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Perché tanti “uomini di cultura” o sedicenti tali si occupano di calcio? Del calcio dei campionati “ufficiali”, intendo…Cercando di interpretarne il pensiero, suppongo che esso sia considerato come metafora del mondo; in tutti i sensi e con tutti gli attributi possibili.

Si festeggia Mazzarani dopo l’1-0

Per quanto mi riguarda, divago spesso proprio perché anch’io (non pretendendo di appartenere alla categoria dei “summenzionati”) la penso così e ho la “fissa” per quella che chiamo “ingiustizia sportiva”. Se la giustizia fosse giustizia, se prevalessero davvero i valori (non quelli “bollati” o le cartevalori) se non ci fossero strutture e sovrastrutture, imbrogli (palesi o occulti), se non vi fosse prepotenza, se…, se… Ho elencato solo aspetti negativi, come se il mondo fosse totalmente nero e si rispecchiasse in tal guisa nel calcio? Ovviamente no e anche nel calcio – come nella vita più in generale – esistono splendori frammisti a oscurità. Ma c’è una cosa, fondamentale nella vita come nel calcio: la speranza (appartiene a te) da tenere ben distinta dall’illusione (viene da fuori). La speranza spesso è frammista allo spirito di rivalsa, individuale e collettivo; quello più pericoloso è l’individuale che talora deborda nella violenza (gratuita e sterile) che è individuale anche quando si esprime nel “branco”, schermo comunemente della vigliaccheria. Di natura individuale (ma più facilmente suscettibile di metamorfosi in collettiva) è quella che induce a scegliere chi sta “dietro”, chi è “fuori”, chi è “ultimo”. È sicuramente più gustosa una vittoria del Crotone sulla Juventus che non viceversa. Anche perché – è provato – che i fattori in campo non attengono alle intrinseche forze. Nel gioco complessivo (specchio del mondo) ci sta che – per rimanere nell’esempio – la Juve possa fruire (nel proprio paese) di un “apparato” composito di vantaggi pressoché esclusivo; ecco perché o è profondamente (spesso “molto” profondamente) “amata” o è profondamente “odiata”; ed ecco anche il perché dell’ampia simpatia riscossa da squadre come Cagliari e Verona per i loro unici scudetti.

La gioia di Brodic, autore di una doppietta contro il Rende (Ph. calciocatania)

Altro motore è il “campanilismo” che ha un’espressione esemplare nell’Athletic Club Bilbao, famoso per il rigore nell’impiegare soltanto giocatori di origine basca o che almeno provengano dal vivaio locale; regola che – se generalizzata – forse, potrebbe intaccare alle basi l’attuale professionismo capitalistico imperante.

Un po’ per campanilismo e un po’ per il gusto di amare chi è “dietro”, sto solo con il Catania e non comprendo l’interesse altrui per squadre “insignificanti” seppure ufficialmente blasonate (il Bilbao vanta comunque una storia ragguardevole). Il Catania è “significante”; sul Catania puoi adagiare, appunto, speranza più che certezza, puoi augurarti sempre il meglio (il margine è amplissimo), non illuderti; cosa, peraltro, non impossibile, seppure difficile, com’è difficile persino uscire da questa indigesta Serie C.

“Più buio di mezzanotte non può fare”, si dice. Siccome abbiamo conosciuto un buio più buio di questo, vuol dire che non siamo a mezzanotte e che siamo pronti per questa “roulette russa” ricevuta in sorte, quasi subita? Noi sì e, come si diceva quando si scrivevano e spedivano le cartoline illustrate, «Così speriamo di voi…».

I primati del Catania in questa stagione

Nella giornata in cui si è appresa la notizia della morte di Paolo Ferrari (che stimavo tanto e che avevo visto, tra l’altro, ad Acireale impegnato con Nando Gazzolo durante una stagione teatrale dell’amico Antonio Spoto) nella sua delle due sfide sicule con le squadre silane (l’altra, a Cosenza, l’ha persa proprio il Trapani) il Catania è andato ben oltre il “minimo sindacale” con il secondo risultato tennistico della stagione (6 a 1; mentre con la Paganese fu 6 a 0 senza autoreti), frutto – insieme alla bella doppietta di Brodic (solo 38 minuti precedentemente giocati ed esordio da titolare) – delle marcature dei tre Andrea (Russotto-Mazzarani-Di Grazia) e di Rizzo (bel tiro da fuori area su intelligente retropassaggio di Di Grazia). Il catanese Saro Bucolo, sfortunato nella deviazione dentro la propria rete, è il “rabbioso” propiziatore dell’ultima marcatura, quella dell’altro catanese che raccoglie la respinta del portiere su suo tiro. Per la cronaca ha esordito anche Martinez, il vice-Pisseri che nel poco tempo a disposizione ha sfoderato un volo su insidiosa punizione da circa quaranta metri e ha partecipato attivamente ma con minore pervicacia all’usuale ragnatela (tanto “amata” dagli spettatori!) di passaggi nella propria “trequarti”. È stata notevole ancora una volta la prestazione di Russotto, autore di reti (valide e annullate), passaggi decisivi e dell’ennesimo legno.

Si è raggiunta, dunque, la seconda posizione in classifica, rimanendo in testa in molte altre graduatorie (Curiale capocannoniere; di gran lunga il migliore attacco; vittorie esterne; migliore differenza reti). Il che amplifica il rammarico rendendolo immenso; e fa partire l’elenco dei “se”… Ma quest’elenco è ormai inutile. Altre molle debbono essere compresse per sprigionare l’effetto desiderato. Non è un caso che durante il giro di saluti e ringraziamenti (con la sola eccezione di un “uscite fuori i coglioni”, della Nord, di plausibile e – secondo me – “variegato” significato) partendo dalla B ed estendendosi all’intero stadio è stato scandito ad libitum: “Serie B, serie B”!. Per abitudine (solo per abitudine) faccio gli scongiuri e aspetto speranzoso.

Salvo Nicotra

Salvo Nicotra si è occupato di così tante cose da sentirsi – talora – come uno che non ha concluso niente (lo diceva anche Luigi Tenco ma lui era un grande!)… Laurea in Lettere all’Università di Torino con tesi in Storia del Teatro (più precisamente, sull’attualità dell’Opera dei Pupi; Antonio Attisani, relatore; Alfonso Cipolla, correlatore), regista teatrale, uomo di cultura e di sport, ha collaborato sin dalla (lontana) giovinezza e collabora – nella “maggiore età” – con varie testate giornalistiche; nella “precedente vita” è stato lavoratore pubblico e dirigente sindacale.

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