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Vite sospese: sguardi nella quotidianità di un centro di accoglienza nasce dalla volontà di proporre una diversa narrazione dei centri di accoglienza per richiedenti asilo e rifugiati, adottando una prospettiva che indaga da vicino la vita che si svolge al loro interno e le esperienze di chi vi abita. Con tale intenzione, nell’estate 2018 sono entrata in contatto con il centro SPRAR per minori di S. Cristina Gela, un paese di circa 1000 abitanti in provincia di Palermo. Una prolungata e frequente presenza mi ha permesso di conoscere e raffigurare da vicino la quotidianità dei ragazzi minori che vivono all’interno del centro, in attesa di ottenere i documenti o di raggiungere la maggiore età.

L’ottenimento dei documenti rappresenta una preoccupazione costante che scandisce un tempo caratterizzato da attese: prima, dell’appuntamento per formalizzare la domanda di protezione internazionale, poi dell’incontro con la Commissione territoriale, dell’esito della Commissione e, nel caso in cui esso sia negativo, del ricorso. Se la precarietà è una condizione esistenziale dell’essere umano, quella vissuta da chi si trova all’interno del sistema di asilo, e più in generale soggetto agli assurdi requisiti del regime dei confini, è certamente una precarietà all’estrema potenza. Vivere per alcuni mesi la quotidianità di alcuni ragazzi del centro di S. Cristina mi ha permesso però di osservare che in qualche modo questo spazio di sospensione e precarietà è allo stesso tempo vissuto ed abitato, segnato anche da momenti di gioia e spensieratezza.

Tuttavia, negli ultimi mesi, questo sentimento di precarietà risulta ancor più accentuato a causa dell’entrata in vigore del Decreto sicurezza e del clima generale di intolleranza che va diffondendosi in Italia. Il Decreto Sicurezza ha conseguenze particolarmente importanti poiché molti dei richiedenti asilo, a seguito dell’abrogazione del permesso di soggiorno per motivi umanitari, rischiano di ritrovarsi privi del diritto di rimanere in Italia con il compimento della maggiore età.

Per rappresentare queste molteplici sfumature, nonché favorire anche la prospettiva dei ragazzi stessi, la mostra affianca ai miei scatti quelli di alcuni ragazzi del centro, cercando di costruire un dialogo tra le due prospettive. Le fotografie scattate dai ragazzi del centro sono state create nell’ambito di un progetto che ho portato avanti all’interno del centro, esitando infine nella mostra “Il viaggio di mille miglia comincia con un solo passo” allestita nella Biblioteca comunale di S. Cristina Gela.

Da martedì 12 febbraio, ore 17, Istituto Gramsci Siciliano, Cantieri culturali alla Zisa, Via Paolo Gili 4, Palermo.

La mostra resterà aperta dal 12 al 23 febbraio negli orari di apertura dell’Istituto Gramsci Siciliano, dal lunedì al giovedì 9-17; venerdì e sabato 9-13

Camilla Macciani (Siena 17/09/1994) fotografa e studentessa in Migration and Diaspora studies all’Università SOAS di Londra. Ha partecipato a diverse attività formative nell’ambito della fotografia tra cui un workshop organizzato da Magnum Photos e British Journal of Photography su “Storytelling and social change” nonché un workshop con Letizia Battaglia a seguito del quale è nata la mostra STAMIRA (con relativo catalogo) in mostra a maggio 2018 nella Pinacoteca di Jesi. Nel settembre 2018 ha organizzato la mostra “A Burmese Tale: Beyond the Golden Land”, un racconto della Birmania rurale e delle sue contraddizioni nato a seguito di un viaggio di un mese nel Paese. Tra maggio e agosto 2018 ha sviluppato un progetto di fotografia partecipativa con alcuni minori stranieri non accompagnati residenti nel centro SPRAR di Santa Cristina Gela (PA), conclusosi con la mostra “Il viaggio di mille miglia comincia con un solo passo” alla biblioteca comunale di Santa Cristina Gela.

Sito web: http://cmacciani.wixsite.com/photographer 

Instagram: https://www.instagram.com/camillamacciani/

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