Cronaca

Lorenzo, nato nel 225 a Huesca, una città dell’Aragona, “è un diacono di grado elevatissimo e superiore agli altri, ed è il primo dei sette uomini che servono accanto all’altare”. Egli, che nella qualità di arcidiacono era a capo dei diaconi della Chiesa di Roma[1], secondo la Depositio martyrum del 354 – che è il primo documento che ricorda il dies natalis di san Lorenzo – venne messo a morte il 10 agosto 258 (IIII id. Aug. Laurenti, in Tiburtina), insieme al suddiacono Claudio, al presbitero Severo, al lettore Crescenzione e all’ostiario Romano. Lorenzo venne sepolto sulla via Tiburtina nella cripta del praedium della vedova Ciriaca, nel cimitero dell’Agro Verano[2].

Questa testimonianza relativa a san Lorenzo è completata dal Martyrologium Hieronymianum (V sec.), che  costituisce il più antico catalogo di martiri cristiani della Chiesa latina. Le vicende personali di Lorenzo,  che ci sono giunte attraverso un’antica tradizione del IV sec., sono state recepite dai testi liturgici perché stanno  in stretta relazione con l’esecuzione di papa Sisto II, avvenuta quattro giorni prima di quella dei diaconi nel cimitero di Callisto. Il martirio di Sisto II, che  era salito al soglio di Pietro 30 agosto del 257 – il cui pontificato durò meno di un anno –  avvenne insieme a quello dei diaconi Gennaro, Magno, Vincenzo, Stefano, Felicissimo e Agapito, tutti vittime del secondo editto di Valeriano,  che stabiliva la fulminea  pena di morte per Episcopi et presbyteri et diacones incontinenti animadvertantur[3]  che non veneravano gli dèi, e la destituzione di ogni carica pubblica, con il sequestro dei beni, per i funzionari imperiali cristiani.

Del martirio di papa Sisto II abbiamo notizie in una lettera di Cipriano, vescovo di Cartagine. Egli, parlando  della situazione di grande incertezza e disagio in cui versavano le Chiese, a causa della crescente ostilità verso i cristiani, annota: <<L’imperatore Valeriano ha spedito al senato il suo rescritto col quale ha deciso che vescovi, presbiteri e diaconi siano subito messi a morte … – poi la testimonianza di Cipriano continua – … vi comunico che Sisto ha subito il martirio con quattro diaconi il 6 agosto, mentre si trovava nella zona del cimitero. Le autorità di Roma hanno come norma che quanti vengono denunciati quali cristiani, debbano essere giustiziati e subire la confisca dei beni a beneficio dell’erario imperiale>>[4].  Il cimitero, a cui allude il vescovo di Cartagine, è quello di Callisto dove papa Sisto fu catturato mentre celebrava la santa liturgia e dove fu sepolto dopo il martirio.  Le vicende più note del martirio di Lorenzo sono raccontate con ricchezza di particolari nel romanzo storico noto con il titolo di Passio Polychronii,  di cui abbiamo tre redazioni (V-VII sec.).

Questa Passio inizia con il racconto del martirio di Policronio e prosegue con le passioni dei santi Abdon e Sennen e poi ancora con quelle di Sisto II e Lorenzo. Da questo racconto ci sono giunte notizie note anche da testimonianze precedenti come quella di sant’Ambrogio (339/340397), vescovo di Milano, nel De Officiis ministrorum[5]. In questa Passio sono riportate le parole di Lorenzo con cui chiede al papa Sisto II,  che aveva conosciuto a  Saragozza dove svolgeva l’ufficio di insegnante molto a apprezzato, di seguirlo mentre veniva condotto al martirio e di potersi unire a lui. Il papa rispose a Lorenzo di pazientare ancora tre giorni e di distribuire ai poveri i beni della Chiesa. Quando il prefetto Cornelio Secolare ordinò a Lorenzo di consegnare i beni della Chiesa, il diacono chiese di poterlo fare dopo tre giorni per avere il tempo di raccoglierli. Il giorno stabilito, dopo essersi affrettato a distribuire i beni ai poveri,

San Lorenzo distribuisce le ricchezze della Chiesa ai poveri
Bernardo Strozzi 1615-1620 ca. – Galleria Nazionale d’Arte Antica di Palazzo Barberini – Roma

Lorenzo presentò al prefetto i veri  “tesori” della Chiesa: una folla di malati, mendicanti, ciechi, storpi e poveri, dicendo: <<Ecco i tesori della chiesa>>[6]. Infine l’interrogatorio, la tortura e il supplizio  sulla graticola, raccontato da sant’Ambrogio: Lorenzo, che fu impositus supere craticulam[7], rispose  al prefetto con le parole sarcastiche: assum est, versa et manduca[8]. Papa Leone Magno (390 – 461), in una sua omelia, commenta così il martirio di Lorenzo: <<Le fiamme non poterono vincere la carità di Cristo; e il fuoco che lo bruciava fuori fu più debole di quello che gli ardeva dentro>>.

