Cronaca

La sera di domenica 5 agosto in Cattedrale, è stata rappresentata la Piéce “’A Luméra” tratta dal dramma sacro Eupliu di Santo Privitera. Personaggi e interpreti: Eupliu, Danilo Spanò; Calvisiano, Antonio Leotta; narratore, Orazio Costorella; guida, Annamaria Caruso; voce fuori campo, Cettina Caschetto; musiche a cura di Matteo Del Monte; coordinamento, Salvatore Caio.

<Eupliu> è un dramma sacro in lingua siciliana di Santo Privitera, filosofo, cultore di tradizioni popolari, saggista, giornalista pubblicista, con all’attivo decine di opere che rispecchiano interessi rivolti alla poesia, al teatro, all’agiografia. Un’opera, assai originale e sui generis, che ruota attorno alla rappresentazione romanzesca degli ultimi mesi di vita terrena di Sant’Euplio, compatrono della città e dell’arcidiocesi di Catania, martire catanese del IV anno del IV secolo della terza e quarta persecuzione della tetrarchia dioclezianea, Il dramma tratta del periodo della detenzione di Euplio, 105 giorni dal martedì 29 aprile al martedì 12 agosto del 304, giorno della seconda udienza con la quale a Catania il giovane cristiano laico fu condannato a morte. Ciò si ricava dagli atti attendibili del martirio. Secondo l’autore non si tratta affatto di una visione personalistica quanto piuttosto della versione “fantastica” svolta sulla base di una ricostruzione sincretica degli avvenimenti rintracciati nelle agiografie e leggende più note. Sul piano filologico, paleografico e codicologico gli studi sugli Atti <autentici> del martirio di Euplio sono sempre in divenire. L’opera di Privitera è diventata -questo è il suo giusto destino- una Piéce, cioè un’opera teatrale drammatica in versi. Il volumetto contenente il dramma, è uno scritto denso, ricco di notizie, note, riferimenti, connessioni e spazia a 360 gradi sulla figura straordinaria del nostro giovane martire concittadino e protettore. Il contenuto non si riferisce sic et simpliciter alla vita del martire. Non esistono biografie dei martiri antichi: tale aspetto non viene tramandato dagli Atti che riflettono solo i protocolli processuali. Sono le Passiones, invece, ad indugiare su particolari biografici romanzati.

L’aureo volumetto registra la parabola della diffusione del culto eupliano in Catania. Il pregevole valore letterario ed ecclesiale del martirio del compatrono non è mai riuscito a prevalere sulla devozione a Sant’Agata: anzi questa <capitis deminutio> eupliana costituisce <a contrariis> una prova della vastità del culto agatino e del fondamento storico del martirio della protomartire. L’opera di Privitera si riferisce ala trasmissione del culto eupliano nonché ad una selezione iconografica rappresentativa corredata da appropriate didascalie che commentano i topoi emblematici relativi a Euplo a Catania, Francavilla di Sicilia e Trevico. L’autore, narratore, poeta e drammaturgo, precisa con orgoglio che il linguaggio scelto per il dramma epico è quello dialettale perché ritiene doveroso tornare alle genuine espressioni del nostro popolo. Chiude il libro una bibliografia ed emerografia di massima, con intenti divulgativi sulla figura di S. Euplio e sul Cristianesimo nella costa jonica della Sicilia orientale, dalle persecuzioni alla pax costantiniana. Si rimane affascinati da “Eupliu”, un’opera in prosa poetica, ben curata e frutto di tanto amore, ricca di riferimenti scritturistici, letterari, storici, artistici e liturgici. Un’opera religiosa, piena di pathos, scritta con linguaggio incisivo nervoso che rende bene l’ambiente storico della città al tempo del martirio del giovane Euplo, testardo, coraggioso, dal carattere tanto umano nelle tentazioni e nella difesa della fede e nello scontro con il potere politico.

