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…Ci siamo rammaricati per le trasferte vietate ai sostenitori del Catania… Dai protagonisti degli avvenimenti di domenica 29 aprile a Lamezia (e dintorni; per come appaiono ricostruiti i fatti) chiunque abbia la testa al posto giusto e chiunque voglia veramente bene al Catania non può che prendere distanze siderali. A quanto pare, si è trattato di violenza ostinata ai danni di alcuni insegnanti scambiati per tifosi del Siracusa. E, se anche lo fossero stati? È la scia lasciata, tra l’altro, da precedenti di tal fatta che ha costretto i calciatori etnei ad esultare spesso davanti a tribune vuote.

Purtroppo, non è stato così a Matera, dove un gruppo colorato dei più bei colori, ha dovuto, purtroppo, registrare ciò che tutti avremmo desiderato che non accadesse.

Il pareggio di Russotto a Matera

In verità, più che sassi materani, sulla testa del Catania mi è parso (per dirla à la manière de Buffon) che Marchetti e i suoi “sbandieratori a senso unico” gettassero palate di pattume. Poi – checché ne dica Lucarelli, tornato in “sala stampa” – è stato il solito Catania che, malgrado gli avvicendamenti (forzati o meno; alcuni lodevoli, altri deludenti), ha esibito le tipiche amnesie difensive (sulle reti subite, sulla traversa di Di Livio “minor”, su alcuni colpi di testa di indisturbati avversari) e le imprecisioni a centrocampo e in avanti. Così, a far festa – definitivamente (con tanto di vignetta, per noi di pessimo gusto, che raffigura un funerale con, dentro la cassa, un morto dalle evidenti sembianze) – è il Lecce; a fare una festicciola (in attesa di ulteriori sviluppi) è il Trapani, pur dopo un’“attruppicata” casalinga. Le due compagini festanti, in realtà, dovrebbero erigere altari ai loro “donatori”, giacché sono stati loro a decidere, sprecando tutte, dicasi “tutte”, le opportunità favorevole presentatesi anche dopo la “quaquaraquata” di Monopoli.

Matera-Catania 2-1

I sassi (di ben altra provenienza) hanno, invece, travolto proprio la squadra lucana con dieci punti di penalità inflitti dal Tribunale Federale Nazionale per violazioni CO.VI.SO.C. Mentre, più che sassi (metaforici), sul capo della Società etnea volteggiano asteroidi vaganti: l’amministrazione comunale di Mascalucia rivendica per via legale alcuni crediti. Il “Petrus” non ha pace. Nonostante tutto, riesce a mantenere un notevole equilibrio, anche arrampicandosi sugli specchi – se necessario – come si confà al suo ruolo e com’è indispensabile per il futuro dell’intera baracca. Certo, al “popolo rossazzurro” interessano i “maccarruni” e non piacciono le ultime affermazioni dell’allenatore (che arrivare secondi o terzi poco importa; che, anzi, è peggio stare fermi sino alle semifinali). I tifosi hanno chiaro che nei guai la Società (prima del ritorno dell’attuale a. d.) ci si è cacciata senza chiedere il permesso ad alcuno né, tantomeno, al popolo medesimo. È altrettanto certo, però, che non è facile conseguire risultati sul campo senza creare le condizioni propedeutiche. Non facile ma neanche impossibile e il Catania c’era quasi riuscito…

Gravina, che è il capo della Serie C e che (secondo abitudini troppo diffuse in Italia) vorrebbe essere il “capo di tutto”, ha sentito il bisogno di inviare formali complimenti ai suoi amici di Lecce; del resto, se l’ha fatto Lucarelli, congratulanosi con le neopromosse, tra cui il “suo” Livorno… Alla corte di sant’Oronzo c’è un palermitano che se la gode avendo contribuito ai mali del Catania; ma altrove c’è il riscatto di un etneo. Il Palermo di Emme Zeta ha subito dal Venezia (che fu di M Z) una “scoppola” dolorosa e memorabile (tre a zero). Nella squadra lagunare gioca l’attaccante Gianluca Litteri che ha confessato la propria immensa goduria (da catanese e tifoso del Catania) nel battere i rosanero. Non ha segnato ma negli occhi attoniti dei palermitani è rimasto un suo sontuoso “sombrero” ai danni di Accardo.

