Cronaca

Nel Canton Ticino, grazie a un referendum popolare promosso da un imprenditore italiano, gli studenti delle medie e delle superiori dovranno studiare Educazione civica come materia autonoma con voto.

La medesima richiesta è contenuta nella proposta di legge d’iniziativa popolare presentata alla Camera dei Deputati e una delegazione di sindaci, guidata dal Sindaco di Firenze e dal presidente dell’ANCI, Antonio Di Caro, sindaco di Bari, ha depositato in Corte di Cassazione il 14 giugno la richiesta, attivando una raccolta di firme che prende avvio il 20 luglio in tutti i Comuni d’Italia.

La formale richiesta di reintrodurre l’Educazione alla Cittadinanza come disciplina autonoma con un suo programma e con la dovuta valutazione per le scuole di ogni ordine e grado è quanto scritto nella proposta di legge d’iniziativa popolare. Occorrono adesso a supporto le firme dei cittadini.

 L’ora di Educazione alla Cittadinanza, oltre a far conoscere i principi costituzionali, investirà su un aumento di consapevolezza rispetto ai beni di tutti e rispetto alle norme comportamentali, contribuirà a far crescere nelle nuove generazioni il senso di appartenenza alla comunità che è la base del vivere civile e solidale.

In questi anni l’Educazione Civica è stata come la Cenerentola delle materie a scuola, e la proclamata “trasversalità” ha dato degli esiti negativi e i giovani crescono senza riferimenti forti di modelli, di principi, di segni e di comportamenti, come testimoniano gli atti di vandalismo segno di mancanza del senso civico. I contenuti disciplinari, “sistematici e critici”, di “Cittadinanza & Costituzione” accompagneranno la crescita evolutiva degli studenti nei diversi ordini e gradi e solo così si potrà dire che la scuola forma uomini e cittadini.

L’Educazione Civica non può restare subordinata al grado di sensibilità dei singoli docenti o dei dirigenti, né tanto meno alla disponibilità di tempo o al temporaneo svolgimento dei pur lodevoli “progetti legalità”, in occasione delle ricorrenze storiche delle stragi di mafia.

Non sono stati sufficienti i progetti di Educazione civica applicata, mediante l’attivazione del Consiglio Comunale dei Ragazzi che adesso è diffuso in circa mille scuole italiane.

 E’ mancata la sistematicità che è una dimensione connotativa della scuola; l’occasionalità, la facoltatività, l’opzione libera, non corrisponde ai principi e ai doveri della scuola di tutti e per ciascuno Lo confermano i dati che testimoniano la non conoscenza da parte di tanti ragazzi delle norme elementari dell’ordinamento dello Stato e della Repubblica Italiana.

A questa iniziativa di piazza dei sindaci italiani, hanno aderito anche il Coordinamento provinciale dei Consigli Comunali dei Ragazzi, che aggrega i Consigli comunali dei Ragazzi presenti nelle scuole d’Italia; la sezione UCIIM di Catania, che nel 1957 è stata promotrice di un convegno nazionale, celebrato al Castello Ursino e gli atti di quel convegno l’anno successivo, il 13 giugno 1958 sono stati funzionali al DPR n.585 che ha introdotto l’Educazione Civica nella scuola italiana; il movimento associativo dei Docenti di Discipline Giuridiche  Economiche (APIDGE) che ha già inviato una lettera al Ministro Marco Bussetti per chiedere che siano presenti in ogni scuola i docenti di Diritto per fare lezione di Costituzione e Cittadinanza e preparare gli studenti alla cultura europea.

Nella scuola italiana, in attuazione delle norme della legge 107/2015 sono stati immessi in ruolo 4.485 docenti di Diritto che non esercitano il loro ruolo disciplinare specifico,  non  sono impegnati nell’insegnamento della disciplina per la quale hanno conseguito l’abilitazione, in danno esclusivo degli studenti abbandonati nel loro analfabetismo giuridico.

Nelle piazze italiane saranno allestiti banchetti e gazebo per la raccolta delle firme, con eventi, declinati città per città, per coinvolgere quanta più gente possibile: genitori e giovani, chiunque senta il bisogno di contribuire a questa battaglia di civiltà.

In tanti si è convinti di tutto ciò, si chiede alla scuola di essere palestra attiva di Cittadinanza e Costituzione, riservando uno spazio sistematico nell’impianto curriculare.  E’ necessario sensibilizzare l’opinione pubblica e coinvolgere i genitori e i cittadini tutti a far sentire la loro voce. Occorre agire per rendere efficace in tempi brevi una legge che meglio qualifica la scuola italiana, così da essere pronta ad essere anche “scuola d’Europa”.

Giuseppe Adernò

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