Cronaca

Un’incidenza sul reddito del 21 per cento, secondo dietro al commercio (36%); 31mila lavoratori impiegati, di cui solo il 23 per cento riesce a superare 150 giornate lavorative l’anno e che deve aprirsi alle aspettative del mercato,  all’innovazione e superare gli individualismi per non soccombere.

È il settore agroalimentare catanese, per come è stato descritto nel corso del congresso straordinario della Fai Cisl di Catania, per eleggere i delegati al congresso straordinario regionale della Fai Cisl Sicilia, svoltosi oggi all’hotel Il Gelso Bianco.

Ad aprire i lavori la relazione di Pietro Di Paola, segretario generale della Fai Cisl etnea, davanti al commissario regionale Fai Cisl Pierluigi Manca e a Maurizio Attanasio, segretario generale della Cisl catanese.

«È il settore che regge meglio i colpi della crisi – ribadisce Di Paola – ma che deve scontare ancora ritardi culturali e ostacoli logistici e di trasporto. A ciò si aggiunga una classe imprenditrice e politica che non pensa assolutamente a favorire la nascita di industrie di trasformazione in loco, che valorizzino i prodotti, diversificando le strategie e favorendo nuova occupazione».

Almeno il 7 per cento dei lavoratori agricoli non arriva al minimo di giornate lavorative per la copertura previdenziale; c’è poi una evidente incidenza del lavoro nero, lavoro spesso mal retribuito, sottosalario, lavoratori stranieri non in regola, molte ombre su trasparenza e legalità.

Occorre incentivare e pubblicizzare l’adesione alla rete con meccanismi premiali per le aziende iscritte, adeguate decontribuzioni, agevolazioni creditizie, corsie preferenziali per finanziamenti e progetti; attivare con gli enti bilaterali sistemi di controllo del mercato del lavoro e della sicurezza.

«La legge 199 del 2016 ha garantito un forte contrasto al caporalato – sottolinea Di Paola – ma deve trovare piena applicazione nei suoi aspetti di prevenzione e tutela, specialmente per quelle aziende sane e corrette che applicano i contratti. Per questo lanciamo il numero verde 800 199 100, per consentire di denunciare le forme di sfruttamento».

Il commissario Manca ricorda la mobilitazione regionale di Fai, con Flai e Uila, per l’Esa e i Consorzi di bonifica, criticando l’atteggiamento della Regione «sorda a ogni nostra proposta». «Un successo – ricorda – è sicuramente il rinnovo del contratto dei forestali, dopo 16 anni, ma è necessaria una legge di riordino per un nuovo sistema agro-forestale-ambientale e la lotta al dissesto del territorio».

Un prezioso apporto al contrasto del dissesto idrogeologico e alla bonifica della zona industriale di Catania e dei suoi canali, secondo Attanasio, può venire dai lavoratori agroforestali e dei Consorzi. «Mentre – aggiunge – vanno pensati sistemi di coordinamento di produttori locali capaci di contrattare con la grande distribuzione la presenza negli scaffali dei buoni prodotti del territorio catanese».

Per la pesca, settore complesso, bisogna ascoltare le istanze che vengono dai pescatori per trovare un punto d’equilibrio tra le riduzioni e lo sviluppo sostenibile, tale da garantire economia e livelli occupazionali. Occorre poi equiparare e dare maggiore sostegno previdenziale anche ai lavoratori della piccola pesca, possibilità di spostarsi con le licenze, cassa integrazione in deroga.

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