Cronaca

In un mondo estremamente competitivo, dove qualunque business si trova ad affrontare cambiamenti che si susseguono a velocità incredibile, gli studi legali non possono fare eccezione: piccoli o grandi, tradizionali o innovativi, di grandi città o di provincia, sopravviveranno alla competizione e vinceranno solo se saranno capaci di adottare nuovi modelli di gestione supportati dalla continua innovazione tecnologica.

Di questo si è discusso oggi a Catania nel convegno “La governance strategica degli studi legali” organizzato da Wolters Kluwer nell’ambito del Congresso Nazionale Forense. José Paulo Graciotti, consulente brasiliano riconosciuto come uno dei massimi esperti internazionali della materia, anche per i risultati raggiunti sul campo come manager di grandi studi legali del suo Paese, si è confrontato con Marco Ferraro, fondatore e managing partner di FGA Ferraro Giove Associati e tra i promotori delle “Prassi di riferimento” Uni-Asla per la gestione organizzativa degli studi legali, e Lucio Del Paggio, membro del Consiglio Nazionale Forense, sulla sfida delle nuove tecnologie per cambiare la tradizionale organizzazione del lavoro dell’avvocato.

Con 5.439 iscritti all’ordine, Catania è la prima provincia siciliana e la sesta a livello nazionale per numero di avvocati. La città ha vissuto negli ultimi dieci anni un vero e proprio boom della professione legale: dal 2007 gli avvocati sono infatti più che raddoppiati (+133%). Nello stesso periodo gli avvocati sono più che raddoppiati anche all’Ordine di Palermo, dove gli iscritti risultano oggi 5.000, come dire 43,8 avvocati ogni 10 mila abitanti. Segue Messina, con 2.695 iscritti.

Complessivamente la Sicilia, con 23.095 iscritti all’Ordine (di cui ancora troppo pochi organizzati in forma associativa) è la quarta regione italiana per numero di avvocati dietro Campania, Lombardia e Lazio. Per reddito medio annuo, con 22.131 euro, è invece quart’ultima. In Sicilia gli avvocati uomini sono 12.300, con un reddito medio annuo di 30.227 euro, le donne 10.795, con un reddito medio decisamente inferiore: 13.148 euro.

“Gli studi legali – ha sostenuto Marco Ferraro – operano in un mercato contraddistinto non soltanto da fortissima competizione, ma anche da una pressione crescente dei clienti in termini di aspettative e di richieste su tempi e costi, la cui previsione è fondamentale per i budget aziendali. Gli avvocati, nei grandi studi come nei medi e piccoli, devono allora focalizzarsi sempre di più sulle esigenze dei clienti, analizzando i loro bisogni per offrire un servizio adeguato. Si tratta di un cambio di mentalità e di comportamenti, non soltanto di organizzazione e di gestione”.

Secondo José Paulo Graciotti gli studi legali devono letteralmente reinventare il loro modello di business, sia sul fronte della relazione con la clientela, sia soprattutto re-ingegnerizzando organizzazione e gestione, anche con l’ausilio determinante delle tecnologie più innovative, come knowledge management, business intelligence, metriche e algoritmi, data analytics, intelligenza cognitiva. Anche per gli studi italiani, il guru brasiliano – in questo caso in veste di super-consulente – analizzando i modelli organizzativi degli studi legali d’oltreoceano ha indicato a Catania una serie di obiettivi e di modalità per investire in tecnologia, rafforzare la relazione con i clienti, gestire il rischio, ripensare la struttura dei compensi di partner e collaboratori, adottare uno stile di gestione “aziendale” adeguato a un’organizzazione professionale.

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