Ed aggiunge: <<Il Signore ha voluto esaltare a tal punto il suo nome glorioso in tutto il mondo che dall’Oriente all’Occidente, nel fulgore vivissimo della luce irradiata dai più grandi diaconi, la stessa gloria che è venuta a Gerusalemme da Stefano è toccata anche a Roma per merito di Lorenzo>>[9].

Papa Damaso (305ca. –384), nell’Epitaffio posto nella basilica di san Lorenzo al Verano, scrisse: <<I flagelli del carnefice, le fiamme, i tormenti, le catene solo la fede di Lorenzo ha potuto vincerli: Damaso, supplice, colma di doni l’altare, rapito per i meriti del glorioso martire>>. Oltre sant’Ambrogio[10], che ci ha lasciato una eloquente testimonianza del martirio di Lorenzo, anche altri Padri e scrittori ecclesiastici ci tramandano il martirio del santo Diacono: il poeta cristiano spagnolo Prudenzio (348–ca. 413) gli dedica il II inno del Peristephanon,  san Massimo di Torino (+420)[11] e san Pier Crisologo (+450)[12] gli dedicarono  un discorso nel giorno della sua festa. Sant’Agostino d’Ippona (354– 430), che pronunciò diversi discorsi per la festa di san Lorenzo[13], diceva: <<La Chiesa di Roma affida al nostro ricordo questo giorno, giorno trionfale per il beato Lorenzo; in esso egli tenne sotto i piedi il mondo rumoreggiante di minacce e lo disprezzò quando voleva sedurlo e, nell’uno e nell’altro caso, riportò vittoria sul diavolo che provocava la persecuzione. Roma intera è infatti testimone di come sia gloriosa, quanto ricca di virtù simili a fiori, i più diversi, la corona del martire Lorenzo intessuta di tanti pregi. In quella Chiesa, poi, come di solito sentite dire, esercitava l’ufficio di Diacono. Ivi fu ministro del sacro sangue di Cristo: ivi, per il nome di Cristo, versò il proprio>> (Serm. 304,1.1). Infine, alcune formule liturgiche sul santo Martire sono contenute nei Sacramentari romani, nel Missale Gothicum e nell’Ormionale Visigotico[14].

Basilica di San Lorenzo fuori le mura – Roma

A partire dal IV secolo, e soprattutto nel medioevo, san Lorenzo è stato uno dei martiri più venerati nella Chiesa di Roma con una fioritura di circa 35 chiese e cappelle a lui dedicate. L’imperatore Costantino (274337) fu il primo a edificare un piccolo oratorio nel luogo del suo martirio. Tale costruzione fu ampliata e abbellita da papa Pelagio II (579590). Il sommo pontefice Sisto III (432440) costruì una grande basilica con tre navate e con l’abside appoggiata all’antica chiesa, sulla sommità della collina dove fu sepolto san Lorenzo. Nel XIII secolo papa Onorio III (1150 ca.–1227) unificò i due edifici che costituiscono l’attuale Basilica Patriarcale di San Lorenzo fuori le mura,   in cui sono ancora visibili le cicatrici del tragico bombardamento di Roma del 19 luglio 1943. In questa  monumentale Basilica, ricca di storia, di arte, di tradizione e di devozione, sono venerate le reliquie del santo martire Lorenzo. Dante, nel Paradiso, dedica questi versi a san Lorenzo: <<Se fosse stato lor volere intero, / come tenne Lorenzo in su la grada, / e fece di Muzio la sua man severo>>[15]. Giovanni Pascoli (1855–1912) scrisse la celebre poesia intitolata proprio il “X agosto”, che interpreta la pioggia di stelle cadenti come lacrime celesti, perché la sera del 10 agosto 1867, festa di san Lorenzo, il padre del poeta, Ruggero Pascoli, mentre tornava a casa dal mercato, dove aveva comprato due bambole per le sue bambine, fu ucciso con una fucilata sul “biroccio” tirato da una “cavallina storna”: «San Lorenzo, io lo so perché tanto di stelle per l’aria tranquilla arde e cade, perché si gran pianto nel concavo cielo sfavilla… ». 

