Cronaca

La pianificazione urbanistica commerciale quale strumento per vitalizzare i centri storici è stato il tema al centro dell’incontro che Francesco Sorbello, vice direttore Confcommercio Catania, ha organizzato nella sede dell’associazione dei commercianti di Giarre e rivolto ai dirigenti SUA dei Comuni dell’area ionico – etnea.

La gestione del territorio, la salvaguardia e il rilancio dei centri storici e delle aree urbane consolidate non può prescindere dalla funzione commerciale. In tal senso, pertanto, i piani commerciali costituiscono un regolamento essenziale. “Abbiamo portato a conoscenza dei comuni alcune sentenze della Corte di Giustizia Europea – spiega Francesco Sorbello. Esse individuano l’esigenza di proteggere l’ambiente urbano attraverso la funzione commerciale e permettono di ricorrere al blocco delle aperture delle grandi strutture di vendita ed addirittura reputano legittima la previsione di inibire l’apertura di esercizi dell’abbigliamento e calzature fuori dai centri storici. Ciò significa che non vige un regime di assoluta liberalizzazione nel commercio. Ogni comune può disegnare la Città in modo coerente con l’obiettivo di salvaguardare l’ambiente urbano ed i centri storici”.

Altro tema di grande rilevanza trattato durante l’incontro è stato quello della concessione delle aree pubbliche per finalità commerciali.

“Abbiamo riscontrato ancora confusione su questo tema – continua Sorbello – . E’ stato perciò utile chiarire che nessuna area pubblica può essere concessa ai fini commerciali senza un bando ad evidenza pubblica, e quindi in modo diretto in seguito alla presentazione di una singola istanza. Le nuove procedure risalgono alla Intesa Stato Regione del luglio 2012, recepite tra l’altro nel 2016 dalla regione Sicilia, e da queste disposizioni non ci si può discostare assolutamente”

Si è parlato anche di ottici, settore per il quale vige il numero chiuso, di somministrazione di alimenti e bevande e della possibilità di individuare zone da porre a tutela, consumo sul posto limitato a esercizi alimentari e panifici e non anche ad altre attività quali rosticcerie o pizzerie d’asporto.

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