Cultura

San Giorgio, il cui nome deriva dal greco ghergós (ghergós) cioè agricoltore, è veneratissimo sin dall’antichità sia in Oriente che in Occidente. La Chiesa d’Oriente gli dà addirittura il titolo di Megalomartire. Teodosio Perigeta, nel 530 ca., nel De situ terrae sanctae attesta che: De Emmau usque in Diospolin milia XII, ubi sanctus Geogius martyrizatus est ibi et corpus eius est et multa mirabilia sunt[1] e che a Lydda (Diospoli) in Palestina, oggi Lod, presso Tel Aviv in Israele, vi era una basilica, sorta sulla tomba di san Giorgio e dei compagni martirizzati nel 303, durante la persecuzione di Diocleziano. Questa basilica era meta di pellegrini già prima delle Crociate, fino a quando il sultano Saladino (1138-1193) la fece abbattere. La stessa notizia viene confermata anche da un’epigrafe greca, rinvenuta ad Eraclea di Betania, del 368, che parla della <<casa o chiesa dei santi e trionfanti martiri Giorgio e compagni>>, da Antonio da Piacenza (570 ca.)[2] e da Adamnano (670 ca)[3]. Purtroppo a tanta venerazione non corrispondono notizie certe sulla vita del “Megalomartire”.

San Giorgio – chiesa di Santa Margherita a Monaco di Baviera

La sua personalità è ignota ma si è tentato di identificarlo con il giovane anonimo che strappò l’editto di persecuzione di Diocleziano a Nicomedia[4], con Elpidio, martire della Mesopotamia,  venerato lo stesso giorno di Giorgio e persino con il vescovo ariano di Alessandria, perito in un tumulto popolare sotto Giuliano l’Apostata[5]. Nel Martirologio geronimiano, il dies natalis di Giorgio è segnato il 23 aprile, come è raccontato dalla Passio sancti Georgi, che certamente esisteva già nel V sec. poiché è ricordata dal Decreto gelasiano del 496, che classificava le opere da considerare apocrife. Secondo questa fonte agiografica, Giorgio, figlio di Geronzio, persiano, e Policromia, cappadoce,  era nato verso l’anno 280 nella Cappadocia (nell’odierna Turchia), I genitori lo educarono alla religione cristiana fino al momento in cui, entrato nel servizio militare, si trasferì in Palestina e si arruolò nell’esercito di Diocleziano, comportandosi sempre da valoroso soldato fino al punto di giungere a far parte, come tribuno, della guardia del corpo dell’imperatore stesso, divenendo ufficiale delle milizie. Scoppiata la persecuzione contro i cristiani, ordinata da Diocleziano, Giorgio distribuì i suoi beni ai poveri e si professò apertamente cristiano. Condotto alla presenza dell’imperatore fu invitato a sacrificare agli dèi; si rifiutò energicamente e, dopo essere stato torturato e rinchiuso in carcere, venne costretto a passare un’intera notte con una grossa pietra sul ventre. Qui ebbe una visione in cui Dio gli annunciò una lunga serie di tormenti che sarebbero durati per sette anni, durante i quali sarebbe morto e risuscitato per tre volte. Quanto gli era stato detto dal Signore si avverò: Giorgio subì terribili martiri uscendone sempre illeso finché, il 23 aprile 303, fu decapitato. Questo racconto sarebbe stato scritto da un certo Pasicrate testimone oculare degli avvenimenti.

La tomba di san Giorgio nella chiesa di Lydda – oggi Lod, Israele

Al tempo delle Crociate il culto di san Giorgio ebbe un grande incremento essendo stato scelto come patrono della cavalleria, ed in suo onore vennero erette chiese e monasteri. Nello stesso tempo fu divulgato in Occidente il famoso episodio della fanciulla esposta ad un dragone e liberata da Giorgio. Questa leggenda, sorta al tempo delle Crociate, probabilmente fu influenzata da una falsa interpretazione di un’immagine dell’imperatore Costantino trovata a Costantinopoli[6] in cui il sovrano schiacciava col piede un enorme drago, simbolo del «nemico del genere umano». Tale leggenda è collegata anche ad un passo del panegirico di Andrea di Creta che pronunciò in onore di san Giorgio[7]. San Giorgio è venerato in tutto il mondo cristiano e la sua immagine di cavaliere con il drago sotto i piedi, se da un lato allietava la fantasia popolare, dall’altro infondeva nei cristiani la fiducia nella protezione di Dio anche nei momenti difficili della vita e nella lotta contro il male. Le invasioni musulmane, interrompendo il flusso dei pellegrinaggi verso l’Oriente, parvero far decadere il culto di san Giorgio; ma le Crociate ne segnano una nuova fase ed esso si riaccese con maggiore intensità quando i Cavalieri della Croce furono assistiti da san Giorgio mentre stavano per essere sconfitti dai Saraceni ad Antiochia nel 1089. Conquistata Giaffa e la vicina Lydda, i Crociati ricostruirono la basilica che era stata incendiata ottant’anni prima dal califfo Hakõm.

