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L’Etna chiude il trittico siciliano del Giro. Davanti all’Osservatorio Astrofisico, la Mitchelton Scott si piglia tutto. A vincere è “sorriso” Chavez, giunto sul traguardo assieme al compagno Simon Yates. Terzo staccato di ventisei secondi è il francese Pinot. Grazie alla prestazione odierna, Simon Yates scalza Rohan Dennis ed è la nuova maglia rosa.

La frazione si avvia con ben altro piglio rispetto alle precedenti frazioni sicule. Sarà il vento a favore, fatto sta che le prime ore vengono bevute a medie ragguardevoli. Il gruppo che si avvantaggia dopo 50 km si presenta ben assortito. Là in mezzo abili cacciatori di tappa, come Ulissi, Polanc, Plaza, Hermans, De Marchi, Gesink, lo stesso Ciccone e tanta gente di buona volontà come Cherel, Jaregui, Frapporti e Zardini. Ci sono anche due coppie che non lasciano tranquilli gli uomini di classifica. Si tratta di Chaves ben spalleggiato da Haig ed del duo Sky Henao- De La Cruz. Tutte buone motivazioni per continuare ad andare forte, sia per chi sta davanti che per chi insegue. Compito quest’ultimo a lungo doverosamente assolto dalla BMC e poi rilevato dall’Astana.

I conti, come giusto che sia, si regolano sull’asperità finale che conduce all’Osservatorio. Una decina di superstiti la affrontano con un vantaggio intorno al 1’20’’ sul gruppo e se le danno di santa ragione sin dalle prime rampe. A menare inizia Gesink, poi continuano a turno Henao, De Marchi e Ciccone. L’affondo più ficcante lo piazza però l’uomo che ha più classe, Chaves; mancano cinque chilometri al traguardo. Il colombiano si libera facilmente della compagnia ormai agli sgoccioli e tenta di difendere il vantaggio che gli è rimasto, si e no trenta secondi. Fra gli inseguitori il grande lavoro di Villella, Luis Leon Sanchez e Kangert annuncia l’attacco di Lopez. I ripetuti affondi di quest’ultimo non hanno l’efficacia dei giorni migliori. Graffiano, provocano ma non atterrano.

Sono soprattutto Pozzovivo, George Bennett a prestarsi al gioco ed a rilanciare, anche a loro però manca il colpo del ko. Gli altri, Pinot e Dumoulin in testa, si difendono, mentre Aru e Froome si staccano più volte ma riescono a rientrare ogni qual volta il tatticismo prende il sopravvento. Simon Yates, sornione, assiste attento da posizione privilegiata. Davanti ha Chaves, lui, o chi per lui, decide che è meglio aspettare che si avvicini l’arrivo prima di muoversi. Lo farà ai meno due e sarà un’altra musica. In millecinquecento metri annulla il gap di 25’’con il compagno di casacca ed insieme si presentano sotto lo striscione. L’inglese, certo della maglia, lascia la vittoria parziale a Chaves. Più dietro il primo vero allungo di Pinot gli vale la terza moneta ed il relativo piccolo abbuono. Il francese anticipa in volata Gerge Bennett, Pozzovivo, Lopez, Carapaz, Dumoulin, Aru e Froome. Dennis, che si è difeso più che egregiamente, alza definitivamente bandiera bianca ai meno quattro, e cede il simbolo del comando a Yates. L’inglese comanda la nuova classifica generale con 16’’ su Dumoulin. Segue Chaves a 26’’, poi Pozzovivo a 43’’e Pinot a 45’’.

Lo spunto critico della casa, decisamente provocatorio, guarda in casa Mitchelton Scott. Il jackpot della squadra australiana non è forse così perfetto. Oggi hanno preferito correre in ottica del successo di tappa, piuttosto che rischiare di perderla per guardare un po’ più in alto. Viste le forze sulla strada, Simon Yates poteva probabilmente osare di più, muovendosi decisamente prima. Avrebbe certamente annullato l’azione di Chaves, ma poteva ragionevolmente mettere spazio importante fra se ed i suoi avversari, soprattutto sul caracollante Froome di oggi. Certe occasioni non è affatto detto che si ripresentino e bisogna coglierle quando capitano. Giuro di non averne parlato con Yates, il pensiero folle è solo frutto della mia immaginazione.

In casa nostra continua il Giro positivo di Pozzovivo e la difesa di Aru. Al primo è mancato qualcosa per il bottino pieno, non sembra però il caso di lamentarsi.  Al secondo manca più di qualcosa che gli consenta di passare dalla posizione di difesa a quella di attacco; volendo guardare il bicchiere mezzo pieno oggi non ha perso. Formolo è affondato, non si sa se a causa di una caduta, se a causa di una naturale flessione o forse di entrambi.

Il Giro attraversa lo Stretto e con la Pizzo Calabro-Praia a Mare mette piede in continente. La mano viene passata ai pazienti velocisti in gruppo. Centocinquantanove chilometri privi di difficoltà altimetriche sembrano perfetti per un epilogo in volata.

Il Giro lascia la Sicilia senza un padrone. L’Etna, oltre ai brindisi dei Mitchelton, ci consegna questa intrigante certezza.

Turi Barbagallo (Il salotto del Ciclismo)

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