Cultura

San Matteo, apostolo ed evangelista, era anche chiamato Levi e, in quanto pubblicano, era membro di una delle categorie più odiate dal popolo ebraico. In quel tempo gli esattori pagavano in anticipo le tasse del popolo all’erario romano e poi si rifacevano su questi con tassi da usurai. I sacerdoti del tempio, per rispettare il primo comandamento: <<Io sono il Signore, tuo Dio, che ti fece uscire dalla terra d’Egitto, dalla casa degli schiavi>> (Es 20,2-3), vietavano al popolo ebraico di maneggiare le monete romane che portavano l’immagine dell’imperatore. I pubblicani erano quindi accusati di essere peccatori perché veneravano l’imperatore.

Un giorno, Gesù <<nel passare, vide, il figlio di Alfeo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: <<Seguimi>>. Egli si alzò e lo seguì>> (Mc 2,13-14). Immediatamente Matteo tenne un banchetto a cui invitò, oltre Gesù, anche un gran numero di pubblicani e di pubblici peccatori. Il riferimento a un esattore di imposte a Cafarnao, di nome Levi, <<seduto al banco delle imposte>>, compare anche in Luca 5,27. Gesù lo scelse come membro del gruppo dei dodici apostoli e come tale appare nelle tre liste dei tre vangeli sinottici (Mt 10,3; Mc 3,18; Lc 6,15).

Il suo nome appare anche in Atti 1,13, dove si menzionano gli apostoli che costituiscono la timorosa comunità sopravvissuta alla morte di Gesù. Al nome Matteo, che significa “dono di Dio”, sono anche attribuiti dei testi apocrifi: il Vangelo dello Pseudo-Matteo, che racconta dell’infanzia di Cristo, gli Atti di Matteo e il Martirio di Matteo che ne descrivono la predicazione. Alcuni studiosi suppongono che Levi abbia cambiato il nome in Matteo per indicare il cambiamento di vita[1]. Secondo alcune tradizioni, Matteo, che non va confuso con l’apostolo Mattia, sarebbe morto in Etiopia, secondo altre nella città oggi georgiana di Gonio dove sarebbe stato anche sepolto nell’antica fortezza romana. Le sue reliquie sarebbero poi state portate a Velia, in Lucania, intorno al V sec, dove rimasero sepolte per circa quattro secoli. Il corpo del Santo fu rinvenuto dal monaco Atanasio nei pressi di una fonte termale dell’antica città di Parmenide.

Le reliquie dell’Evangelista furono portate dallo stesso Atanasio presso l’attuale chiesetta di San Matteo a Casal Velino. Il modesto edificio, dalla semplice facciata a capanna, presenta, alla destra dell’altare, l’arcosolio dove, secondo tradizione, furono deposte le reliquie di san Matteo. Una iscrizione latina del XVIII sec. ne ricorda la traslazione. Ritrovate in epoca longobarda, le reliquie di san Matteo furono portate il 6 maggio 954 a Salerno dove sono venerate nella cripta della cattedrale. Il Martirologio Geronimiano del VI sec, celebra la festa dell’Apostolo il 21 settembre.

Il santo padre Pio XI, con il Breve pontificio del 10 aprile 1934, dichiarò san Matteo Apostolo Patrono della Guardia di Finanza auspicando che tutti gli appartenenti al Corpo possano, su suo esempio, unire all’esercizio fedele del dovere verso lo Stato la fedele sequela a Cristo Gesù.

PIO. XI

A perpetua memoria

Vocazione di San Matteo Caravaggio – 1599-1600 – San Luigi dei Francesi – Roma

Il diletto figlio Comandante Generale della R. Guardia di Finanza del Regno d’Italia ebbe cura di esporre a Noi il vivo suo desiderio che – come già ad altri corpi del R. Esercito – fosse concesso uno speciale Patrono celeste anche alla R. Guardia di Finanza, affinché questa più facilmente ottenga il Divino ausilio nell’adempimento dei suoi gravi doveri.

Infatti questi militari, che attendono a salvaguardare gli interessi dell’Erario, spesso, o in luoghi alpestri o lungo le spiagge dei mari, menano vita durissima e piena di pericoli; e, sebbene ad essi non manchino le cure assidue ed amorevoli dei loro Comandanti, hanno tuttavia bisogno in modo particolare del Divino conforto e di protezione celeste.

Volentieri dunque, mossi da paterna carità, abbiamo deliberato di esaudire la domanda del Comandante Generale dei sopra detti militari, domanda raccomandataCi dal Ven. Fratello Nostro Arc.vo tit. di Petra, Ordinario Militare in Italia, affinché anche le sentinelle custodi dei confini d’Italia abbiano un valido intercessore presso Dio. Sentito dunque il parere del Nostro diletto Figlio Cardinale di Santa Romana Chiesa Camillo Laurenti, Protodiacono di S. Maria della Scala, Prefetto della S. Congr. dei Riti, di motu proprio, con sicura conoscenza e dopo matura deliberazione e con la pienezza del Nostro Potere Apostolico, secondo il tenore della presente Lettera, costituiamo e DICHIARIAMO CELESTE PATRONO PRESSO DIO DEL CORPO DEI FINANZIERI ITALIANI L’APOSTOLO ED EVANGESTISTA S. MATTEO che come si legge nel Vangelo, prima di essere chiamato dal Nostro Signore Gesù alla sua Sequela, esercitava le funzioni di pubblico esattore dei redditi dello Stato.

Quanto sopra dichiariamo e stabiliamo, ordinando a chi spetta o potrà spettare che la presente Lettera resti duratura, valida ed efficace ed abbia il suo pieno ed intiero effetto.

Nulla ostando in contrario.

Dato in Roma, presso S. Pietro, sotto l’anello del Pescatore, il giorno10 aprile 1934, decimoterzo del Nostro Pontificato.

Eugenio Card. Pacelli
Roma, 10 aprile 1934


PREGHIERA DEL FINANZIERE

Signore Iddio, che hai voluto distinta in molti popoli la umana famiglia, da Te creata e redenta, guarda benigno a noi, che abbiamo lasciato le nostre case per servire in armi l’Italia. Aiutaci, o Signore, affinché, forti della Tua fede, affrontiamo fatiche e pericoli in generosa fraternità di intenti e il nostro sereno sacrificio. Fa’ che sentiamo ogni giorno, nella voce del dovere che ci guida, l’eco della Tua voce, fa’ che le Fiamme Gialle d’ Italia siano d’ esempio a tutti i cittadini nella fedeltà ai Tuoi comandamenti e alla Tua Chiesa, nella osservanza delle patrie leggi nella consapevole disciplina verso le autorità costituite. Accogli nella Tua pace i caduti di tutte le guerre e dona il premio a coloro che hanno speso la vita nell’ adempimento del dovere. E concedi a noi e alle nostre famiglie la Tua benedizione, la protezione di Maria Santissima e del nostro Patrono San Matteo. Amen.

Diac. Sebastiano Mangano

 


[1] Vedi: Simone, poi Pietro: cfr. Mt 16.13-20 o Saulo, poi Paolo cfr. At 13,9.

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