Cronaca

Catania 1918, poco più di un mese dopo la fine vittoriosa della Grande Guerra, nel clima appena rasserenato del primo Natale di pace foriero di speranza e di fiducia di un mondo migliore ma con lo spirito ancora ferito ed addolorato da tanti lutti, domenica 29 dicembre nel palazzo dell’Università si tenne una solenne manifestazione patriottica l’unione al Regno d’Italia delle terre dalmate, più precisamente della città croata di Fiume, situata sul mare Adriatico nel golfo del Quarnaro e al centro di una controversia internazionale in quanto contesa dall’Italia e dalla Jugoslavia.

   Nell’Ateneo catanese si volle affermare quel giorno di fine anno <con voto di popolo, libero e forte dei suoi diritti, l’italianità di Fiume, romana di origine e italiana di tradizioni attraverso i secoli, anche sotto i turbinio degli eventi e le procelle delle diverse dominazioni e sovrapposizioni etniche>.

   Il magnifico rettore, prof. Giuseppe Maiorana, affermò come la Dalmazia apparteneva all’Italia che dalla sponda occidentale dell’Adriatico <si protendeva con affetto di madre ad abbracciare nell’amplesso delle cerulee acque la figlia del cuore> e che la guerra non si era combattuta solo per Trieste ma per <il diritto dell’Italia a continuare la tradizione romana ed italica su quella terra che fu di Roma e di Venezia e che diede all’Italia il suo cuore di figli e la luce del suo intelletto>.

  Prese la parola anche lo storico Vincenzo Casagrande facendo riferimento con fervore all’imminente conferenza di pace di Parigi: “In quest’ora solenne in cui si sta per decidere la sorte dell’Italia, è bene che anche dai vostri petti erompa il grido del diritto e della libertà. Sono 22 secoli che la Venezia Giulia è stata incorporata all’Italia, e fu proprio nel 180 avanti Cristo che le aquile romane volarono sull’Istria, e sin da quel tempo essa partecipò alle lotte per l’unificazione della Patria”.

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