Il 26 ottobre 1986, con decreto dell’Arcivescovo Ordinario Militare per l’Italia, mons. Gaetano Bonicelli, confermato dalla Congregazione per il Culto e la Disciplina dei Sacramenti, in data 29 luglio 1989, san Lorenzo diacono e martire è stato dichiarato celeste Patrono presso Dio del Corpo di Amministrazione dell’Esercito Italiano. Nel calendario liturgico della Chiesa universale la festa di san Lorenzo  si celebra il 10 agosto, giorno del suo dies natalis, mentre nella Chiesa Ordinariato Militare, per utilità pastorale, si celebra il 14 dicembre ricorrendo in tale data la Festa del Corpo di Commissariato dell’Esercito.

PREGHIERA DELL’AMMINISTRATORE DELL’ESERCITO

Signore, che guidi con sapienza l’Universo e governi con amore il destino degli uomini, noi, del Corpo di Amministrazione dell’Esercito, eleviamo a Te con fiducia il nostro cuore e fervidamente Ti preghiamo: Fa che, sostenuti e fortificati nello spirito del Tuo amore, possiamo assolvere in pace e in guerra ai nostri doveri, con onestà, equilibrio e professionalità, nella costante ricerca del giusto e nel generoso servizio ai nostri fratelli in armi.

Fa che, con l’intercessione di San Lorenzo nostro Patrono, troviamo sempre la forza, lo slancio e la generosità per operare e adempiere ai nostri compiti con “tenacia, sacrificio et virtute”.

Fa che si possa essere sempre fraternamente uniti e concordi ed aiutaci ad essere, sull’esempio del nostro Patrono, sempre e dovunque, artefici di bene nella fedeltà e nella dedizione alle Istituzioni ed alla Patria. E accogli, o Signore, nella Tua pace, tutti i nostri Caduti, perché la Tua gloria eterna, sia il premio migliore per chi giustizia e bontà ha seminato sulla terra. Amen.   

 Diac. Sebastiano Mangano

Incaricato Diocesano per la Pastorale delle Forze Armate


[1] Cfr. Prudenzio, Pe II, 36s.

[2] Cfr. Lib. Pont. I, 155.

[3] Cipriano, Ep. 29,1.

[4] Cipriano, Ep. 80; CSEL 3,839-840.

[5] Cfr. Ambrogio, De off. I,46: PL 16, 89-92.

[6] Ambrogio, De off. II,28,140-141, Opera Omnia, Biblioteca Ambrosiana, Città Nuova Editrice, Roma 1977, vol. 13, pag. 263.

[7] Ambrogio,  De off. I,41, 205-207,: Opera Omnia, Biblioteca Ambrosiana, Città Nuova Editrice, Roma 1977, vol. 13, pag. 148.

[8] Ambrogio, De off., II,28, cit.

[9] Leone Magno, De eodem  natali S. Laurentii levitae et  martyris. Hom.,  85,4: PL 54, 435-437.

[10] Epistola a Simpliciano, 7, 36: Lettere,  Opera Omnia, Biblioteca Ambrosiana, Città Nuova Editrice, Roma 1988, vol. 19, pag. 93;

   Himni, X in  Sancti Laurentii: Opera Omnia, Biblioteca Ambrosiana, Città Nuova Editrice, Roma 1994, vol. 13, pag. 69-71.

[11] Massimo di Torino, In natali s. Laurentii martyris, Hom. 71: PL 57,679-680.

[12] Pier Crisologo, Serm. 135: PL 52,565-567.

[13] Agostino, Serm., 302-305/A: cit. vol 33, pag. 491-547.

[14] Orationale visigotico, ed. J. Vivès, Barcellona 1946, pag. 170-172.

[15] Dante, Parad. IV, 82-84: Se il loro volere fosse stato pienamente saldo (intero), come quello che tenne immobile san Lorenzo sulla graticola rovente e fece Muzio Scevola severo contro la propria mano (tenendola sul fuoco).

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