La tomba di san Giorgio nella chiesa di Lydda – oggi Lod, Israele

E’ di questo periodo la diffusione in Occidente dell’episodio della fanciulla liberata dal drago per intervento di Giorgio. Questo racconto comparve nel Medioevo, quando il trovatore Wace (1170 ca.) e soprattutto Jacopo da Varazze (†1293) nella sua Legenda Aurea, fissarono la figura del “megalomartire” come cavaliere eroico, che tanto influenzerà l’ispirazione figurativa degli artisti successivi e la fantasia popolare. San Giorgio è anche onorato dai musulmani con il titolo di “profeta”. La tradizione popolare lo raffigura come il il vittorioso, O Τροπαιοφόρος, il cavaliere che affronta il drago, simbolo della fede intrepida che trionfa sulla forza del maligno. Vari Ordini cavallereschi portano oggi il suo nome e i suoi simboli, fra i più conosciuti si hanno: l’Ordine della Giarrettiera, in Inghilterra, l’Ordine Teutonico, l’Ordine Militare di Calatrava, in Spagna; il Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio, e molti altri. In Sicilia, san Giorgio è venerato principalmente a Marineo, Modica, Piana degli Albanesi, Prizzi, Ragusa Ibla.

Don Enrico Pepe, nel suo volume, Martiri e Santi del Calendario Romano, conclude il 23 aprile, giorno della memoria liturgica di s. Giorgio, con questa riflessione: <<Forse la funzione storica di questi santi avvolti nella leggenda è di ricordare al mondo una sola idea, molto semplice ma fondamentale, il bene a lungo andare vince sempre il male e la persona saggia, nelle scelte fondamentali della vita, non si lascia mai ingannare dalle apparenze>>.

Il santo padre Pio XI, con la Bolla dell’11 agosto 1937, designò san Giorgio, <<il cui nome è diventato sinonimo di vita civile, di protezione dei deboli e dei poveri, di sicura e limpida fedeltà>>, a celeste Patrono della Cavalleria Italiana.

PREGHIERA DELL’ARMA DI CAVALLERIA

Signore Iddio, che avendo confermato la fraternità umana ed obbligati tutti al vicendevole amore per mezzo del tuo Figlio Gesù, tra coloro che hanno servito le istituzioni, hai scelto San Giorgio, per dare testimonianza di dedizione al dovere, d’amore al sacrificio, a difesa di Dio, della Patria e dei deboli, dona a noi Cavalieri, di imitarne le virtù. Fai che come lui, senza timore, ma con nobile fierezza, professiamo sempre e dovunque la nostra, e che, fedeli al giuramento, buttando il cuore oltre alle difficoltà e ai pericoli all’ombra dello Stendardo, serviamo in umiltà di mente e di cuore, la nostra Patria. Fai che nella nostra vita, fulgide brillino la lealtà, la cortesia, la generosità, la signorilità e l’onore: caratteristiche che inconfondibili, abbiamo ereditato dai nostri eroi. E concedi benigno che fedeltà a questi ideali, come per il nostro patrono San Giorgio, ci siano un giorno giusto titolo, per cingere la corona della e della celeste felicità. Amen.

Diac. Sebastiano Mangano


[1] Teodosio Perigeta, De situ Terrae Sanctae, CSEL, XXXIX , Vienna 1898, p. 139,6.

[2] Antonio di Piacenza (ca. 570): Itinerarium, CSEL, XXXIX , Vienna 1898: <<Quae discendi ad Ioppe et Caesarea Palestinis vel Diospoli civitatem quae antiquitus dicitur Azotus, in qua requiescit Sanctus Georgius martyr>>, p. 176,20; <<Nam et ipsa provincia multa virtutes ostendit beatus Geogius>>  p. 177,8; <<Prospicientes de civitate Elusa, ingressi herenum. Ad XX  milia est castrum, in quo est xenodochium Sancti Georgi, in quo habent quasi refugium transeuntes vel heremitae stipendia>> p. 182,1.

[3] Adamnano (ca. 670) De Locis sanctis, III, 4, CSEL, XXXIX , Vienna 1898: pp. 288-294.

[4] Eusebio di Cesarea, Storia ecclesiastica, VIII,5: Collana di testi patristici diretta da Antonio Quacquarelli, Città Nuova Editrice, Roma 2001, pag. 154.

[5] Socrate, Hist. eccl., III,3: PG 67,388 ss.

[6] Eusebio di Cesarea, Vita Costantini, III,3: PG 20,1058.

[7] Andrea di Creta, Encomium in sanctum martyrem Georgium: PG 97,1189.

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