Un nervoso Lucarelli durante Matera-catania (Ph. calciocatania)

Nel frattempo, i “mercanti di san Marco” hanno fatto la prova generale dei tornelli (come quelli delle metropolitane e, appunto, degli stadi); le barriere, già odiose in quanto tali, sono state installate – dicono – per contingentare il flusso dei visitatori ed essere attivate nel caso di “criticità” (sicurezza)… Una batteria è stata posta davanti al ponte della Costituzione (quello chiamato “di Calatrava” in onore dell’architetto progettista che ha dimenticato di abbattere le barriere architettoniche) dove si arriva da piazzale Roma, terminale di auto e bus. Un’altra batteria è stata collocata sulla via che parte a sinistra, scendendo dalla gradinata della stazione ferroviaria di Santa Lucia (i mercanti si sono impossessati, nella notte dei tempi, del corpo della piccola fanciulla siracusana esponendolo nella vicina basilica).

Che s’intende per criticità? A Venezia, i biglietti dei vaporetti costano ics per gli abitanti e ipsilon per i turisti; in tutte le altre città (l’unica città-museo a cielo aperto non è Venezia) il prezzo dei mezzi pubblici non è differente. Qualche tempo addietro (10 ottobre 2015) “Il Fatto Quotidiano” titolò: «Venezia, Brugnaro [che è lo stesso sindaco di adesso; n. d’a.] pensa di vendere Klimt e Chagall per sistemare i bilanci» (cfr: «https://www.ilfattoquotidiano.it/2015/10/10/venezia-brugnaro-pensa-di-vendere-klimt-e-chagall-per-sistemare-i-bilanci/2114501/»). Per essere più completi: il sindaco: «Non è stato ancora deciso niente, ma la situazione di bilancio è nota a tutti»; il ministro Franceschini: «Penso che sia una battuta o una minaccia per avere più risorse dal governo»; Sgarbi: «Il sindaco ha ragione, dovendo scegliere fra Venezia e Klimt, è meglio che muoia Klimt». Siamo al preludio di un biglietto di accesso alla città lagunare? Va ricordato che già, come altrove, viene riscossa tramite il conto dell’albergo una tassa di soggiorno. È  che il cervello del “mercante di Venezia” è in moto perpetuo.

Noi, che non abbiamo il problema dei troppi turisti e che non abbiamo alcun Klimt da vendere, seppure con un certo disappunto per il già visto e vissuto (e per le mani che sembra mettere avanti l’allenatore), domenica saremo allo stadio per capire come andrà a finire il doppio confronto con la provincia di Cosenza. Nel capoluogo calabrese gioca, infatti, il Trapani, mentre a Catania c’è il Rende. Ai rossazzurri, per raggiungere il secondo posto, non basterà onorare il “minimo sindacale” (la vittoria) – occorreranno buone notizie dalla Sila; in tal caso, si leveranno le possenti urla di quel “popolo” che tutti vorrebbero avere come supporto. Il maggior numero di spettatori registrato in un incontro dell’attuale torneo è ancora tutto catanese. E può batterlo ancora solo Catania.

Salvo Nicotra

Salvo Nicotra si è occupato di così tante cose da sentirsi – talora – come uno che non ha concluso niente (lo diceva anche Luigi Tenco ma lui era un grande!)… Laurea in Lettere all’Università di Torino con tesi in Storia del Teatro (più precisamente, sull’attualità dell’Opera dei Pupi; Antonio Attisani, relatore; Alfonso Cipolla, correlatore), regista teatrale, uomo di cultura e di sport, ha collaborato sin dalla (lontana) giovinezza e collabora – nella “maggiore età” – con varie testate giornalistiche; nella “precedente vita” è stato lavoratore pubblico e dirigente sindacale.

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