabili generano procedimenti impeccabili».

Presente per i saluti anche il presidente dell’Ordine Ingegneri Giuseppe Platania che si è soffermato su alcune delle «criticità del Codice degli Appalti superate con il decreto correttivo del 2017. Tuttavia – ha specificato – è necessario che il legislatore continui a lavorare e a colmare le lacune per far sì che il Codice, e dunque l’intero settore dei Lavori Pubblici, possa esprimere le sue maggiori potenzialità».

Il segretario della Fondazione Alfio Grassi, in veste anche di direttore scientifico del corso, ha infine introdotto l’intervento tecnico del dirigente Anac Filippo Romano, che si occupa della cosiddetta “vigilanza collaborativa”, una nuova formula prevista dal Codice attraverso cui le stazioni appaltanti possono avvalersi della consulenza dell’Autorità Anticorruzione per la relazione dei documenti di gara, fino all’aggiudicazione dell’appalto.

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