L’opera si presenta come un dramma sacro, un componimento letterario scritto per la rappresentazione scenica. Dramma pure storico nonché sostanzialmente tragico, liberamente rielaborato con un taglio romantico e financo liturgico. Il dramma serve ad esprimere con consapevole realismo la vicenda martiriale del giovane cristiano. Siamo sula scia del dramma romantico, nel quale non vengono osservate rigidamente le categorie unitarie di tempo e di luogo ed affiorano tracce anche della tragedia greca. Prevale il taglio fantastico e romanzesco del testo che pur aderisce allo spirito della crudele e cruenta passione del martire volontario. <Eupliu> dramma liturgico vicino alla forma classica delle sacre rappresentazioni e dei Misteri. Si comprende così perché il dramma inizia evocando, quasi parafrasando, la pericope evangelica d’alto significato teologico: il Prologo secondo Giovanni, il teologo, l’apostolo, l’evangelista del Logos, seguito dall’inno pentecostale “Veni Creator”. L’autore convinto credente ed apologeta, mette in evidenza le verità di fede che professavano anche le prime comunità cristiane della Sicilia jonica, dal cui seno sbocciò il giovane laico catechista che alla fedele sequela di Cristo avrebbe predicato senza paura e riserve il Vangelo. A fronte del testo non sta una mera traduzione letterale in un italiano elegante, bensì una spiegazione sintetica e chiara trasmessa ai lettori che si accostano, spesso per la prima volta, alla figura straordinaria del martire compatrono.

<Eupliu> dà l’idea di una cantata sacra, di una declamazione teatrale della straordinaria figura del santo fatta da un cantastorie davanti ad un pubblico semplice, edificato dalla santità martiriale di un giovane sano di mente e di corpo, deciso a difendere gli ideali religiosi della sua comunità.

Il dramma spazia nell’ambientazione della civitas romana, paleocristiana, fecondata 53 anni prima dal sangue di non pochi martiri, tra i quali spicca Agata, il fiore più bello della persecuzione deciana del 251. La Catania di Calvisiano, nella primavera-estate del 304, assiste all’ultima repressione liberticida ed anacronistica degli ultimi anni di crisi del Principato assoluto dei divini dispotici autocrati tetrarchi, Diocleziano augusto senior e soci: Massimiliano Erculeo augusto junior, Costante e Galerio, cesari generi bellicosi e costretti al divorzio per sposare le figlie degli augusti signori, ai quali erano destinati a succedere. Durante l’era dei martiri, a suggello di secoli di spietata cacia ai testimoni confessori seguaci di Cristo, per la fedeltà al Signore che parla nei Tetraevanghelìa, i quattro vangeli, offre la sua giovinezza matura e consapevole Euplio, itinerante predicatore della Buona Novella della Pasqua di Cristo Risorto. Euplio fu per i nostri padri pellegrino e custode della Parola dell’Eterno per le contrade etnee, bramoso di confessare con lealtà e coerenza, a costo del sacrificio supremo, l’amato Redentore, prototipo di ogni martirio. Euplio si fece arrestare, imprigionare, torturare, condannare e uccider per essere d’esempio ai fratelli di fede che vacillavano, fuggivano, tradivano davanti alla crudeltà pianificata di Stato, davanti alle torture e alla morte-spettacolo davanti alla folla delirante ed assetata di sangue radunata nel Foro. I cristiani dovevano scegliere : Cesare o Cristo, la vita o la morte.

E’ apprezzabile la forma descrittiva e celebrativa, drammatica e lirica, della vicenda martiriale della solare figura di Euplo da Catania, martire volontario del Vangelo. Il dramma è un inno sgorgato dal cuore e dalla mente di un nostro concittadino devoto e fiero di S.Euplio, del quale descrive, con spiritual partecipazione affettiva, la parabola giudiziaria con i tormenti crudelissimi, le udienze, gli interrogatori procedurali, la smagliante e concisa professione di fede, l’accusa inevitabile, la sentenza inappellabile, l’esecuzione plateale della condanna a morte.

 Antonino Blandini

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